mercoledì 22 luglio 2015

Da Ravenna partono 'le vie dell'amicizia', la 'Via dell'ISIS' e la via che riporterà a Milano Riccardo Muti.

Il concerto che annualmente, partitosi dal Festival ravennate di Cristina Muti, ha fatto sbarcare Riccardo Muti con compagini orchestrali di varia estrazione, in varie regioni del mondo a significare che la musica può recare messaggi di pace o quantomeno di amicizia, si è accavallata quest'anno con le ultime notizie riguardanti i nuovi adepti stranieri del califfato dell'ISIS, dei quali più di uno passerebbero o partirebbero da  Ravenna, dove forte è la presenza musulmana, anche deviata evidentemente; e dove esiste anche la tomba del sommo poeta, al quale il musulmanesimo, compreso quello non radicale, rimprovera la mancanza di rispetto verso il profeta, nella Commedia.
 Ora da Ravenna sembra possa ripartire  anche il cammino che riporterà Riccardo Muti alla Scala, da dove è uscito sbattendo la porta, accompagnato da qualche dissenso non proprio celato  e silenzioso degli orchestrali.
 Si ripete con Pereira la stessa operazione che Lissner tentò con Abbado. Il nuovo sovrintendente del teatro milanese, nei giorni scorsi è andato a Ravenna ad ascoltare il 'Falstaff' diretto da Muti, e alla fine è andato a salutare il direttore e sicuramente anche a chiedergli di tornare a Milano. Ed il direttore, da quel che si sa, è stato possibilista.
 La prima volta, per rompere il ghiaccio, potrebbe farlo con la sua orchestra giovanile 'Cherubini', prima di entrare nella fossa dei leoni dei suoi orchestrali di un tempo, che certamente qualche zampata, non indolore, gliela darebbero.
 E, del resto, a noi che questo mondo variopinto lo osserviamo attentamente ma disinteressatamente, sembra davvero anacronistico che un direttore come Muti in Italia diriga solo la 'sua' orchestra e nessun'altra , neanche quelle dei teatri più importanti, Roma compresa dove si ostinano a chiamarlo, 'direttore  onorario a vita', che suona quasi una barzelletta.
 E forse Pereira ci riuscirà a riportarlo a Milano, sempre che anche Muti, come il suo 'fratello' gemello Abbado, non chieda di piantare nel centro di Milano diecimila alberi, che Pisapia non potrebbe concedere perchè gli mancherebbero spazio e soldi.
 

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