venerdì 5 giugno 2015

All'Accademia di Santa Cecilia non fanno come alla Scala, in caso di defezioni di artisti ospiti

Proprio così. Alla Scala, in  caso di defezioni di artisti ospiti, come negli ultimi tempi ve ne sono state parecchie, non fanno davvero come i loro cugini dell'Accademia di santa Cecilia, le uniche due fondazioni lirico-sinfoniche italiane che hanno ottenuto autonomia di gestione.
Pereira ha tenuto a sottolinearlo. Se un artista all' ultimo momento, per ragioni plausibili, da forfait, la Scala è pronta a sostituirlo con un altro di pari bravura e notorietà, per  il peso che una istituzione deve nell'opinione pubblica ed il rispetto  nei confronti del suo pubblico.
 A Santa Cecilia, invece -  possiamo dirlo con assoluta certezza fino a quando dall'Accademia ricevevamo regolarmente le comunicazioni, oggi non più, per punizione; perché osiamo scrivere talvolta ciò che l'Accademia di dall'Ongaro e prima di Cagli  non desidera che si scriva!!! - quando un direttore, soprattutto un direttore  non tiene fede ad un impegno, loro  ricorrono all'assistente di Pappano, Rizzari, risparmiando quindi enormemente, o  a qualcun altro direttore non del medesimo livello di notorietà, almeno di notorietà, se pensiamo che negli ultimi anni tali sostituzioni redditizie per l'Accademia  hanno riguardato direttori di grandissimo peso, come Temirkanov, Maazel, Pretre, mai sostituiti adeguatamente.
E perciò, a differenza di Pereira che vuole sempre mantenere alto il nome della Scala,anche nelle emergenze, a Santa Cecilia negli ultimi anni ogni sostituzione è stata benedetta, come una manna, perchè ha fatto restare nelle casse dell'Accademia soldi che altrimenti sarebbero dovuti uscire per pagare quelle star  non  a buon mercato, come invece lo sono Rizzari o un qualunque altro direttore della sua  stessa notorietà, per quanto bravo.

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