venerdì 16 ottobre 2015

L'esperienza Marino non è bastata al PD e a Renzi, sul punto di fare altri pasticci

Va bene, Marino non è un ladro,  ma forse un furfantello - se gli scontrini dicono il vero - che, come tanti ladruncoli da quattro soldi  va a cena con chi gli pare,  moglie e madre e famiglia comprese, e fa pagare il conto al Comune. Qualcosa di analogo, non sappiamo in quale misura, gli deve essere capitato anche in America. Comunque non conta l'ammontare della somma, che Marino appena scoperto e sul punto di farsela sotto per la figura 'di merda', ha restituito assieme alla carta di credito del Comune; ma il fatto che si sia inventato delle balle a proposito, mentre imponeva a tutti onestà intellettuale ed anche economica, e si sfilava dalla congrega che per anni, forse decenni, aveva saccheggiato Roma, in accordo anche con malavitosi e senza che il partito che ora lo censura e licenzia - soprattutto a causa degli scontrini ma anche per i sopraggiunti rapporti troppo tesi con il Vaticano, alla vigilia del Giubileo - se ne fosse mai accorto. In verità se ne era accorto da tempo, tutti sapevano, ma stavano zitti, e facevano affari. Sporchi.
 Marino continua a fare come se fosse ancora il sindaco, e lancia l'ennesimo  sasso  con la pedonalizzazione completa dei Fori e strade circostanti, anche contro il parere del Consiglio superiore dei Beni culturali, del Ministero, che su tale proposta, presa in esame da tempo, aveva espresso parere negativo.
 Insomma Marino che dovrebbe starsene, se crede anche nel suo ufficio,   e comunque in qualunque posto con la coda fra le gambe, continua a far danni e non dice una sola parola a proposito dell'ultimo incidente della metropolitana. Lui si sfila senza pudore dalle sue responsabilità.
 Tutto questo avrebbe dovuto insegnare al PD romano ed a Renzi che un chirurgo che magari sa squartare e ricucire dopo aver tolto il bubbone e far guarire l'ammalato, non è detto che sappia fare il sindaco. Anzi è certo che non lo saprà fare, come nel caso di Marino.
 Ora, a Roma, dopo la disastrosa esperienza dell'incapace, se pur onesto - ma chi se ne frega, anche se al giorno d'oggi l'onestà fra i politici risulta merce rarissima -  chirurgo Marino, si sta o pensando al commissario ed al gruppo di sub-commissari, oltre che al possibile candidato per le elezioni che oggi sembrano lontane ma sono, invece, vicinissime. E i nomi che circolano sono nomi di sosia di Marino, di persone cioè che rivestono  incarichi di una qualche importanza, onesti fino ad oggi, ma che NON HANNO MAI AMMINISTRATO UNA CITTA' tanto meno una città difficile come ROMA. Dunque della schiatta degli INCAPACI e NON IDONETI
 Accanto al gruppo di prefetti - poliziotti, per essere più comprensibili - o ex magistrati, spuntano nomi del mondo chic di sinistra, che stanno bene dove sono, dai circoli a ridosso del Tevere, o nello sport, come Malagò; oppure  di un manager che già per essere stato trasferito da Musica per Roma al Teatro dell'Opera ( due realtà totalmente diverse, mentre oggi, ancora oggi l'interessato va dicendo che vuole impiantare all'Opera il modello Musica per Roma! )  un casino l' ha combinato, stratosferico ( quello dell'esternalizzazione di orchestra e coro, il più esilarante per il mondo intero, per fortuna rientrato) come Carlo Fuortes, il cui nome risulta nella rosa dei candidati a sub commissario. Anche lui certamente è persona onesta e, a Musica per Roma, ha saputo ben operare. Questo è fuori di dubbio. Ma non è che siccome sa fare il manager culturale saprà anche amministrare la città. E poi che fa del suo incarico all'Opera? lo mantiene? Non mantiene contemporaneamente , per un altro disastro del Marino vacanziero,  anche la carica di AD di Musica per Roma?
Con Fuortes candidato ad ogni cosa - come si continua a fare anche con Cantone, ci si rende conto di quante poche intelligenze  e capacità disponga il PD, che non  riesce mai a guardare oltre la ristretta cerchia dei suoi fedelissimi.
 Ma il colmo dei colmi deve ancora venire. E riguarda la rosa di candidati a sindaco di Roma, nella quale spicca il petalo profumato  di Marianna Madia. La quale, già tante critiche s'è tirata addosso per il fatto che senza guida e protezione dall'alto, oggi sarebbe altrove, certamente non nel governo, con tutta la benevolenza possibile, perchè con le madonne non si governa.
 E, a proposito della Madia, suo padre, Stefano, giornalista e regista, uomo di Veltroni, morto prematuramente per un brutto male fulminante, persona degnissima sia chiaro, per la sua vicinanza con la politica ha dalla politica ricevuto - in questo caso senza nessuna ragionevole motivazione - una strada intitolata.  Sta a vedere che intitolano anche a noi una strada, quando moriremo, il più tardi possibile. Basterà se ci mettiamo alle costole  di Franceschini - lui no , proprio no! -  di Padoan o  di Gentiloni?

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