lunedì 27 luglio 2015

Claudio Strinati segnala capolavori musicali di Michele dall'Ongaro, sul Venerdì di Repubblica

Liberiamo subito il terreno da cattivi pensieri.Maligni e fuori luogo. Claudio Strinati, storico e studioso dell'arte, con un passato di studi musicali, nella sua ben nota  rubrica di novità discografiche del 'Venerdì' di Repubblica,  dal titolo 'Prendete Nota', segnala questa settimana, con il dovuto rilievo , un CD uscito ormai due anni fa, un CD monografico dedicato esclusivamente a musiche, anzi capolavori, di dall'Ongaro, presentato ufficialmente alla Biennale Musica di Venezia nell'ottobre del 2013.
 Perchè solo ora? I maligni risponderebbero con la recente ascesa di dall'Ongaro sul trono di Santa Cecilia.  Errore.
Chi bada alla sostanza delle cose, deve ammettere il riconoscimento, seppure postumo, di autentici capolavori usciti dalla testa dell'attuale Sovrintendente ceciliano, di professione compositore. Non si dimentichi.
 Se un recensore di vaglia, come Strinati, riconosce o si accorge di aver ascoltato dei capolavori, seppure in ritardo, perchè dovrebbe tacere, solo perchè sono trascorsi due anni dall'uscita sul mercato di quel CD che li conteneva uno dopo l'altro e tutti del medesimo autore?
Il tempo - avrà ragionato Strinati - non conta, di fronte all'urgenza ed alla forza della bellezza.  Strinati, recensore discografico, scrive di dall'Ongaro: "eminente compositore, studioso e critico insigne, curatore e responsabile per la Rai di trasmissioni radiofoniche e televisive di cospicua risonanza, giunge a risultati ragguardevoli. Ironico, sottile, arguto indagatore della realtà culturale italiana". E perciò, a scanso di equivoci e di basse illazioni, l'approdo a Santa Cecilia, non è che un tassello - e non è detto che sia l'ultimo - della sua splendente inarrestabile carriera e nulla ha a che fare con la segnalazione postuma di Strinati.
 Del CD, Strinati segnala particolarmente un brano, dal significativo titolo 'Checkpoint', scritto nel 2010, per un ensemble cameristico americano e tenuto a battesimo da Roberto Abbado, nel quale - come scrisse all'epoca il compositore: "volevo rendere omaggio alla lingua del Paese committente", e contemporaneamente esprimere un riferimento formale, cioè "ogni ritorno del tremolo di terze... segna un passaggio, un mutamento di stato del materiale, un percorso possibile", ci vengono i brividi già alla semplice lettura della presentazione autentica di questo immenso capolavoro.
 Il compositore, a spiegazione del singolare titolo che rimanda ad uno strumento di controllo, aveva scritto anche che esso è la denuncia dei tentativi di sopruso o di prepotenze - e chi non ne ha subiti ma anche commessi, dall'Ongaro compreso? - per  incatenare la libertà anche espressiva dei singoli. Lui non ci sta o lo denuncia con quel titolo, come del resto ha fatto Strinati, liberandosi dai vincoli del tempo e rendendo tutti partecipi della scoperta di alcuni capolavori del compositore dall'Ongaro, della cui statura musicale già  Mario Bortolotto, aveva steso un ampio panegirico, qualche anno fa, dalle pagine de 'Il Foglio' di Giuliano Ferrara. Memorabile.

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