lunedì 22 giugno 2015

La storia della Grecia somiglia, 'si licet parva componere magnis', all'Opera di Roma.Terminerà con un salvataggio, vantaggioso per tutti.

Forse molti l'hanno già dimenticato quel che era  stato minacciato e non è poi accaduto all'Opera di Roma, quando Fuortes, l'attuale sovrintendente, dall'alto della sua grande incompetenza ed inesperienza nella guida di un teatro d'opera, per risolvere i problemi del teatro ( deficit e sindacalismo selvaggio, e quindi fallimento o default che dir si voglia) prospettò la 'esternalizzazione' di orchestra e coro, non degli impiegati e dei tecnici: l'esternalizzazione, per essere chiari, della struttura portante di un teatro d'opera o di un qualunque organismo musicale stabile.
Tutti a dirgli,  in Italia ma anche da molti paesi europei e dai responsabili della maggiori istituzioni musicali internazionali, che era matto e che la sua ricetta era pura follia, ma lui, Fuortes al comando, sostenuto da Marino, e forse solo da lui e dalla fedelissima Marinelli, continuava nella sua strategia di minaccia.
 Una volta capito che stava dando i numeri, si doveva trovare un modo per far uscire dall'imbarazzo Fuortes, che ormai tutti (compreso il 'suo' stesso partito: anche lui ne ha avuto uno, sempre quello dai tempi di Veltroni, che lo intronizzò) criticavano per quella sua idea pazza, e lo invitavano a  riprendere il dialogo, l'unica strada  da battere per giungere ad una soluzione.
Quella esternalizzazione avrebbe prodotto più guai, senza dubbio maggiori di quelli ai quali voleva porre rimedio. E forse anche maggiori costi, altro che risparmi. E così fu, i lavoratori dovettero pagare  un pò del prezzo, Fuortes fare marcia indietro, e la storia riprendere il suo corso naturale, interrotto solo dalla inesperienza di Fuortes che credeva di risolvere problemi di cattiva gestione minando le fondamenta di un teatro d'opera.
In Grecia sta succedendo qualcosa di molto simile.  La nazione ha un problema nato da cattiva gestione, bugie comprese (proprio come all'Opera di Roma dove il precedente sovrintendente ed il consiglio di amministrazione per molti mesi, forse addirittura qualche anno, avevano gridato che il teatro aveva i conti in ordine, mentre invece  ballava pericolosamente su un buco di una trentina di milioni di Euro) e Tsipras il nuovo premier, questa volta schierato dalla parte del suo popolo, a differenza di Fuortes, vuole risolvere i problemi ma non con gli strumenti che i creditori internazionali e i vari sciacalli che  si annidano nei governi dell'Europa, vorrebbero imporgli.
Tutti credono ( a tutti vien fatto credere) che alla fine  vinceranno i più forti, i creditori insomma. Fino al momento in cui, pur continuando a sostenere ufficialmente che l'uscita  della Grecia dalla moneta unica, per default, non produrrebbe effetti nefasti, si accorgono che se accadesse davvero, i guai sarebbero peggiori.
I creditori, Fuortes reincarnati, non lo dicono apertamente, come stanno facendo da molto tempo ormai economisti ed osservatori specializzati, ma le cose stanno davvero così. Se la Grecia dovesse uscire dalla moneta unica a pagare il prezzo più alto sarebbe, oltre i Greci - ma neppure tanto, dopo quello che hanno già pagato, non c'è altro da spremere - l'Europa creditrice che dovrebbe perdere qualcosa come un centinaio di miliardi diviso fra tre o quattro paesi. Bella vittoria per i creditori. Ecco perchè si fa vivere il mondo intero con il fiato sospeso fino all'ultimo momento, per teatralizzare la storia (del resto siamo nella patria del teatro, ed anche della civiltà occidentale - che spesso si dimentica) ma poi tutti sanno che alla fine un accordo si dovrà trovare, come in queste ultime ore si sta facendo.

Nessun commento:

Posta un commento