venerdì 10 ottobre 2014

Teatro Regio di Torino. Vergnano, Noseda, Fournier

Vergano e  Noseda non possono più convivere, ormai fanno vita da separati in casa, o l'uno o l'altro deve andar via. Non possono più restare ambedue ai vertici del Regio di Torino - è quanto scrivevano  a settembre i giornali bene informati , come la Stampa, la quale aggiungeva che l'assessore alla cultura di Torino, Braccialarghe, sparava a zero sia contro l'uno che contro l'altro, avendo per ciascuno pallottole dedicate.
Poi il miracolo: Vergnano vuole che Noseda vada via? E Noseda resta. Noseda , che aveva fatto da testimone di nozze a Vergnano, vuole separarsi definitivamente da lui, e Vergnano resta. Quale salutare balsamo abbia usato Fassino non è dato sapere, nè possiamo pensare che il balsamo  usato abbia nome e cognome e cioè: Gaston Fournier-Facio, coordinatore artistico del Teatro alla Scala dal 2007, sotto Lissner, e prima con il medesimo, o quasi, incarico a Santa Cecilia, e prima ancora al Maggio Fiorentino, dopo un passaggio con Henze a Montepulciano e con Bussotti alla Biennale - ma qui  parliamo dei tempi della seconda guerra mondiale. Fournier ha sessantasette anni, è sposato a Leonetta Bentivoglio, ed è papa di un giovanissimo compositore, appena diciassettenne che proprio l'altro ieri, in concomitanza con la sua candidatura a Torino, ha debuttato al Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno con una operina (melologo), nell'ambito del festival gestito da Ada Gentile, 'Nuovi spazi musicali'.
 Gaston Fournier ha un curriculum di tutto rispetto, come attendente alla direzione artistica, e in aggiunta 'conosce le lingue', che oggi conta assai - si diceva la stessa cosa di Cesare Mazzonis, tanti anni fa, quando da mancato cantante, alle dipendenze di Francesco Siciliani, giunse alla Scala, dopo l'esperienza alla RAI di Roma, che noi ricordiamo per una sua prova di grande meschinità nei nostri confronti - che un giorno racconteremo.
 Però questo non bastava al cursus honorum di Fournier, se hanno ritenuto di  dover aggiungere sue esperienze artistiche sia al Covent Garden che al Festival di Salisburgo. Bugie millantate  che nel suo curriculum istituzionale nel sito della Scala, ovviamente, non compaiono. Con Londra e Salisburgo, nonostante parli molte lingue, non ha mai avuto rapporti professionali inerenti la direzione artistica, se non forse in occasione di coproduzioni con Santa Cecilia o con la Scala, dove invece, come si sa, ha lavorato. E questo per Torino dovrebbe bastare ed avanzare.
 Con Londra, ad essere precisi, forse sì. Quando ci è andato con l'avv. Vittorio Ripa di Meana, sotto la gestione Berio a Santa Cecilia, per fare concretamente al m. Pappano, la proposta di venire a Roma. Pappano lo aveva segnalato lui a Berio,  fidandosi innanzitutto delle prime interviste fatte da sua moglie, Leonetta Bentivoglio al direttore, per Repubblica, quando era a Bruxelles e forse ancora non si sapeva della sua andata a Londra. Fatto sta che Pappano viene a Roma, dopo la morte di Berio,  quando succede al compositore il poeta musicologo Cagli, alla presidenza di Santa Cecilia. Pappano arriva a Roma, ma la convivenza , nella direzione artistica fra Fournier e  Bucarelli - della corte di Cagli - non funziona. Fournier prende la strada di Milano - noi pensammo per 'spianare la via dell'arrivo a Pappano, al termine del suo mandato a Roma e Londra', come poi non è stato. Che la sua partenza da Roma fosse il frutto dell'evidente dissidio con Cagli, fu a tutti esplicitamente noto, quando  Cagli alla presentazione della prima stagione senza l'aiuto di Fournier, non lo ringraziò neppure a denti stretti, come si usa fare fra persone civili,  e dovette farlo Pappano che a Fournier e sua moglie, Bentivoglio, doveva riconoscere qualche parte nella sua venuta a Roma. Solo noi  facemmo notare lo sgarbo.
 Ed ancora noi, oggi, facciamo notare che non c'era assolutamente bisogno che facesse scrivere delle sue inesistenti esperienze a Londra e Saliburgo, quasi che Roma, Firenze e Milano non fossero sufficienti ad accreditarlo presso un teatro italiano non di primissima grandezza,  e dove  certamente non è tornata la pace fra sovrintendente  (attaccato alla poltrona da ormai 15 anni) e direttore musicale (con grande voglia di crescere) come forse fra breve riemergerà. In quel caso Fournier, che alle prime armi ebbe esperienza anche diplomatica, dovrà usare anche quella sua arma segreta per non vivere in un inferno a Torino.

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