mercoledì 21 ottobre 2015

Processo a ERRI DE LUCA. Con un ESCAMOTAGE il tribunale non ha SABOTATO la lingua italiana.

Ancora oggi, Corrado Augias, maestro di indipendenza,  commentava negativamente la assoluzione di De Luca, da parte del tribunale di Torino, perchè 'il fatto non sussiste'. Spiegando che qualora non fosse stato del tutto scagionato non sarebbe stata impedita la libertà di pensiero e di espressione, bensì quell'invito a sabotare 'con le cesoie'  i cantieri della TAV in Val di Susa. Insomma cancellando con bianchetto le cesoie, i giudici torinesi l'hanno assolto, leggendo il verbo 'sabotare' come sinonimo di 'impedire' con ogni mezzo anche lecito. Le cesoie sono scomparse dall'intervista a De Luca che diedero corso al processo.
 Per dirla  banalmente, un 'escamotage' ha salvato De Luca, intendendo il termine di origine francese come ' trucco', 'trovata intelligente' e non piuttosto come trovata che qualche volta rasenta l'illegalità per risolvere un qualche problema.
 A noi è capitato anni fa, oltre una decina, di essere stato chiamato in giudizio da Luciano Berio, allora  all'Accademia di Santa Cecilia, perchè in un nostro articolo avevamo scritto che l'Accademia, attraverso un 'escamotage' era riuscito ad assegnare un posto ai privati nel suo CDA. E Luciano Berio e l'allora direttore generale, Di Benedetto, avevano tradotto quel termine con 'imbroglio' che è uno dei possibili significati estesi del termine francese, ma uno e non certamente il principale con il quale viene il più delle volte usato, e perciò ci avevano portato in tribunale.
 Non si giunse alla sentenza che ci sarebbe stata sicuramente favorevole - noi eravamo a conoscenza della lingua italiana più del celebre musicista, ed avevamo anche l'assistenza di uno dei più noti studi legali dell capitale, quello dell'avv. Grazia Volo - perchè Bruno Cagli successore di Berio nella sovrintendenza dell'Accademia ritirò la denuncia - cosa che più d'una volta ci ha ricordato, specie quando abbiamo scritto qualcosa non gradita su di lui.
 La sostanza era la seguente. Dopo la Legge Veltroni sulle Fondazioni lirico-sinfoniche, ci si attendeva la fila di privati come finanziatori della attività di dette istituzioni, la quale fila naturalmente non ci fu. A Santa Cecilia, per l'unico posto in CDA attribuito a privati, si misero insieme, per giungere alla quota stabilita per l'ingresso in CDA, tre o quattro big dell'economia, per raggiungerla, fra i quali anche La Repubblica. Noi scrivemmo che l'esiguità di quella quota ( in tutto 300.000 Euro, se non ci sbagliamo) avrebbe consentito anche a noi di entrare nel CDA. Era questo, secondo noi, l'escamotage: non un privato ma più privati,  con il cui contributo raggiungere la quota richiesta, e che poi si accordano per designare chi di loro entra a rappresentarli tutti  nel CDA. Se non ricordiamo male li rappresentò tutti l'avv. Vittorio Ripa di Meana.
 Come si può capire, nulla di illecito, ma certamente un atto di grande furbizia. Una trovata intelligente. Nulla di illegale. Un escamotage.

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