giovedì 17 dicembre 2015

Non solo la banca, anche l'INPS è allenato al furto 'legale' con destrezza. E i CAF dovrebbero essere più concludenti

Lo scandalo delle piccole banche, salvate dal decreto governativo che ha messo in mezzo alla strada tanti piccoli risparmiatori ai quali, con l'inganno, sono stati fatti acquistare dei titoli rischiosissimi, non deve far passare sotto silenzio altri ambiti, si veda l'INPS, nei quali si scopre quotidianamente lo scandalo di furti 'legali', ' di Stato', ai danni delle persone comuni, come siamo anche noi; ma solo ai danni delle persone comuni, perché anche l'INPS non tocca mai gli interessi di tanti privilegiati.
 E così, mentre l'INPS ed il Governo non riescono - perché non vogliono! - a trovare il modo per mettere fine ai tanti ingiusti privilegi, altri casi si registrano nei quali l'INPS, ultimamente passata nelle mani del moralizzatore Boeri, ne approfitta per mettere le mani nelle tasche dei cittadini contribuenti. Eccone uno, tanto per esemplificare.
 A noi, per esempio, l'INPS,  che da poco è di Boeri, ma poco prima che lo fosse, ha rubato dieci anni esatti di contributi versati in conto 'indennità di fine servizio', lavandosene le mani ed addossandone la colpa tutta al diretto interessato che nessun mezzo ha  per veder riconosciuti i propri diritti.
 Dal 72 all'82 il derubato ha insegnato nelle scuole superiori romane; a fine '82 è passato ad insegnare nei Conservatori di Musica, dove  è poi entrato in ruolo, alla fine del '90, come titolare della cattedra di 'Storia ed estetica musicale'.
Alla fine di quel primo periodo di insegnamento nei licei, per effetto di una diversa regolamentazione anche giuridica dell'insegnamento esercitato - quello della Religione - il derubato in questione,o con esplicita richiesta, o l'amministrazione da cui dipendeva, autonomamente, cioè 'sua sponte', avrebbero dovuto calcolare l'ammontare e liquidare 'l'indennità di fine servizio' per quei dieci anni, che non potevano essere considerati alla stregua degli anni 'preruolo' ( per quella materia non esisteva nè un ruolo nè un preruolo, ma comunque era considerata come se lo fosse, di ruolo, dal primo anno all'ultimo) - che rappresentava una bella somma.
 All'epoca il diretto interessato non lo fece, pensando che l'INPS ( allora l'INPDAP) mai e poi mai si sarebbe reso responsabile di un simile furto - come altro chiamarlo? - come invece ha appreso al momento in cui è andato in pensione ed ha visto, nel calcolo dell'indennità, assenti quei dieci anni.
 L'Amministrazione della quale era dipendente al momento della pensione, il Conservatorio dell'Aquila,  gli ha richiesto documentazione attestante il versamento dei contributi relativi - si premette che l'interessato ha sempre insegnato in scuole statali, senza mai interruzione alcuna, e perciò gli uffici avrebbero potuto comunicare fra loro evitandogli anche questo calvario che poi si è rivelato inutile - oltre tutto non era possibile che lo Stato non versasse i contributi al Tesoro - ha prodotto tale documentazione completa; ha interessato la scuola che per ultima lo vide insegnante nel diverso insegnamento, e cioè l'Istituto tecnico industriale 'E.Fermi' di Roma, ma la risposta dell'INPS dell'Aquila è stata tassativa: quei dieci anni, relativamente all'indennità di fine servizio, lei non li vedrà mai.
 Si aggiunga che essendo trascorsi dall'82 al 90 più di cinque anni prima dell'entrata in ruolo nel secondo insegnamento, che altri anni sono stati cassati dal computo dell'anzianità di servizio che avrebbe dovuto esser di 42 anni, mentre  è stata calcolata in 38, con un ulteriore furto di cinque anni, e si capirà come anche l'INPS  abbia adottato il criterio operativo di 'togliere ai poveri, o alle persone normali, per dare ai ricchi, cioè ai potenti e privilegiati'.
 Anche per questo, quando sentiamo parlare di contributi di solidarietà  richiesti ai pensionati o di vitalizi elargiti senza il relativo versamento di contributi, ci girano le scatole, avendo già dato e, in proporzione, anche molto.
 Una appendice ancora.
 In tale occasione l'interessato si è rivolto ad un CAF, di cui conosceva l'esistenza, ma al quale mai gli era capitato di fare riferimento negli oltre quarant'anni di attività lavorativa. Ha consegnato ad un avvocato del CAF (all'occorrenza potrebbe anche fornire nome cognome e ufficio di appartenenza), al quale è stato indirizzato, tutta la documentazione relativa al caso  ma a distanza di quasi un anno, il legale del CAF nulla ancora ha fatto sapere, anzi è sparito, nonostante che più di una volta sia stato sollecitato e abbia risposto che, appena terminato l'esame della documentazione, si sarebbe fatto vivo.
 Altro CAF,  interpellato dal medesimo inetressato, che aveva presentato, a suo nome e per suo conto, come richiesto, ancora all'INPS, domanda di adeguamento di pensione, a seguito di altri  consistenti contributi versati, dopo l'attribuzione della pensione, di questa seconda pratica nulla gli è stato fatto sapere.
Perchè abbiamo raccontato anche questo caso? Semplicemente per denunciare l'inaffidabilità e l'inconcludenza, del CAF, almeno in questi casi, e per spronare i dirigenti, a controllare che vengano portate sempre in porto le pratiche che  loro sottoposte.  Altrimenti è difficile per chiunque solidarizzare con i CAF quando si sentono minacce di riduzione di fondi statali e, conseguentemente, di personale e di sedi.
 Si è capito che quel diretto interessato, oggetto  di tanti disguidi, è lo scrivente in persona?

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