sabato 20 dicembre 2014

Come l'EXPO può rovinare la vita a Farinetti

Quei mascalzoni de 'Il fatto quotidiano' al semplice scopo di far casino e farsi sentire, ieri hanno tirato in ballo anche il mitico e mistico Farinetti, quello di Eataly, del miracolo dei pani e dei pesci, una volta venduto 'Unieuro',  una caterva di freddi aggeggi elettronici che non  gli dava più soddisfazione. Celebrato in tutto il mondo, ha ridato vita a Roma a quel tragico monumento allo spreco che era la stazione Ostiense facendolo diventare una sorta di cattedrale degli affari, sacrificandovi il cibo. E' amico e sostenitore del Premier Renzi, che a sua volta lo sostiene, e per questo il premier se lo porta ovunque, sia materialmente ( anche di recente negli Stati Uniti, dove assieme ad altri colossi dell'alimentare ha sostenuto la tournée del Regio di Torino capitanata da Noseda) sia ad esempio per futuri imprenditori che si fanno dal nulla - non diciamo cazzate, lui imprenditore lo era già, certo ha avuto una idea brillantissima che funziona, e perciò chapeau!
 Ma come tutti gli imprenditori deve fare affari altrimenti l'impresa va fallita e lui, anche per questo, c'ha il pallino, e poi  può contare un pò sull' aiuto di amici,  un pò sulla difesa di ammiratori,anche dagli attacchi degli invidiosi giornalisti.
Come ora anche noi stiamo tentando di fare da quei mascalzoni de 'Il fatto quotidiano' che, non avendo altro da fare che mettere il naso negli affari degli altri, l'hanno tirato in ballo per il grande appalto all'EXPO, una sorta di città dell'alimentare con ristoranti di tutti i tipi e per tutte le tasche, affidato a lui, a Farinetti, che naturalmente sarà in grado di tirar fuori 'farinoni' da quell'impresa. Sempre che non lo facciano stancare, costringendolo a ritirarsi per far contento i farabutti de 'Il fatto'. Come ha già minacciato.
Ma cosa è accaduto? E' accaduto semplicemente che l'appalto gli sia stato dato per le sue capacità imprenditoriali ma anche senza gara pubblica, in pratica senza concorrenti, che sarebbe stato difficile trovare, ma che potevano esser sbaragliati dal confronto con il grande apostolo della ristorazione e del cibo sano in Italia. E quegli spioni del 'Il fatto' l'hanno detto a Cantone; il quale prima se ne è lavato le mani, dicendo che.... e poi ha detto che comunque avrebbe guardato il fascicolo. Ma perché fargli perdere tempo? Solo per non mettersi contro quelli de 'Il fatto'?
 A noi sono venuti in mente - naturalmente per  un paragone, improponibile, fra soggetti, ma per contiguità di argomento: la ristorazione a tutti i livelli - gli appalti di tutti i bar della RAI, nelle varie sedi che, s'è scoperto, appartenevano ad una società che  alla fine portava a Carminati (vinti con appalto o senza?) ma anche - sia chiaro ancora una volta  niente  a che vedere con la criminalità - come anche i vari appalti del governo, all'epoca di Berlusconi e non solo, e quelli dei bar dell'Auditorium di Roma, tutti dati a 'Relais le jardin', della coppia Ottaviani-Letta, figlia di Gianni. Se niente di criminale, qualcosa non  del tutto regolare però forse.
 Quanto a 'Relais le jardin' si sa che offre uno dei migliori servizi di catering, ma a noi  sarebbe piaciuto di più  se quegli appalti li avesse ottenuto anche attraverso regolare gara (o forse la gara c'è stata, colpa nostra se non ne siamo informati). Avrebbero avuto più sapore, il sapore della regolarità. Perché quando leggiamo -  come ci è capitato parecchio tempo fa - che la società 'Relais le jardin' navigava in cattive acque prima di ricevere tutti quegli appalti e che, dopo,  navigava a  e naviga tuttora a vele spiegate, beh, il sapore del loro catering ci sembra un pò inacidito.
E lo è ancora di più, acido, quando scopriamo che nel consiglio di amministrazione dell'Auditorium siede anche il patriarca dei Letta, Gianni, l'onnipresente; e che  siede anche nel consiglio di amministrazione dell'Accademia di Santa Cecilia che, nel corso del 2014, ha affidato a 'Realis le Jardin' un servizio da 80.000 Euro, la somma più alta fra tutti gli incarichi dell'Accademia, dopo i servizi di pulizia ( 150.000 Euro) e di personale incaricato dell'accoglienza( 400.000 Euro). E glielo ha affidato - come si legge sul sito dell'Accademia medesima - con 'procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara'. Vuol dire che non c'è stata una  gara pubblica di appalto? Sicuramente se non c'è stata è solo perché la legge lo prevede? Quel catering non sarebbe stato più saporito se  fosse stato affidato ad un altro soggetto, che non aveva nel consiglio di amministrazione un protettore di quella portata, non alimentare, ovviamente?
Ecco perchè , già nel 2010,  Emiliano Fittipaldi, raccontando nel successo crescente del noto catering, pubblicava sull'Espresso un articolo dal titolo 'Jardin de Letta'.

Nessun commento:

Posta un commento