lunedì 5 ottobre 2015

Mons. Charamsa. La storia del teologo che, dichiarando la propria omosessualità, messo in grande imbarazzo anche la Chiesa di Bergoglio

La storia è nota a tutti. Un teologo, di origini polacche, da anni residente  a Roma, con incarichi importanti nella Curia, nel campo della 'dottrina delle fede', ha convocato una conferenza stampa pubblica per dichiarare apertamente la propria omosessualità, 'non potendo più tacere e sentendo il peso di tale segreto', e ne  ha approfittato anche per presentare il proprio compagno, con il quale è in partenza per Barcellona, dove ha deciso di andare a vivere.
 Una teologa, italiana, sua collega, gli ha mosso severe critiche, fra tutte quella di non averne parlato prima con i superiori. Avrebbe dovuto farlo, al punto che ciò configura una grave scorrettezza formale, più grave perfino del dolore che tale segreto  ha procurato all'interessato, domandiamo  noi alla teologa? Altri ha sottolineato che la dichiarazione del teologo costituisce una grave scorrettezza, alla vigilia del Sinodo sui temi della famiglia, perchè, in qualche maniera, è una ingerenza ed indebita pressione sui padri sinodali.
 Sia la prima che la seconda delle critiche non tengono presente il fatto che la presenza di  gay nelle file del clero, ad ogni livello, è fatto noto,  per non parlare dei pedofili - ma questa è altra cosa, gravissima - nulla da spartire però con l'omosessualità, che va semmai messa in relazione all'altro problema , quello del celibato del clero. Il cosiddetto 'scandalo' del teologo si è reso necessario, perchè la Chiesa non chiuda nuovamente gli occhi sul fenomeno, sanzionandolo come  contrario ai Vangeli.
A proposito dei quali ieri, a Radio 3, il priore di Bose, Enzo Bianchi, con la pacatezza ed insieme lucidità di cui è capace, ha riflettuto sul fenomeno della 'famiglia evangelica'( espressione inventata da Paolo VI, ma che nei Vangeli non trova alcun riscontro) - che di evangelico, ha detto, non ha molto (la festa della Sacra famiglia risale all'Ottocento - ponendo l'attenzione sul fatto che la Chiesa deve badare agli uomini prima che alle forme di vita sociale che  nei secoli si sono dati e che possono mutare, come di fatto sta accadendo, anche per la famiglia.
 Per tornare al teologo al quale il Vaticano ha fatto sapere che decade da tutti i suoi incarichi, l'interessato ha dichiarato che lui ha perso un lavoro ma non la fede.
 Chissà cosa risponderà il Vaticano; sicuramente non c'è da attendersi una dichiarazione del Papa, come quella fatta nei confronti di Marino e che è di nessun conto rispetto al  caso del teologo che invece una dichiarazione la meriterebbe. Ma il Papa in queste ore ha altro  a cui pensare, e soprattutto ha da disarmare un fronte di contestatori  delle gerarchie ecclesiastiche  che non apprezzano e non condividono affatto  le sue posizioni in materia di famiglia e sesso, giudicate troppo aperte, laiche,  per alcuni addirittura 'comuniste' e , per questo, le condannano. Ma il Papa e la Chiesa che  governa e guida non possono più tacere su certi argomenti, sui quali ( famiglie, coppie omosessuali, divorziati; celibato, omosessualità e pedofilia del clero)  ha già taciuto abbastanza. Ora Bergoglio deve farsi coraggio ed assumere una posizione chiara.

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