mercoledì 16 settembre 2015

Ignazio Marino e Dario Franceschini, se zitti e fermi farebbero più bella figura

E' così, non c'è dubbio. Ogni volta che uno dei due apre bocca, viene da pensare a tutti che sarebbe stato molto meglio anche per loro stessi pensarci bene prima di parlare, o magari non parlare affatto.
 Nel segnalarvi gli ultimi casi, cominciamo dal più alto di grado, dal meno gaffeur, se è possibile fare una classifica 'del meno peggio' fra i due campioni.  Dal ministro.
 Ieri Franceschini, assieme a Renzi, ha presentato alla stampa i nuovi 20 direttori scelti attraverso una 'call' internazionale - altro punto in comune fra i due, ambedue amano le 'call' - dei maggiori musei e siti archeologici italiani. E nell'accennare che da subito queste nostre eccellenza artistiche avrebbero avuto nuove guide, ha aggiunto, che le eccellenze artistiche andavano  affiancate con eccellenze culinarie. Franceschini, che ha qualche difficoltà di espressione voleva dire, infondo in fondo, che tutto nei musei, dalla professionalità delle guide, alla efficienza dei botteghini, alla ristorazione e tutto il resto, doveva essere all'altezza del luoghi.
E diceva giusto, perchè si verifica che il visitatore che va in un nostro museo anche il più importante del paese,deve imbattersi in servizi logistici ed igienici vergognosi e se vuole bere un caffè o consumare un pasto veloce, deve prima vaccinarsi contro le intossicazioni  alimentari. Perciò ha ragione Franceschini.
E, infatti, tranne che in Italia, nelle gallerie e musei del mondo si hanno servizi all'altezza del sito artistico.  L'abbiamo verificato di persona recentemente, e possiamo perciò testimoniarlo, a Dublino, ad esempio, dove nel museo dedicato all'arte moderna e dove è ricostruito lo studio di Francis Bacon, abbiamo potuto consumare un pasto in un piccolo ristorante, con cibi e servizi adeguati.
 Ma quando Franceschini dice che all'eccellenza artistica  deve affiancarsi l'eccellenza della cucina, si capisce che ha scambiato i ristoranti dell'EXPO che ospitavano opere d'arte con i musei italiani. Perdoniamogli questo scambio di luogo!
Pentre non possiamo perdonarlo per l'ennesimo crollo a Pompei dove, stando alle sue dichiarazioni ed alla visita  in loco di Giuliano Ferrara, tutto è a posto, anzi di più.
Ignazio Marino, imparentato a Franceschini per l'affezione alle 'call' internazionali, si distingue dal suo gemello, perchè dopo aver scelto, attraverso una 'call', il nuovo amministratore delegato di Musica per Roma - l'Auditorium di Renzo Piano, per intenderci finora retto da Carlo Fuortes - nella persona di un tal Noriega, esperto in 'corride e sponsorizzazioni' si dimentica di firmare il decreto di nomina, che rimanda al suo ritorno dalle vacanze americane, quando è troppo tardi anche  per le nomine del consiglio di amministrazione, ridotto per la sua assenza, da una quindicina di membri - tutto il generone romano c'era dentro - ad appena cinque ( sarebbero potuti essere una quindicina se avesse firmato il decreto entro il 15 agosto. Ma come poteva lui che era in vacanza in USA? Dopo quella data le regole sono cambiate anche per il sindaco  americano).
 Esperto di corride si legge nel curriculum di Noriega, scelto forse per questo, nonostante che poi il sindaco chirurgo ogni giorno ribadisca che i responsabili delle municipalizzate, prima della sua ascesa al Campidoglio, erano scelti non in base alla loro professionalità, ma per l' appartenenza a questo o quel clan politico o affaristico. Esattamente quello che lui ha avallato nel caso dell'Auditorium, che comunque non ha ancora formalmente nominato e Noriega, continua ad occuparsi di corride e resta in Spagna. A meno che  Marino, d'accordo con il suo sodale Franceschini, per il tramite della moglie del ministro, presidente della Commissione cultura del Campidoglio, non stia pensando di trasferire le corride dalle arene spagnole in quella romana del Colosseo. Ce lo fa pensare la fretta con cui Franceschini, vuole a tutti i costi risistemare il Colosseo, per ospitarvi spettacoli, anche di corride, perchè no?
 Ma le gaffe di Marino non finiscono qui. L'ultima riguarda la toponomastica della città. Oggi o domani inaugura, affiancato dal suo assessore appoggiatutto,  Giovanna Marinelli, una piazza intitolata a Martin Lutero, a pochi mesi dall'inizio del Giubileo della Chiesa cattolica e, se non ci sbagliamo, a  due passi dal Colosseo, golgota romano di tanti martiri.
 E' chiaro che Martin Lutero meriti che gli si intitoli una piazza forse anche due - anche se ci vien da ridere al pensiero che molti, sentendo pronunciare il suo cognome, penseranno si sia sbagliato accento, e scriveranno sicuramente L'Utero - ma la tempestività ci fa capire come Marino non ne indovini una, con tutta la sua buona volontà. Quando si parla di Giubileo,  intitola una piazza a Lutero, proprio a Roma? Alla richiesta, partita quattro o cinque anni fa, dalle Chiese evangeliche, si doveva dar corso proprio ora? E la Marinelli non ha avuto nulla da obiettare sulla inopportunità della tempistica? No, Marino è coerente con se stesso e non si ferma neanche di fronte al Giubileo. Almeno un pò di misericordia per noi!

Nessun commento:

Posta un commento