mercoledì 17 giugno 2015

Teatro dell'Opera di Roma. Si comincia a vedere la luce. Ma è presto per cantare vittoria

Ieri la dirigenza del teatro dell'Opera di Roma ha presentato la prossima stagione, 2015-2016, come abbiamo appreso da una foto di cronaca che ritraeva il sindaco cantare già vittoria sul nuovo corso del teatro che presiede.
Sui tempi ci siamo: finalmente una stagione viene annunciata con giusto anticipo, come stanno imparando a fare la gran parte dei teatri anche italiani, sull'esempio di quelli stranieri nei quali il largo anticipo con cui si annuncia la programmazione, di stagione in stagione, è la regola. Lo hanno già fatto la Scala, la Fenice, il Regio di Torino, si appresta a farlo anche il San Carlo, e ieri, rompendo una incomprensibile cattiva tradizione, lo ha fatto anche l'Opera di Roma, affidata a Fuortes.
Il quale, a leggere il cartellone, deve avere avuto un gran lavoro, per tenere insieme anche i due direttori artistici, Vlad e Battistelli, ai quali - avendoli voluti ( imposti!)  in coppia - deve pur dare  qualcosa ciascuno.
Anche l'indice di produttività sembra enormemente cresciuto. Per la stagione d'opera  10 titoli per complessive 75 rappresentazioni, da fine novembre 2015 a fine di ottobre 2016; 4 titoli di balletto, per complessive 29 serate, ed infine - e questa è la concessione a Battistelli  al quale è affidata la programmazione della modernità - 9 concerti sinfonici intitolati 'specchi del tempo' ed  articolati su un "autore classico, uno del Novecento ed uno contemporaneo', naturalmente situati all'incontrario per logica commerciale. Secondo Battistelli, mutuando Benjamin, per mostrare il "patto segreto che lega una generazione all'altra".
In totale 123 'alzate di sipario', come si dice in gergo, comprendendovi opera, balletto e concerti, ma lasciando fuori la stagione estiva di Caracalla ( da fine giugno e metà agosto 2016, che comprende tre opere, un balletto e la serata 'Bolle').  E c'è anche varietà di titoli fra grande repertorio  e non.
Venendo alla comunicazione, studiata da quel genio di Filippo Arriva, su suggerimento ovvio del sovrintendente, il " FONDAMENTALE PUNTO DI PARTENZA  E' L'OPERA LIRICA"  - e da dove altrimenti si doveva partire in un teatro d'opera? - per l'Opera considerata sotto la prospettiva di "ARTE DEL NOSTRO TEMPO".  Passi.
Ma subito dopo la prima bugia, quando si sottolinea che la nuova programmazione è "AFFIDATA A PRESTIGIOSI DIRETTORI D'ORCHESTRA".  I quali  - che fatica trascriverli tutti con quei nomi  sconosciuti e difficili - sarebbero: Stefan Soltesz, Donato Renzetti, Alejo Perez, Roberto Abbado, Daniele Rustioni, Jader Bignamini, Riccardo Frizza, Chris Moulds, Jesus Lopez-Cobos; e per il balletto: David Coleman, David Garforth, Nik Kabaretti. Mentre, sempre per restare nell'ambito dei 'prestigiosi direttori', dirigeranno i concerti: Dietrich Paredes, Christoph Poppen, Alejo Perez, Tito Ceccherini, Jonathan Stockhammer, Markus Stenz, Garry Walker, Paul Daniel, Francesco Lanzillotta - che, come si vede, appartengono tutti al giro di Battistelli, meno di Vlad. E quelli dell'uno e dell'altro, tolti gli italiani, sui quali ognuno giudichi da sè, non appartengono certo al grande giro dei direttori d'orchestra e neppure lo lambiscono, salvo qualche rarissima eccezione, due o tre in tutto; troppo pochi per una stagione. Mentre di maggior valore sono i registi ospiti, fra cui gli italiani sono, in percentuale, più numerosi dei direttori.
 Battistelli ha poi ottenuto anche un Festival di 'teatro contemporaneo' affidandone la organizzazione ad un compositore di grande valore, come Wolfgang Rihm, di cui ad oggi non si conosce il calendario.
 C'è un titolo che mette d'accordo i due direttori artistici, quello di apertura, di Henze, 'I Bassaridi'. L'autore è sempre stato caro a Vlad, dai tempi della sua memorabile direzione artistica ad Ancona, dove un'opera fuori repertorio è l'unico motivo di richiamo per la stampa, seconod le direzioni di programmazione periferiche ;  ma lo è anche a Battistelli, che di Henze è stato famulo assiduo, oltre che devoto discepolo.
 Poi ci sono le manifestazioni attorno a Rossini, in occasione dei duecento anni dalla 'prima' del Barbiere ( che ebbe luogo all'Argentina) - iniziativa analoga a quelle che in svolgevano a Torino negli anni passati, e che vedevano  insieme il Regio, lo Stabile ed altri soggetti ancora; e l'innovativa rivoluzionaria 'Opera Camion', una coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo, dove si è accasato una delle menti più vulcaniche del nostro panorama artistico, molto cara a Fuortes, Oscar Pizzo: un enorme TIR sbarcherà a sorpresa in grandi piazze cittadine per far ascoltare e mostrare opere popolari. Se il pubblico non va all'Opera portiamogli l'opera con il camion fin sotto casa.
 Fin qui la presentazione, per il resto - che è la gran parte - staremo a vedere nel corso dell stagione.

Infine le cifre. Il bilancio annuale del teatro dell'opera di Roma ammonta a 53 milioni di Euro; di questi 19 milioni vengono dallo Stato; quasi 15 dal Comune di Roma ( che, perciò, non ha tagliato drasticamente il suo contributo - il più alto erogato da un Comune al teatro d'opera cittadino ) e che quindi fanno 34 milioni, solo fra Stato e Comune, poi ci sono i contributi degli altri enti fondatori, degli sponsor - che  dicono  stiano tornando, come con la BMV e Mastercard -  e le entrate da botteghino, che tutti insieme dovrebbero fare gli altri 20 milioni di Euro circa per arrivare alla cifra dei 53 milioni. Fuortes ha rivelato che nei primi mesi dell'anno sono cresciute anche le entrate da botteghino, con un 60% in più e con maggiori entrate per 1,8 milioni di Euro. Prosit. La cura Fuortes deve comunque funzionare, altrimenti che fa Marino, toppa anche all'Opera, oltre che  per il traffico, il decoro urbano, l'ordine pubblico e il malaffare in città?

Nessun commento:

Posta un commento