lunedì 9 novembre 2015

I Conservatori di musica italiani al tempo dell'EXPO

Tutti si sono messi in bella mostra nel padiglione Italia, attraverso la presenza di piccoli gruppi che, di pomeriggio, hanno accompagnato ed allietato, Quignard li perdoni, l'andirivieni di visitatori. Non potevano scegliere vetrina e occasione peggiori i nostri Conservatori, per far sapere che esistono e che hanno tanti problemi, sebbene della loro esistenza e dei loro problemi, anche in occasione della loro presenza all'EXPO, nessuno ha fatto parola. Nessuno ha parlato, neanche in questa occasione, del futuro non così roseo dei giovani musicisti italiani, assediati dalla massiccia presenza di musicisti stranieri - una invasione a danno degli italiani, simile, mutatis mutandis, a quella dell'immigrazione. Con la differenza che nel caso dell'immigrazione ci sono gli scafisti che speculano sulla pelle delle persone, sulla loro vita, nel caso dei musicisti,  speculano sul loro futuro e sull'incerto presente, sia gli agenti che i direttori artistici, molti dei quali fanno conto, per non mostrare le loro lacune, sui nomi stranieri che colpiscono più di quelli italiani e dei quali non è sempre facile conoscere il curriculum. Anche nel caso dell'EXPO la musica è stata considerata l'eterna intrattenitrice ed accompagnatrice di ogni nostra azione.
 Dell'esistenza e dell'attività, ambedue intermittenti, della Orchestra nazionale dei Conservatori Italiani,  invece 'nessuna nuova', che in questo caso non vuol dire 'buona nuova'. Anzi. La conferenza dei direttori ed il suo presidente dovrebbero forse, se tengono alle sorti della musica italiana, interessarsene di più e farsi sentire.
 Come si fanno sentire alcuni Conservatori con attività sempre più frenetica . Ma serve?
 Novara ad esempio, il cui Conservatorio è intitolato a Guido Cantelli, il giovane direttore pupillo di Toscanini, scomparso nel famoso incidente aereo all'aeroporto di Orly, ha organizzato  una mostra dedicata al direttore novarese, mettendo sotto gli occhi di tutti, cimeli e documenti del direttore, raccolti amorosamente da Badalì.
 Sempre sul terreno delle mostre, in questo caso si tratterebbe invece di una mostra permamente, si è attivato il Conservatorio Verdi di Milano per celebrare  Toscanini. Nella mostra è finito - omaggio del proprietario -  anche un prezioso frac del celebre direttore, donato da Riccardo Muti che del Conservatorio milanese è stato allievo (dopo gli studi  di pianoforte con Vitale a Napoli) studiando composizione con Bettinelli e direzione con Votto.
 Sul terreno, invece, della produzione musicale,  risulta superattivo il Conservatorio di Roma, intitolato a Santa Cecilia, come la omonima Accademia con la quale viene spesso, indebitamente, scambiato da gazzettieri ignoranti. Il Conservatorio di Roma, con i suoi complessi, dall'orchestra interna ai gruppi cameristici, ai solisti, tiene concerti e stagioni di concerti - chiamati tutti senza eccezioni: EVENTI) in tutta la città e ad ogni ora ( l'ultima al Teatro Eliseo, la domenica mattina), in numero superiore forse anche a quelli canonici dell'Accademia. Già altre volte ci siamo chiesti ciò che nuovamente ora facciamo: ma questi ragazzi quando studiano?

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