giovedì 29 gennaio 2015

Nonostante le disposizioni della direzione RAI, a Radio 3 persiste la sigla di Berio( quanto a diritti d'autore), che in realtà è di Schubert

All'inizio del 2015, come hanno riferito i giornali, in Rai s'è verificata una rivoluzione. Le sigle delle trasmissioni come i cosiddetti 'tappeti' musicali - così sono volgarmente detti, quei 'sottofondi' che accompagnano perfino le notizie dei telegiornali e giornali radio - devono appartenere ad autori editi dalla RAI, dei quali l'ente  radiotelevisivo statale ha la proprietà dei diritti. La ragione di tale norma sta nel fatto che ogni anno la RAI  versa il 4% del suo bilancio generale ai loro autori. Si tratta solitamente di musichette, musicacce, di autori sconosciuti, arrivati in Rai per vie anche traverse e  spesso anche sotto falso nome, per la vergogna. Ora la RAI ha detto basta, e bene ha fatto, anche perchè edita autori di un certo nome, ed ha anche un'Orchestra sinfonica nazionale con sede a Torino, alla quale può far registrate musiche di autori presenti nel proprio catalogo, senza dover pagare diritti di esecuzione, altro capitolo di spesa ingiustificata che in tempo di vacche magre SI FA BENE A ELIMINARE.
 Oggi, per verificare l'osservanza di tale disposizione, abbiamo atteso che  ci fosse lo stacchetto fra due delle trasmissioni di Radio 3 per constatare se quella musichetta che si ascolta dalla mattina alla sera, attribuita per diritto d'autore a Luciano Berio, ma in realtà elaborazione di una incompiuta  decima sinfonia di Schubert, dal titolo 'Rendering', si ascoltava ancora. E abbiamo  constatato che quella musichetta ancora si ascolta. Segno evidente che la commissione di vigilanza interna alla RAI che deve verificare l'osservanza delle disposizioni impartite alla direzione generale, sì è tappata le orecchie per far finta di non sentire.
 Quella musichetta, che non riusciamo a farcela piacere e neppure a convincerci della ragione della presenza, una sola, per cui Berio ed i suoi eredi debbano percepire diritti per musiche non sue, sta lì dai tempi della direzione di Roberta Carlotto. Non crediamo di sbagliarci, se aggiungiamo che tale scelta possa essere stata sollecitata da Michele Dall'Ongaro, all'epoca consulente di Radio 3, oltre che essere gradita alla Carlotto, in omaggio al noto musicista.
Altre ragioni di opportunità non sappiamo trovarne, per quanto abbiamo da tempo riflettuto sulla questione. E per questo da tempo  abbiamo proposto la sostituzione di quella musichetta Schubert/Berio, magari con Rossini o chiunque altro che non esiga diritti d'autore, essendo caduto da secoli nel cosiddetto 'pubblico dominio'. Senza che tale cambiamento comporti una caduta di stile per Radio 3, che godrebbe del vantaggio di non dover pagare un musicista (e i suoi eredi) senza alcun merito. Ma, evidentemente, la 'lobby beriana' è così forte da essere superiore a qualunque disposizione della direzione generale della RAI.
 Un invito, anzi due, a Michele Dall'Ongaro che, detto per inciso, nel suo cursus honorum cita con grande evidenza, la sua collaborazione alla trasmissione di Berio 'C'è musica e musica'.  Dall'Ongaro a quella trasmissione non ha collaborato e non perchè non ne abbia le qualità - ne ha in avanzo - semplicemente perchè quella trasmissione è degli anni Settanta, 1972 per la precisione, quando Michele studiava ancora e neanche in Conservatorio, e non aveva neppure vent'anni,  perchè ne aveva solo 15, per quanto geniale. Lui a quella trasmissione ha  collaborato,  una quindicina o poco più di anni fa, sotto la supervisione di Berio,  alla operazione di restauro della medesima, ritrasmessa da RAI 3 e poi finita anche in un DVD.
 E, infine, lo invitiamo, dando corso alla disposizione della direzione generale e commerciale,  a sostituire Berio con Rossini. Farebbe una certa figura, per la sostituzione, e realizzerebbe per la RAI un bel risparmio.
 Faccia questo regalo alla RAI e agli ascoltatori di Radio 3 in procinto (o semplice previsione), di lasciare la RAI per  sedersi sulla poltrona più alta dell'Accademia di Santa Cecilia, che da tempo e disperatamente insegue.

5 commenti:

  1. Non è una "musichetta" ma una pregevole riscrittura post-schubertiana di Berio, uno dei massimi rappresentanti della musica contemporanea italiana. Provi a riascoltare Rendering per intero, una sinfonia in tre tempi nell'esecuzione dell'Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano diretta dal maestro Riccardo Chailly.

    RispondiElimina
  2. quella che si ascolta alla radio, come stacco musicale, è una MUSICHETTA. Conosciamo Rendering da cui è preso. Ma vuole mettere Rossini, con un brano farina del suo preziosissimo sacco, a costo zero, con un Berio, che non è Berio ma Schubert che non è proprio a buon mercato? Ma non a causa di Schubert bensì a causa di Berio? A noi, infine, quella muscia non piace affatto, mentre deve essere piaciuta 'una cifra'- come si dice a Roma - a Dall'Ongaro ed alla Carlotto. Oppure ci sono altri motivi?

    RispondiElimina
  3. Per lei sarebbe una "musichetta", e questo la qualifica come abbastanza incompetente, oppure fortemente prevenuto. Si tratta se non altro, di un lavoro di alto artigianato contrappuntistico e di orchestrazione.

    RispondiElimina
  4. la penso diversamente, perchè credo che quella scelta non sia stata fatta sulla base della eventuale qualità delle musica- Schubert mi perdoni!- ma per ragioni di tutt'altro genere che non so indicare ma che sono sicuro siano state prese in considerazione. E la figura, l'influenza, il potere di Berio c'entrano qualcosa sia in rapporto alla Carlotto che a Dall'Ongaro, al quale Berio ha lasciato che si appropriasse di quelle 'lezioni' sulla musica che lui ha semplicemente fatto restaurare, non avendo nulla a che fare con esse quando furono realizzate.

    RispondiElimina
  5. Preciso che il restauro delle Lezioni di Musica di Berio può essere attribuito a Dall'Ongaro solo perchè fu realizzato nei lunghi ( troppo lunghi!) anni di 'potere' di Dall'Ongaro in Rai, durante i quali, e solo attraverso tale potere, si è costruito la carriera successiva. Il restauro fu deciso dalla Rai, e perciò per esso, anche per esso, dall'Ongaro ha solo meriti presunti. E' chiaro, ora?

    RispondiElimina