martedì 12 maggio 2015

Consulta e Pensioni. Troppi tribunali e troppe incongruenze.

L'altro giorno sul Corriere si è letto un  titolo assai significativo: 'Quei giudici non vanno al mare', a Ostia. Era accaduto che all'apertura dei varchi, ritenuti illegali, per l'accesso al mare, bene di tutti, qualcuno si era opposto; il Comune di Roma aveva fatto ricorso ed il TAR aveva dato ragione al Comune che aveva proseguito nell'abbattimento degli ostacoli  che inibivano ai cittadini l'accesso al mare.
Alcuni gestori di tali stabilimenti fuorilegge hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato, il quale ha dato loro ragione e l'abbattimento degli ostacoli è stato sospeso. Ora... c'è ancora bisogno di fare commenti sui tanti tribunali, TROPPI, specie quelli della giustizia amministrativa dai quali escono sentenze  che il più delle volte lasciano letteralmente perplessi?
E la Consulta? anche la Consulta è nell'occhio del ciclone per la recente sentenza sulle pensioni che rischia di mettere in ginocchio ancora un volta l'Italia, dopo che lentamente  il nostro paese sta riprendendosi dalla batosta che l'Europa gli aveva  sferrato,  non del tutto priva di ragione.
 Molti si sono cimentati nel denigrare la Consulta e mettere anche il dubbio il valore della sua sentenza. A tanto inutile gridare molti ragionevoli commentatori si sono opposti,  commentando invece una serie di elementi che certamente può essere condivisa.
 La Consulta ha sentenziato  in maniera giuridicamente non irreprensibile. Al di sotto del numero legale dei suoi membri ( 12 su 14, perchè da mesi il parlamento non si mette d'accordo sui due nomi da mandare alla Consulta) la sentenza è stata assunta  a maggioranza risicatissima, e cioè per effetto del voto del presidente che vale il doppio e che ha fatto pendere la decisione dalla parte di coloro che ne chiedevano la dichiarazione di illiceità.
 Pur restando ferma la convinzione che le sentenze vanno rispettate, forse tale particolare avrebbe dovuto indurre la Corte ad una maggiore riflessione nella direzione che vuole prudenza in questioni molto delicate.
 Poi la Corte ha voluto anche dichiarare il valore retroattivo della sua decisione - mentre nei mesi scorsi per una analoga situazione non lo aveva previsto. Due pesi e due misure, per una corte al di sopra di ogni sospetto e super partes, fedele solo alla Costituzione?
 Sabino Cassese, già giudice, ha fatto notare che la Corte aveva una commissione che la illuminava nel caso di patenti conflitti sui diritti di qualcuno ed il bene comune, di tutti i cittadini, come in questo caso. Che fine ha fatto quella commissione? Non c'è più o la Corte se ne è fregata di sentire il suo parere in proposito?
Insomma la sentenza va rispettata, ma la guida del paese spetta al Governo e non alla Corte. Dunque  il Governo, per non mettere nuovamente in ginocchio il paese, può assumere decisioni che rispettino  lo spirito della sentenza ma che ne correggano la lettera. Discutibile assai. Come ad esempio quella relativa ai cosiddetti 'diritti acquisiti' che in taluni casi altro non sono che privilegi immeritati, compresi quelli  economici dei giudici della Consulta i quali li difendono a denti stretti contro tutto e tutti, anche dovessero andare contro il bene del paese.
A questo punto un altro macigno rischia di abbattersi sui conti pubblici italiani, per effetto della pronuncia della Consulta. Le vicine elezioni. Perchè tutti faranno a gara a promettere ciò che sanno già di non poter mantenere per non perdere voti, da Renzi a Salvini.

Nessun commento:

Posta un commento