venerdì 23 gennaio 2015

La RAI cambia musica

Chi lavora in tv, ma anche in radio, in programmi di ogni genere, compresi  i telegiornali, sa quanto pratici siano tutti quegli spezzoni  e 'tappeti' musicali  (una vera parolaccia se riferita ad una musica che si vuole rispettata) che servono a qualunque bisogna, come sottofondo od anche come breve sigla d'apertura e chiusura programmi.
Su spezzoni, siglette e tappeti musicali in tanti ci hanno mangiato, fino a ieri, talvolta anche musicisti di un certo mestiere, magari sotto falso nome per non farsi riconoscere. Negli armadi di telegiornali e redazioni ci sono - c'erano un tempo - dischi su dischi dai titoli poco accattivanti ma di pratica utilità: 'scena in riva al mare', ' giochi in un parco'. Questi dischi, ora inutili perché rimpiazzati dal digitale che richiede sempre meno spazio, costituivano la fonte di commenti sonori per servizi  dell'ultimo minuto oppure, semplicemente, al confezionatore frettoloso e pigro che non aveva voglia di cercare o di domandare all'assistente musicale e preferiva fare da sè, offrivano un aiuto prezioso. E non era raro il caso,  che il 'confezionatore frettoloso' conoscesse il vero nome degli autori di quelle musiche e sapeva anche che dagli oggi e dagli domani, una sigletta oggi, un sottofondo domani, nelle tasche del musicista conoscente od amico finivano bei soldini.
 Alla fine della storia, fra sigle e tappeti, tutto questo traffico (abbastanza illecito) costava a RAI o Mediaset  qualcosa come il 4% del fatturato. Una bella cifretta,  che finiva nelle tasche di musicisti che altro non avrebbero nè saputo nè potuto fare oltre che improvvisare qualche secondo di musica e passarlo brevi manu al giornalista o all'autore amico e crocerossino.
 Ora la RAI ha detto basta. D'ora in avanti le musiche utilizzate a tali scopi devono esser di proprietà, come diritti, della RAI e l'esecuzione, visto che la RAI ha anche una orchestra sinfonica e fior di musicisti, suoi dipendenti, affidata ai suoi musicisti. Da ciò un risparmio enorme per i diritti d'autore e per quelli di esecuzione.
Qualche avvisaglia di tale nuova politica, moralizzatrice, s'era avuta un paio d' anni fa quando Rai Trade, casa editrice musicale della Rai, aveva chiesto ad illustri musicisti ( Piovani, Morricone, Bacalov e forse anche Trovajoli, se non andiamo errati) di scrivere apposite musiche, editate dalla Rai stessa, per tali scopi. I quali  naturalmente  lo fecero e così la Rai ebbe anche modo di avere sigle siglette tappeti e tappetini 'd'autore'. E fece ancor più contenti quei musicisti che di diritti d'autore guadagnano già parecchio.
 Dal 1 gennaio la musica in RAI  è cambiata. E noi ne siamo contenti.
Da tempo denunciamo certe incongruenze, come quella della sigla dei programmi di Radio Tre, firmata Schubert/Berio, mentre invece sarebbe stato più opportuno suonare la sveglia al mattino e tante altre volte durante l'intera giornata con un bel Rossini, che so ...la sinfonia da 'La Gazza ladra' che non costava nulla, magari eseguita dall'Orchestra della RAI. Ed invece no, si voleva finanziare il musicista Berio, quando era in vita ed ora i suoi eredi che ne hanno beneficiato perciò per anni, con una musichetta che prima che di Berio era di Schubert. E Schubert non ha eredi che possono rivalersi sulla RAI, e neanche su Berio. Non abbiamo fatto caso se quelle sigla  si ascolti ancora oppure no, come la disposizione RAI prescrive. Nelle prossime ore controlleremo e  ne scriveremo.

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