venerdì 13 febbraio 2015

La musica di Ennio Morricone che rilassa Raffaele Fitto ed altre cosucce su Franceschini, Pizzarotti....

Ieri, sul 'Sette' del Corriere della Sera, si leggeva una lunga intervista a Raffaele Fitto - quello che Berlusconi vede ormai come fumo negli occhi - e che invece è solo  un parlamentare pugliese, già governatore della regione del su d'Italia, succeduto nell'impegno politico e di amministratore, a suo padre, anch'egli governatore, indaffaratissimo anche nel dire a Berlusconi quel che si merita che gli si dica e che nessun altro dice, il quale -  come ha dichiarato - alla fine della giornate, si rilassa con la musica di Ennio Morricone: non c'è altra musica, a suo dire, che lo rilasso altrettanto. Chissà cosa avrà pensato il musicista alla lettura della confessione di Fitto. Sicuramente gli consiglierà, non sentendosi onorato anzi, alla prima occasione, di far  più uso di camomilla e di lasciar stare la sua musica per scopi soporiferi. Naturalemnte Fitto si riferiva alla musica per il  cinema di Morricone: offesa ancora più grande.
 A proposito di musica, da alcune settimane sempre sul 'Sette', viene richiesto a noti personaggi del gran mondo,  quali sono le loro 'musiche del cuore'. Ieri toccava all'ineffabile, mezzo disastro Franceschini, il ministro 'nammurato'. naturalmente canzoni su canzoni, per tenere alto il tono ( questo in Italia lo fanno tutti, non  conoscendo altra musica!); ma poi, pentito per l'altissimo livello della sua classifica, ci ha messo in mezzo anche il Concerto n.2 per pianoforte e orchestra di Rachmaninov, tanto per giocare sporco.
 E sempre 'mezzo disastro' Franceschini, si è fatto sentire, intervenendo in una polemica sulla quale  lui non ha argomenti, e cioè se mandare all'Expo, l'Annunciazione di Leonardo, custodita agli Uffizi.
 Non sarà il direttore del museo fiorentino a decidere - esautorato da un ministro incompetente - ma lui, 'mezzo disastro' in prima  persona. Si capisce ora perchè nei posti di responsabilità in tutti i settori la politica non vuole persone con la schiena dritta che al momento opportuno assumano decisioni richieste e responsabili. Ma non si capisce però perché per venti fra i più importanti musei italiani egli abbia diffuso un bando internazionale per reperire i direttori che avranno ampia autonomia di gestione. A meno che anche nel caso dei direttori dei musei non scelga poi, fottendosene delle professionalità dei candidati, come del resto ha già fatto in altri casi, Vedi commissioni centrali del ministero, fra le quali, per conoscenza diretta, quella  che si occupa di musica è tra le peggiori e meno qualificate, per lasciare spazio a 'grande & grosso' Nastasi.
 Il caso delle nomine  ai vertici del Teatro Regio di Parma  ha generato una forte polemica  che ha come obiettivo primo il comportamento di Pizzarotti, che ha  bandito anch'egli, come Franceschini, un concorso, nominato una commissione per esaminare i curriculum dei candidati e poi se ne è fottuto, nominando di testa sua altre persone, ovviamente di sua conoscenza o che gli hanno suggerito, fuori concorso.
 Ma il caso del Teatro Regio ha generato un altro caso, che ha per protagonista uno degli esclusi che , da quel che si dice, figurava fra quelli ritenuti dalla commissione, fra gli idonei. L'escluso in questione ha inviato una lettera  a Pizzarotti,  e che è stata poi resa pubblica, denunciando il caso e chiedendo attenzione. Il fatto è che ora, quell'escluso, uno dei tanti, con titoli che secondo noi non sono tali da affidargli la direzione di un teatro, sta diventando un eroe nazionale, e per tale ragione, e solo per questo, alla prima poltrona vuota, sarà chiamato a ricoprirla, pur  non avendo anche in quel caso, i titoli per sedervisi.
 Una delle tante anomalie italiane. Ne volete un esempio. Molti molti anni fa fu nominato direttore artistico della Scala Roman Vlad, che era amico di Muti e presidente o qualcosa di simile della SIAE. Egli accettò, ma volle che la Scala gli nominasse seduta stante un aiutante, perchè ' non aveva tempo per occuparsi come avrebbe dovuto della Scala per i suoi  numerosi precedenti impegnai. Chissà se qualcuno, allora come oggi si rende conto della anomalia!) che Vlad scelse nella persona di Paolo Arcà, suo aiutante nella rivista 'Musica & Dossier. Arcà, da quel momento, ha fatto una carriera luminosissima, mettendo sempre nel suo curriculum che egli era il direttore artistico della Scala, come poi è avvenuto dopo l'uscita di Vlad che non si è ripreso il suo  aiutante. Risultò evidente che Arcà il direttore artistico proprio non poteva farlo, non sapendo nulla o quasi di voci e melodramma ( come si dice, a ragion veduta, di alcuni altri direttori artistici in attività!). Eppure restò alla Scala. Si disse che per anni si occupava delle tournée istituzionali del teatro - forse conosceva l'inglese. E si scrisse che quando una volta telefonò a Domingo per una scrittura , il tenore  gli rispose:  fammi parlare con il direttore della Scala, io non conosco nessun Arca alla Scala ( si lesse questo sul Corriere!).  Arcà poi, per essere passato dalla Scala,  è diventato direttore artistico di tutto quello che si poteva in Italia; e a Milano, sono secoli che lo fa anche per la Società del Quartetto e lo ha fatto anche per gli Arcimboldi, forse con le stesse modalità scaligere. Poi Fontana  se l'è tirato appresso anche a Parma ed ora, assai strano, sembra a riposo. Ma c'è da scommettere che non  lo sarà per molto, perché anche lui è nella lista nazionale di quelli da ricollocare, anzi in due liste: quella dei partiti e quella dei grembiulini. L'unica stranezza nella sua carriera è che non è stato ancora fatto 'accademico' di santa cecilia. Un vero mistero che si può spiegare, dopo aver letto i nomi degli utlii infornati, solo con faide interne ed odii personali. Che non sarebbero una eccezione in quell'ambiente che  nella prossima settimana eleggerà il successore di Cagli. Anche Petrobelli, accademico di mezoz mondo, non lo fu di Santa cecilia. Chissà perchè.

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