domenica 20 dicembre 2015

Giacomo Puccini .Pubblicato da Olschki il primo volume (1877-1896) dell'espistolario

Quando l'intero epistolario sarà completato, comprenderà ben nove volumi, il nono relativo al solo 1924, più altri due, per Supplementi e Documenti. Ma per la pubblicazione completa sarà necessario attendere anni, forse decenni. Intanto sfogliamo il primo volume, che racconta Puccini dagli inizi alla 'Bohéme'.

Anche in Italia, tutti noi che a vario titolo ci occupiamo o siamo interessati alla musica, anche da semplici ascoltatori, se che per qualche motivo vogliamo conoscere più da vicino i grandi musicisti, non abbiamo motivo per lamentarci. Da qualche tempo possiamo leggere anche nella nostra lingua, l'epistolario completo di musicisti come Beethoven ( fatto tradurre dall'Accademia di Santa Cecilia) o Rossini, edito dalla omonima Fondazione pesarese, e, più recente ancora, di Mozart tradotto in lingua italiana da un mozartiano doc, che di mestiere fa il notaio e di nome fa Marco Murara.
Invece, per Puccini, il nostro operista più rappresentato nel mondo assieme a Verdi, del quale è nota buona parte della ricchissima corrispondenza, s'è dovuto attendere, per l'avvio della pubblicazione dell'epistolario completo, che il Ministero dei beni e delle attività culturali, con la tempestività e l'accortezza che contraddistingue da sempre la sua attività, costituisse nel 2007- dunque l'altro ieri - il Comitato per l'Edizione nazionale delle opere di Giacomo Puccini. Nella quale 'edizione' si è ritenuto opportuno anzi importante includere, accanto ovviamente alle opere, anche l'epistolario del musicista dal quale ci si attende nuova luce sulla genesi , composizione e successiva fortuna, dei suoi capolavori, che si contano in dodici appena, ma intramontabili.
A fronte dei quali dodici titoli si stima che quando la pubblicazione dell'epistolario, di cui ora è uscito il primo volume, presso l'editore Olschki, relativo agli anni 1877-1896, sarà completato, potrebbero essere quasi ventimila le lettere pubblicate, salvo ulteriori aggiunte; già oggi se ne conoscono ottomila circa, ed ogni giorno sbucano fuori delle altre, anche nelle aste internazionali dove i cimeli pucciniani, soprattutto manoscritti musicali o lettere e cartoline, costituiscono ancora un grande richiamo per collezionisti e pucciniani doc. Ancora l'altro ieri, su ebay, una semplice cartolina di Puccini veniva proposta all'acquisto per 1.500,00 Euro. Una bella somma per una semplice cartolina con firma e qualche rigo di scritto.
Il primo volume, 688 pagine, che abbraccia il periodo degli studi del musicista, dei primi successi fino al capolavoro, fresco come la sua giovinezza, Bohème, tenuta a battesimo il 1 febbraio del 1896, da Arturo Toscanini a Torino, contiene ben 784 lettere, includendovi le poche inserite nell'appendice. E ci svela una personalità molto più complessa del musicista che credevamo di conoscere a fondo. Dapprincipio prevale la fitta rete di rapporti con la famiglia e gli amici, quasi tutti legati a Lucca; andando avanti nel tempo, emerge la figura indipendente di un musicista, dalla marcata individualità, man mano che egli si sente più sicuro di sé come compositore. Dal momento in cui le sue opere ottengono riconoscimenti in Italia e all'estero, i destinatari delle sue lettere cambiano. Scrive più sovente a direttori, al suo editore Giulio Ricordi, ai cantanti; e lo si sa spessissimo in viaggio per seguire da vicino la concertazione e messinscena delle sue opere. Ma di edizioni delle lettere di Puccini se ne conoscono più d'una, sebbene l'edizione critica appena avviata si vede costretta a correggere date, destinatari ed anche la stessa lezione di alcune di esse, male interpretate in passato. E c'è anche un particolare curioso che attesta come anche le finanze del musicista vanno rapidamente evolvendosi a suo favore. Dalle prime lettere scritte su carta semplice e dozzinale, si passa a lettere su carta più pregiata ed anche intestata.
In breve, la storia delle più note edizioni, parziali dell' espistolario pucciniano, fino ad oggi.
Il primo a raccogliere e pubblicare un buon numero di lettere fu un suo amico, che fu anche librettista di alcune sue opere ( La rondine, Il tabarro, Suor Angelica e, in coppia con Renato Simoni, Turandot): Giuseppe Adami, nel lontano 1928. Uno dei collaboratori che più da vicino avevano conosciuto e lavorato con il musicista, al punto da fargli dichiarare in una lettera del 1923: ” Adamino conosce meglio di tutti al mondo il suo Giacomo Puccini”. Quella primizia epistolare pucciniana era ordinata in maniera singolare, con scopi che diremmo didascalici. Le 240 lettere ivi contenute erano distribuite in dodici capitoli, ciascuno dei quali dedicato ad un titolo operistico pucciniano, del quale le lettere spiegavano e raccontavano genesi, gestazione, abbozzi e composizione ed ogni altra notizia utile.
Dopo quella prima impresa editoriale, quasi all'indomani della prematura morte del musicista per cancro, a Bruxelles, nel 1924 che aveva 66 anni, si dovette attendere la fine degli anni Cinquanta del secolo passato, per vedere la pubblicazione, a cura di Eugenio Gara, dei 'Carteggi pucciniani'; e, nello stesso anno, delle 'lettere a Riccardo Schnabl' ( confidente per molti anni del musicista, conservate al Conservatorio di Milano) a cura di Simonetta Puccini, nipote del compositore; mentre poi dovevano passare oltre quindici anni, per 'Puccini com'era' a cura di Arnaldo Marchetti, che conteneva 400 lettere; ed infine le lettere, appena quattro, dello scrittore e giornalista Ferdinando Fontana (che scrisse i libretti de Le villi ed Edgar) a Puccini, pubblicate nei Quaderni Pucciniani, nel 1992, ancora a cura di Simonetta Puccini.
A queste pubblicazioni, strettamente riservate alla corrispondenza, occorre aggiungere anche le lettere pubblicate nelle numerose biografie del musicista, seppure in misura molto inferiore rispetto agli espistolari, e con l'handicap che, delle lettere citate, vi si possono leggere soltanto degli stralci, funzionali a ciò che il biografo vuole far conoscere o dimostrare. E i biografi pucciniani , anche in Italia, sono finora numerosi: fra tutti Mosco Carner, Casini, Pinzauti fino al più recente Michele Girardi, accreditato studioso dell'opera del musicista, il quale ha intitolato la sua biografia critica: 'L'arte internazionale di un musicista italiano', allo scopo preciso di capovolgere una prospettiva critica negativa riguardante l'opera, nel suo complesso, avanzata da un noto storico della musica, Fausto Torrefranca ( in 'Giacomo Puccini e l'opera internazionale', 1912; un 'pamphlet che attesta la malafede del suo autore', secondo Michele Girardi), due anni dopo il battesimo a New York, della Fanciulla del West, con il concomitante obiettivo di opporre a Puccini, sostenendola a spada tratta, la cosiddetta 'generazione dell'Ottanta', e cioè, Gianfrancesco Malipiero, Alfredo Casella, Ottorino Respighi, fra i principali esponenti.

