venerdì 13 novembre 2015

BACH & MOZART. Premiate ditte. Recensione libri, con una coda polemica

Dieci anni fa ci sorprese l'uscita in libreria, di una fondamentale ricerca mozartiana, firmata da Rudolph Angermuller, a capo del Mozarteum di Salisburgo, dal titolo 'Mozart. 1485/86-2003'. Pagg. 990, in due tomi, che recava a sottotiolo:' Date (e dati, ndr. ) riguardanti la vita, le opere, e la storia della loro ricezione, dei Mozart. Sì dell'intera famiglia, una sorta di grande albero, secolare, con tanti rami, del quale il frutto più prelibato è stato senza dubbio Wolfgang, e che affondava le sue radici nella seconda metà del Quattrocento, quando per la prima volta compare un Mozart, notato nella grafia antica 'Motzhart, Andris' - e siamo nel 1485/6. Da quella data, nei due preziosissimi tomi, si trova annotato ogni particolare riguardante vita ed opere dei Mozart. E, man mano che ci si avvicina a noi, quasi di ogni giorno abbiamo notizia di fatti e persone della grande famiglia. Insomma tutto quello che avresti voluto sapere su Mozart e la sua famiglia e non puoi trovare in nessun altro libro che questo.
Da quel momento in avanti e fino al 2003 - il libro uscì l'anno seguente, alla vigilia del 250 anniversario della nascita del 'divino' Wolfgang, che cadeva nel 2006 portandosi dietro l'inevitabile carrozzone ben retribuito delle celebrazioni - nessun particolare riguardante i Mozart, soprattutto Wolfgang, risulta ora più sconosciuto agli studiosi.
Angermuller, profittando degli archivi del Mozarteum, ma anche della manovalanza di studiosi giovani e non, di cui però non v'è traccia alcuna in nessuna pagina della preziosa pubblicazione, e senza il cui lavoro un uomo solo al comando non sarebbe stato capace di produrre una simile quantità di notizie, circostanziate e spiegate, offriva agli studiosi ed ai mozartiani di tutto il mondo - numerosissimi e sparsi nei cinque continenti - l'opportunità di seguire il musicista, giorno per giorno, ora per ora, alla stregua di una telecamera che tutto registra e tutto poi trasmette.
Potete perciò immaginare la nostra gioia, quando da poco, abbiamo letto di un'analoga impresa, uscita in Italia ( i volumi su Mozart, in tedesco, furono pubblicati da Hans Schneider-Tutzing) presso l'editore Aragno, a firma Alberto Basso, e riguardante Bach: Johann Sebastian Bach. Manuale di navigazione. Tre tomi. Editore Aragno. Pagg.1454, Euro 95,00.
Come i lettori italiani sanno, e da tempo, Alberto Basso è uno studioso di vaglia di Johann Sebastian Bach, e già alla vigilia del 1985 - proclamato 'Anno Europeo della Musica', per la concomitante nascita, nel 1685, di Bach, Haendel e Scarlatti, Domenico – terzo centenario della nascita del grande musicista, pubblicò presso l'editore Edt di Torino i due volumi intitolati 'Frau Musika. La vita e le opere di J.S.Bach. Pagg. 972.
In quei due volumi va cercato il seme di questa sua recentissima fatica, nella quale - come si legge nel risvolto di copertina - Alberto Basso, 'sotto la forma di un dizionario atipico, riprende, aggiornandolo e integrandolo, l'incandescente materiale di composizioni, persone, luoghi, ambienti, situazioni, eventi ed altro ancora che fanno del sommo musicista di Eisenach, il supremo rappresentante dell'ars musica'.
Diversamente dalla ricerca mozartiana di Angermuller, prevale in Basso l'aspetto pratico. Lo sottolinea il sottotitolo: 'manuale di navigazione' nell'universo bachiamo; una sorta di bussola per non affondare mai e trovare sempre la giusta rotta per raggiungere ogni porto nel quale si vuole gettare l'ancora di una conoscenza più approfondita.
A maggiore sottolineatura di tale intento pratico della sua ricerca bachiana, Basso l'articola secondo i gradi e le divisioni della 'retorica' antica, che è l'arte della conoscenza.
Una prima parte, che rappresenta l'exordium classico, presenta una cronologia sommaria della vita di Bach e della sua famiglia; la seconda, narratio, si articola su duemila voci circa, in forma di dizionario, o enciclopedia se si preferisce, ciascuna delle quali ragguaglia su singole composizioni o personalità dell'universo bachiano, la terza ed ultima, egressus, non è che una miniera ricchissima di appendici, ben undici, consistenti in tabelle o elenchi, che terminano con l'indice dei nomi, compresi quelli relativi alla bibliografia, proprio come si trova anche nei due volumi di Angermuller, dove il nome del curatore, come autore di saggi, ricorre per pagine e pagine.
Anche per Basso va sottinteso il discorso già fatto per Angermuller, e cioè che opere di tale portata e di tale messe di informazioni è difficile immaginarle, per intero, farina del sacco di un uomo solo; e pure dei collaboratori non v'è traccia nell'una come nell'altra impresa musicologica.
In cauda venenum? No, una precisazione doverosa che l'illustre musicologo ci permetterà non per inutile polemica, ma perchè ci dimostra come esistano falle non di poco conto, anche in una ricerca così ricca e preziosa che si vorrebbe, oltre che autorevole approfondita, se non completa, quanto meno nel segnalare le fonti bibliografiche più rilevanti.
Fra le quali falle, ne segnaliamo una che ci riguarda direttamente, e che abbiamo ritrovata alla voce Telemann, nella narratio, dove di uno degli studi più approfonditi sul musicista amico di Bach, apparso nel 1982, alla vigilia dell'uscita del suo Frau Musika sulla Rivista Musicale Italiana, da noi condotto sulla base della Autobiografia del musicista, tradotta per la prima volta in italiano, e arricchita di un apparato di note storico-musicologiche di un certo rilievo, non v'è traccia, neppure una doverosa citazione nelle fonti.
Quando uscì 'Frau Musika' contattammo Basso per fargli notare che nella sua mo numentale opera, ricorreva qualche inesattezza riguardante la biografia di Telemann ed i suoi rapporti con Bach. Alberto Basso ammise l'inesattezza, e si scusò dicendoci che le notizie che noi avevamo prodotto nel nostro studio non erano, al momento delle ricerche per la sua opera, a lui note. Era lecito attendersi che Basso, alla prima occasione, avrebbe rimediato all'errore.
A tal fine, a distanza di oltre trent'anni, immaginavamo di trovare alla voce 'Telemann' almeno la citazione di quel nostro bel lavoro musicologico. Neanche per sogno, laddove Basso trova modo, in mille altri casi, di citare, quale che ne sia la ragione, studiosi della sua cerchia anche amicale, nonostante che i loro contributi alla ricerca siano in taluni casi irrilevanti.

Ora la pecca che ci riguarda ci fa venire il dubbio che, a fronte di tanta ostentata conoscenza, che forse anche qualche altro buco nero si posa essere infilato - inavvertitamente?- nelle pieghe di questa nuova fatica bachiana, utilissima per carità, di Alberto Basso.

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