martedì 1 dicembre 2015

ABOCA costretta a delocalizzare in Marocco, nell'indifferenza generale degli interessati

Conosciamo tutti ABOCA , la nostra industria di erbe medicinali e di prodotti naturali per la salute che ha sede principale a Sansepolcro, in provincia di Arezzo. A molti di noi sarà capitato una qualche volta di assumerne qualcuno, in alternativa a prodotti della medicina ufficiale, confezionati in laboratorio ecc...
 Noi la conosciamo soprattutto perché anni fa, frequentando Sansepolcro e Città di Castello per ragioni professionali in ambito musicale, ne siamo venuti a conoscenza, sponsorizzando la nota azienda, sempre con parsimonia,  manifestazioni o concerti dei festival che avevano luogo in quelle due cittadine, una delle quali, Sansepolcro, famosa anche per essere la patria di Piero  della Francesca.
 Oggi è per un'altra ragione che ABOCA ( che oggi ha un fatturato di 120 milioni di Euro, e un migliaio circa di dipendenti)  s'è guadagnata gli onori della cronaca. Il proprietario e fondatore, Valentino Mercati, sta per concludere l'acquisto di una grande azienda agricola in Marocco per trasferirvi il grosso della sua produzione  di erbe e piante  che sono alla base di tutti i suoi prodotti. Perché?
 La ragione - come ha denunciato ieri dalle pagine di Repubblica - è semplice ed anche tragica.
 Aboca ha denunciato ai sindaci di molte cittadine del circondario,  una ventina e più, nei territori in cui sono situati i suoi appezzamenti di terreno - trattasi di oltre settecento di ettari - che molti terreni, confinanti con i suoi, e che coltivano soprattutto tabacco -una lotta senza pari fra vita (prodotti naturali) e morte (il tabacco che uccide, ma che rende allo Stato) - usano per le coltivazioni prodotti non naturali e pesticidi che avvelenerebbero anche i suoi prodotti che devono essere necessariamente 'naturali', per garantirne l'efficacia nella cura della salute Tutti i sindaci interpellati, ancora tre mesi dopo l'appello di Aboca, non gli hanno risposto, sottovalutando la gravità di tale situazione.
Direte, cosa avrebbero potuto fare i sindaci? Innanzitutto rispondergli. La risposta  doveva essere obbligatoria, trattandosi di un problema che riguarda la salute dei cittadini e di una azienda che rappresenta un fiore all'occhiello per la zona, oltre che occasione di lavoro di alta professionalità.
 Poi avrebbero potuto mettersi tutti intorno ad un tavolo ( quanti tavoli si aprono e si chiudono in Italia, e questo che era necessario non viene nemmeno 'convocato' - come si dice oggi  nel 'politichese' ignorante ed assassino, della lingua e della sintassi) e discutere della cosa, e forse qualche soluzione l'avrebbero trovata, altrimenti, se la cosa non ha soluzione, perchè Aboca li avrebbe interpellato?
 Dopo qualche mese, non avendo ricevuto risposta, Aboca, sta già trattando l'acquisto di un grande appezzamento (qualche centinaio di ettari) di terreno in Marocco, dove i veleni ed anche gli OGM sono vietati, per trasferirvi lì il grosso delle sue coltivazioni naturali. E a Sansepolcro, ed ai piccoli comuni del circondario, oltre una ventina, ben gli sta.
E il Governo che fa? Aspetta di inveire contro Aboca che delocalizza la produzione, quando l'avrà già trasferita? Renzi, il giovane e svelto premier, non  poteva intervenire prima? E non potevano fare altrettanto i governatori della due regioni (Toscana e Umbria) nelle quali si trovano i terreni di Aboca?

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