venerdì 19 dicembre 2014

A rischio chiusura l'Orchestra della Provincia di Lecce. Marcello Panni scrive a Corrado Augias

Scrive, oggi, Marcello Panni a Corrado Augias, che pubblica la sua lettera con risposta nella  apposita rubrica di Repubblica, lamentandosi del rischio chiusura dell'Orchestra di cui per anni è stato direttore artistico e cioè quella della 'Provincia di Lecce', perchè la Provincia, principale sostenitrice, si è chiamata fuori.  Ecco come, una dopo l'altra, si fa una croce su organismi che  non sono sentiti come parte della propria identità culturale. Sono state chiuse nel giro di pochi anni, oltre le Orchestre RAI - ma quelle le chiusero vent'anni fa - l'Orchestra del Lazio, l'Orchestra sinfonica di Roma, l'Orchestra Mozart, fondata da Abbado, ed ora anche quella di Lecce rischia la chiusura. Scrive Panni, e Augias la pensa come lui, che intorno alla chiusura di un teatro, seppure soltanto minacciata, l'opinione pubblica in Italia si mobilita e protesta; per un'orchestra invece no, neppure da parte di musicisti.
Caro Panni, come  accadde  esattamente dieci anni fa, quando quel gran compositore che era Luciano Berio chiuse l'Orchestra giovanile di Santa Cecilia, perché l'allora sindaco (o ministro) Rutelli non erogò più il suo finanziamento; insomma per mancanza di soldi, gli stessi soldi che poi sempre Berio trovò, non si sa dove, per aumentarsi il compenso da Presidente/ Sovrintendente di Santa Cecilia, e che ha lasciato in eredità a Cagli ( ben felice di tale eredità. Il quale, secondo l'esempio del suo predecessore, si è spesso lamentato dei finanziamenti sempre ridotti, ma mai che abbia detto: mi autoriduco il compenso che fino a quale mese fa era di oltre 300.000 Euro! e lo riduco anche al cosiddetto 'cerchio magico di santa cecilia' che sempre Cagli  fa ben compensare).
Serva di esempio a quanti vanno lodando il grande Berio, sì proprio lui che, fra le tante cose  dimostrò un'ottusa chiusura mentale  nei confronti dell'erezione dell'organo - strumento musicale, per intenderci - nella sala grande dell'Auditorium.
 Nella sua lettera Panni cita anche un'altra orchestra, sedicente tale, e cioè l'Orchestra del Regio di Parma. No, caro Marcello, quella era un'orchestra 'apri e chiudi',  della quale qualche incongruenza abbiamo anche noi messo in rilievo, avendo avuto dei nostri ex allievi che vi avevano lavorato in condizioni indegne di un organismo musicale. Quando è stata chiusa in Italia c'era uno scandalo in meno.
 E del resto, che ai musicisti  per primi non fotte nulla della vita musicale italiana, se il proprio lavoro è assicurato e retribuito più o meno bene, è cosa risaputa. Nessuna protesta di nessun musicista s'è mai avuto per orchestre che stavano per chiudere.
 Ora, ad esempio, c'è l'Orchestra Verdi di Milano che, sebbene abbia festeggiato  vent'anni di gloriosissima esistenza, vive ancora nell'incertezza, perché 'grande e grosso' Nastasi, direttore generale, al cui servizio milita anche il ministro Franceschini, non riesce ancora ad inserirla nelle orchestra cosiddette ICO, e perciò le nega il relativo finanziamento. Finanziamento che invece sa trovare nelle pieghe del Ministero per un festival , anche se alla prima edizione, se di quel festival - 'Reate Festival' ( alla latina,  non sbagliatevi cambiando le vocali in 'Reato Festival)', il padrino politico è proprio il suo protettore Gianni Letta, e direttore artistico nelle prime edizioni Bruno Cagli, altro protetto  di Letta che Cagli ha fatto entrare anche nel consiglio di amministrazione di Santa Cecilia. Per quel festival i soldi si trovarono fin dalla prima edizione, se non andiamo errati, la cui presentazione fu fatta nei palazzi del potere -  si trovarono forse perchè era un modo per far affluire nelle casse di Santa Cecilia, quella di Cagli, altri finanziamenti indiretti, visto che poi il festival aveva Cagli come direttore artistico e l'orchestra dell'Accademia, nelle varie formazioni, come protagonista musicale, più o meno.
 Questa è l'Italia musicale che Renzi dovrebbe spazzar via, premiando o finanziando solo i meritevoli e non i raccomandati, specie se legati alla politica.

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