mercoledì 22 luglio 2015

La rivista che un tempo piaceva- senza ragione- ed ora non piace più, con mille ragioni

Con una nota inviata ad una agenzia di stampa l'associazione che raggruppa le Fondazioni lirico sinfoniche, ha risposto ad alcuni appunti mossi ai teatri italiani in tema di repertorio, da una rivista di musica. A proposito delle mensili  'similinchieste' della rivista, l'ultima delle quali riguardava appunto  i teatri lirici, abbiamo scritto qualche settimana fa, dicendo che la deprecata, dalla rivista, 'arenizzazione' dei nostri teatri,  appare a  noi  come una sorta di manna, quando i titoli programmati - 'di repertorio', che strettamente inteso non comprende solo Tosche e Traviate - vengono presentati 'comme il faut' ; e consentono di vedere ogni anno almeno una qualche Traviata o Tosca. Ce lo dicano gli acuti ricercatori della rivista delle 'similinchieste', se non dobbiamo gioire dei teatri pieni?
 Colpisce  che l'Anfols, per bocca del suo presidente, abbia sentito il bisogno di rimbeccare le conclusioni della rivista, di smentirla, solo perchè dava addosso, acriticamente, ai teatri; mentre andava bene quando distribuiva, senza ragione, 'dieci a lode' a troppi sovrintendenti di ultima generazione.
A dimostrazione del valore delle 'similinchieste della rivista di musica italiana, valgano due esempi: nessuno si è rivoltato contro la rivista quando scriveva, un esempio tra mille, che l'Orchestra di Santa Cecilia, con tutto il rispetto, era la prima o la seconda nel mondo ( Boom!) o che la Callas era la più grande cantante del secolo (davvero?). Bufala nel primo caso, ovvia banalità nel secondo: queste le conclusioni delle similinchieste?
Recita il comunicato dell'Anfols:
Il nostro comparto è protagonista di un grande sforzo organizzativo e artistico, per salvaguardare la vita delle Fondazioni liriche italiane e conseguentemente i loro progetti culturali oltre alle migliaia di posti di lavoro che ne dipendono. Sono aumentati pubblico, produzione e produttività e questi non paiono essere dati positivi”. È quanto scrive l’Anfols, in una nota a firma del suo presidente, Cristiano Chiarot.
Secondo la rivista a fronte di un innegabile aumento di produttività e presenza di pubblico, più volte sottolineato in precedenti inchieste, le Fondazioni liriche mostrerebbero cartelloni sempre più appiattiti sul repertorio tradizionale: allestimenti di ‘Tosche’ e ‘Traviate’ in aumento, e sempre meno novità o riscoperte, con messe in scena di opere del Novecento o del Barocco a fare da cenerentole. “Gli esami per le Fondazioni liriche non finiscono mai e ciò è sempre di aiuto anche se va rilevato che spesso, purtroppo, in sede di giudizio non tutti gli aspetti delle questioni sollevate sono valutati adeguatamente”. Il sovrintendente della Fenice, nel suo ruolo di presidente dell’Anfols, rivendica “lo sforzo compiuto da tutte le Fondazioni per dare spazio a nuove produzioni e nuovi autori”.
“Nell’analizzare le stagioni – si legge ancora nella nota – ad esempio, forse non si sarebbe dovuto dimenticare l’andamento del Fus e come nessuna delle dodici fondazioni liriche aderenti all’Anfols ha ricevuto finanziamenti straordinari, anzi stiamo aspettando con trepidazione i risultati degli sforzi che il ministro Franceschini sta facendo per reintegrare il taglio apportatoci nel Fus del 2015″. “Evidentemente - conclude Chiarot - questo riassetto ha convinto molti a non ripetere gli errori del passato, relativamente a scelte di programmazione e di gestione che avevano messo a repentaglio la vita stessa delle nostre istituzioni”.

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