sabato 14 marzo 2015

FUORTES PORTA ALL'OPERA DI ROMA IL MODELLO AUDITORIUM

C'era da scommettere sulla piega che avrebbe preso la programmazione dell'Opera di Roma, nella stagione estiva come anche  in quella invernale con l'arrivo di Fuortes: avrebbe trasferito all'Opera il 'modello Auditorium' dove i linguaggi e le forme convivono tutto sommato felicemente.
Ma l'Auditorium non può fare teatro, perché l'architetto,  non dell'universo ma dell'auditorium, non ha previsto in nessuna delle tre sale, la buca per l'orchestra, in caso di rappresentazioni; ed anche  quel similgolfo mistico che  adorna, a livello palcoscenico, la sala più piccola, intitolata a Goffredo Petrassi, è inadatto allo scopo.
 Fuortes, trasferitosi armi e bagagli al Costanzi importa in teatro quel modello di programmazione che all'Auditorium funziona ma che impiantato all'Opera è aperta dichiarazione di scarsa fiducia nelle potenzialità del melodramma di attrarre pubblico. Perchè  non lo conosce.
 In fondo la pensavano quasi allo stesso modo, purtroppo, anche  Alessio Vlad e Muti, negli anni passati, quando sostenendo che Caracalla non doveva più essere quella scena 'popolare' che da sempre è stato - il che non vuol dire che le cose non si possano fare bene, come in questi ultimi anni, fra varie traversie, non si sono fatte - parlarono e misero in atto un 'Festival Caracalla' portandovi rappresentazioni che se gratificavano compositori d'oggi ( Battistelli) e  giovani promesse della regia, come  la giovane Chiara Muti, o giornalisti amici del teatro, come Valerio Cappelli, con il suo spettacolo su Carlos Kleiber, fatto assieme a Mario Sesti, non facevano certo bene alle casse del teatro, perchè  ospitate in luoghi  certamente più ameni del grande palcoscenico, ma di dimensioni salottiere, nei quali il pubblico non superava qualche centinaio di unità. Con quali ricavi è facile immaginare a fronte di spese ingentissime, perchè a quelle non si è mai badato all'Opera di Roma.
 Ora Fuortes - in sintonia ancora con Vlad ( resta o non resta?) - porta a Caracalla due monumenti dell'altra musica: Elton John il 12 luglio e Ludovico Einaudi il 2 agosto: due pulci sul grande elefante della platea delle terme, con una amplificazione che per il melodramma non è certo il massimo, e che per i due alieni sarà solo pompata per creare frastuono.
 E sul sito del teatro l'arrivo di Elton John viene così annunciato: ' non solo opera, ma il grande pop' che tradotto, si legge: qui non c'è solo quella rottura dell'opera, vi portiamo il grande Elton John ecc...
 Chi scrive questo sul sito di un teatro d'opera che vuole diventare internazionale, andrebbe licenziato su due piedi. E il responsabile è Filippo Arriva che, stranamente, andava bene nella gestione di  Catello De Martino ed evidentemente continua ad andar bene anche nella gestione di Carlo Fuortes che non bada tanto per il sottile.
 E che dire dello spettacolo di balletto con la musica registrata che per un teatro d'opera è quasi una bestemmia, nonostante tale modalità sia prevista dagli accordi sindacali e contrattuali dell'orchestra che in passato se ne è giustamente lamentata?
 E, infine, mentre procedono le recite a Caracalla, al Costanzi va in scena 'Golgota'  spettacolo di teatro equestre del famoso Bartabas che forse alle terme sarebbe stato più spettacolare e suggestivo.
 Capirà Fuortes che sta su una strada sbagliata? O c'è qualcuno che  glielo farà capire? Certamente non i componenti del consiglio di indirizzo che, a digiuno di modi e tradizioni del melodramma, la penseranno certamente come lui. Neanche a dire che, alla fine, tenterà il tutto e per tutto l'Alessio Vlad o il suo sostituto, ammesso che Fuortes voglia mandarlo a casa. Non non sarà nè lui nè il suo sostituto a fargli cambiar strada, perchè si può immaginare già come la penseranno-  e di Vlad si sa con certezza.

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