martedì 17 marzo 2015

L'Incalza della Cultura si chiama Salvo Natasi. Ogni Ministero ha il suo Incalza.

Ieri hanno arrestato Incalza, il dominus dei Lavori Pubblici ( oggi: Infrastrutture) da una ventina d'anni. Hanno arrestato l'uomo al centro  di tutti gli affari delle grandi opere per le quali due anni fa hanno già indagato ed arrestato la cricca.
 Ma tutti i Ministeri hanno un Incalza, al vertice, od anche più d'uno negli incarichi di vertice. Perchè c'è bisogno degli Incalza, anche quando non emergessero responsabilità penali? Risponde Galan, che è tutto dire. Per fare a meno degli Incalza, un ministro 'dovrebbe saperla, dovrebbe saperla in tempo e dovrebbe avere una persona con cui sostituirlo'. E, come intendeva dire Galan - perfino lui ha avuto qualche pillola di saggezza, come questa - i ministri non sanno, non sanno in tempo e non sanno con chi sostituire gli Incalza di turno e perciò se li tengono. E il potere degli  Incalza aumenta di ministro in ministro. Il suo è aumentato sempre più negli anni, come è aumentato il potere di tutti gli Incalza italiani.
 Al Ministero della cultura l'Incalza si chiama Salvo Nastasi, il 'grande&grosso' direttore generale, sposato Minoli, pupillo di Gianni Letta, suo testimone di nozze ad attestare, coram populo, un legame forte,  chiamato a via del Collegio romano dal ministro Urbani, buonanima - nel senso che è sparito dalla circolazione.
Nastasi, baldanzoso giovanotto - è nato nel '73 - chiamato al Ministero al tempo in cui si voleva svecchiare, da Urbani - di cui impresa culturale non si ricorda e  che cadde rovinosamente al tempo della sua love story con un'attrice - figlio di una ben nota giudice. che di cognome fa Laterza, della Corte dei Conti che, per un lungo periodo, ha avuto  l'incarico di controllare  un settore assai contiguo a quello di cui si occupa il figlio, nel tempo ha mostrato di saperla cantare ai ministri, uno dopo l'altro, che con  i beni culturali e la cultura in generale nulla avevano avuto mai da spartire, ad eccezione forse di Bondi che, a tempo perso, tra una leccata e l'altra pure al Cavaliere, faceva il poeta, e la cui vena pare oggi esauritasi, al ministro innamorato. Da Capo di gabinetto ottenne  una promozione balzando al vertice del Ministero, direttore generale, 'grande& grosso' per lo spettacolo, ancora sotto Franceschini 'mezzodisastro'.
I ministri che si sono succeduti, dopo Urbani, Buttiglione, Rutelli, Bondi, Galan, Ornaghi, Bray ed ora Franceschini non solo non l'hanno rimosso ma hanno accresciuto sempre più il suo potere, non sapendo essi nulla del ministero che presiedevano, venendo a sapere le cose sempre da Nastasi e non avendo uno di eguale capacità - a loro avviso e inconsiderazione dei suoi padrini eccellenti - e prontezza di riflessi con cui sostituirlo. Ed anche perchè , nonostante tutte le critiche anche pubbliche, e qualche chiamata in causa per affari non specchiati (  restauro Teatro grande di Pompei, ad esempio) non hanno potuto mai sostituirlo, perchè  Nastasi -  come è ormai risaputo, e s'è scritto e riscritto - ha padrini eccellenti, il più grande dei quali  è Gianni Letta, l'Incalza padre di tutti gli Incalza d'Italia,  non perchè egli sia un grande burocrate, bensì perchè nulla sembra essersi mosso e muoversi in Italia,  da quando è salito al potere berlusca, senza lo zampino del 'cardinale' - come tutti lo chiamano - penalmente vergine.
 Dunque il potere degli Incalza è figlio della ignoranza dei Ministri. E quando un Incalza non c'è al Ministero, se ne sente la mancanza. Come in queste ultime settimane s'è letto spesso sui giornali a proposito di alcune decisioni del governo, prima  ventilate, poi ritirate, a causa di incompetenza legislativa,  per l'assenza nello staff del governo di superburocrati capaci e svelti, quale l'ex capa dei vigili di Firenze, oggi a palazzo Chigi, certamente non è.
 E allora che si fa? Occorre stabilire per legge che negli incarichi di vertice di tutti i dicasteri ci sia una rotazione delle persone, tanto per cominciare. Per evitare che si creino sacche di potere incontrollate. Non più di cinque anni di permanenza nello steso incarico. Speriamo che 'madonna' Madia se ne accorga ed invece di infierire sui poveri statali, cominci a togliere il marcio dove c'è.

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