giovedì 20 agosto 2015

La SIAE riscuoterà i diritti della musica del 'Padrino' suonata ai funerali del boss dei Casamonica?

Inutile nascondersi che i funerali del patriarca dei Casamonica, potente famiglia mafiosa, seconda solo al clan Carminati - che in una conversazione li definiva 'straccioni'  - venuta dall'Abruzzo a Roma, all'inizio degli anni Settanta, fra le più potenti della malavita nella Capitale, senza il cui consenso nessuna partita di droga può circolare a Roma, hanno rappresentato una ferita gravissima, forse mortale, alla democrazia ed all'immagine della Capitale di un paese alla quale simili manifestazioni di potenza mafiosa e disprezzo della legalità erano state finora risparmiate. Le immagini di quel funerale hollywoodiano, con contorno di vigili urbani che controllano il traffico, agevolando il passaggio della carrozza a sei cavalli e  dei macchinoni che recavano corone di fiori a colui che, da morto, viene incoronato 're di roma' - giusto i manifesti giganti affissi fuori della parrocchia all'EUR, all'insaputa parroco che si è chiamato fuori, dichiarandosi cieco per tutto ciò che avviene fuori della porta della chiesa - quelle immagini,  che hanno naturalmente fatto il giro del mondo, sono scandalose, completate da quell'elicottero che ha preso a volteggiare all'arrivo del feretro,  sul piazzale antistante la chiesa,  inondandola di petali di rose.
Ora, ministro, prefetto, questore, sindaco e tutte le forze di polizia e quelle preposte all' ordine pubblico devono dare ragione di tanta disattenzione nei confronti di un fatto del genere e, in generale, dell'attività di un clan del quale  tutti gli oscuri traffici  illeciti rivelano più i giornali che le forze di polizia. Colluse? Troppo distratte nei confronti della più spietata malavita  che la magistratura vorrebbe anche coinvolta in alcuni sequestri di persona?
 Nessun responsabile dell'ordine pubblico può scaricare la responsabilità di quanto avvenuto su altri. Di fronte ad un fatto del genere non bastano le spiegazioni, dovrebbero seguire le dimissioni a catena, dal ministro, rappresenta e responsabile politico di tutte le forze che debbono badare alla sicurezza di un paese, fino agli ultimi responsabili più diretti dell'ordine pubblico. E Renzi che fa? Tace? Si chiama fuori? Vuol dare ad intendere che lui si occupa di cose più serie, se mai ve ne fossero di più serie?
 In questo scandalo, anche se coinvolta indirettamente, neanche la Chiesa può chiamarsi fuori, quella Chiesa che non aveva voluto ospitare nella stessa parrocchia i funerali religiosi di Welby,  quel poveruomo affetto da gravissima malattia, un martire moderno, tenuto fuori dal tempio, dove invece vi è stato fatto entrare, con tutti gli onori che si riservano ad un cristiano, un mafioso riconosciuto e scomunicato. Purtroppo la Chiesa non è nuova a simili atteggiamenti schizofrenici, basti ricordare la sepoltura riservata ad un capo della banda della Magliana nella cripta della Basilica di sant'Apollinare. Ma che episodi analoghi, di identica gravità, avvengano anche sotto il pontificato di Papa Francesco, è ancora più grave. Il parroco dell'Eur anche lui deve essere rimosso, lo si mandi in qualche luogo segreto  se, come certamente si giustificherà -la paura di ritorsioni dei componenti il clan malavitoso gli ha fatto decidere di chiudere gli occhi e di restare all'interno della chiesa, senza prestare attenzione a ciò che accadeva all'esterno,  ma di cui era certamente a conoscenza. Questo funerale s'ha da fare - potrebbero avergli ingiunto con fare minaccioso i componenti il clan dei Casamonica, e lui ha ubbidito. Ma non può restare a fare il 'pastore'.
 Un'altra questione si pone, infine, se pure di minor conto. La SIAE di Filippo Sugar deve pretendere il pagamento dei diritti per lo sfruttamento della musica di Rota, dal 'Padrino' di Coppola, che accompagnava l'arrivo del feretro alla chiesa. I suoi ispettori vadano a bussare alle ville dei Casamonica, che si dichiarano nullatenenti e poi fanno sfoggio di ricchezza pacchiana nelle loro dimore - come hanno mostrato già tempo fa le telecamere di  La7.
 Gli ispettori di Sugar che  pretendono il pagamento di tali diritti anche da una filarmonica paesana  che si esibisce per scopi benefici, ora devono mostrare la stessa  'faccia feroce' con i Casamonica. E se non vogliono pagare, si facciano scortare dalla polizia, che ora, almeno ora, a scandalo avvenuto, dovrebbe essere più attenta, fregandosene dei messaggi mafiosi che le immagini di quel ignobile funerale intendevano mandare al paese, indifferente, ed anche inerte, alla lotta contro la malavita e la mafia. Che sembra essere lasciata solo a pochi giornalisti coraggiosi.

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