Le lettere.
Apre la raccolta, una lettera inviata da Puccini a sua madre, Albina Magi, datata 10 novembre 1880 e spedita da milano , nella quale, dopo averla ringraziata per la lettera inviatagli con riposta pagata – 'perché ho la stoja', che tradotto vuol dire: sono senza il becco di un quattrino - le comunica che ha passato l'esame di ammissione al Conservatorio di Milano, nonostante l'età, perché gli hanno assicurato che giudicheranno prevalentemente il valore degli elaborati scritti. E lui è stato il migliore. Adesso ha bisogno di vestiti e scarpe nuove, e spera anche che comincerà a mangiare decentemente, ora che va ad abitare 'davanti a Trattoria'.
L'ultima lettera pubblicata in questa prima raccolta reca la data del 30 ( o forse 31) dicembre del 1896. E' indirizzata al m. Carlo Angeloni, insegnate di 'contrappunto' , del quale con orgoglio si vantava di essere stato allievo, al quale chiede di rispondere con sollecitudine alla richiesta di Mascagni, al quale Puccini lo aveva segnalato, che lo voleva come insegnante al Liceo musicale di Pesaro. Angeloni non accetterà, anche per il magro stipendio.
Segue un'appendice contenente otto lettere delle quali si pubblicano date e destinatari, e sommariamente anche il contenuto, ma il cui testo integrale, per rispettare la volontà degli eredi del maestro', non viene pubblicato. Strana circostanza e decisione per una edizione critica completa della corrispondenza di Puccini, a quasi un secolo dalla morte del musicista e con l'unica erede , la nipote Simonetta, che non si dice per quali ragioni non vuole pubblicati i testi delle lettere suddette. Per le quali bisognerà attendere...

Una lettera ( BOX)
(Inviata ad Elvira Bonturi, sua convivente e futura moglie (Puccini la sposerà nel 1904, dopo ventennale convivenza, alla morte del suo primo marito), da Roma, su carta intestata 'Hotel de Milan Rome, e datata 11 febbraio 1896, nel corso delle prove per la 'prima' romana di Bohème, una decina di giorni dopo la 'prima' a Torino)

Cara Elvira
Son dolori! Siamo senza Musetta! E anche la Pandolfini ( Mimì, ndr.) – vale poco. Buono Apostulo ( Giovanni Apostolu, Rodolfo ndr.) e discreti gli altri meno Colline che è ottimo – Mascheroni (direttore d'orchestra ndr.) Cane al solito.
Io ritengo che tu resti ancora a Milano tanto con questa baraonda di prove ti dovrei lasciare sola sempre – tanta è la confusione che c'è – acccidenti al teatro all'arte a tutto!

In fretta perchè sono le 11 e vado a mandar giù alla peggio un boccone. Saluta Ida Cioncio Beo – tuo Topisio ( soprannome usato dal musicista, che nella versione femminile, Topisia, indicava Elvira, ndr.)

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