mercoledì 16 dicembre 2015

L'indecente spettacolo della nomina dei tre giudici della Consulta si è finalmente concluso, facendo fuori FI

Ci sono volute ben 32 votazioni, e oltre un anno di tempo, per arrivare alla nomina dei tre giudici, di nomina parlamentare,  necessari per coprire i posti vacanti della Consulta. Enrico Mentana nell'annunciare l'ennesima votazione ha definito lo spettacolo 'poco edificante'. No, Mentana, lo spettacolo, durato oltre un anno, è stato indecente. Uno schifo. E perchè è durato tanto? Per i veti incrociati delle varie forze politiche  sui nomi proposti dallo schieramento avverso. Una porcheria. Poi sono venute fuori anche le motivazioni, altrettanto vergognose. In previsione della modifica della legge elettorale, non si voleva che alla Consulta, alla quale eventualmente rivolgersi per  la valutazione della sua costituzionalità, dei tre giudici da eleggere, non ve ne fosse nessuno contrario alla sua approvazione. Insomma una legge, pur importante, metteva in secondo piano l'ampia materia che  quotidianamente viene sottoposta al giudizio della suprema Corte.
 Renzi ha fatto fuori Forza Italia, si è accordato con il Movimento Cinque stelle,  e ha fatto eleggere  Barbera, Modugno e Prosperetti. Alla faccia di Berlusconi il quale, come fa un capo azienda che in essa ha il potere di vita e di morte, avrebbe voluto dei tre che uno almeno fosse di centro destra. Non importa al capo azienda che la persona prescelta abbia le competenze  necessarie, importa di più che sia della propria parte politica.
 E del resto Berlusconi  è da sempre abituato a comportarsi nei confronti del Parlamento come fosse una propaggine della sua azienda. Infatti vi ha travasato  suoi dipendenti come Romani, la Bergamini ed altri, tutti suoi fedelissimi che anche quando sono fuori dall'azienda, restano suoi dipendenti.
 Si dirà che Berlusconi non è l'unico a comportarsi da padrone. Vero, c'è anche Renzi,  con la differenza che lui i suoi collaboratori  li pesca non nell'azienda che non ha, ma nella Toscana o direttamente a Firenze, dove fino a qualche anno fa comandava.

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