giovedì 2 ottobre 2014

Teatro dell'Opera di Roma Capitale. Il giorno dopo il terremoto

La fretta ha mal consigliato Fuortes e soci a prendere la decisione del licenziamento collettivo di orchestra e coro. Non c'era una via di mezzo fra il fallimento del teatro e il licenziamento collettivo delle masse artistiche?
 Non si poteva dire ai 182 componenti: signori, oggi rifondiamo l'orchestra, audizioni per tutti, il nuovo organico sarà di... con un nuovo contratto collettivo - l'integrativo lo discutiamo subito ora - sia detto chiaramente  ancor prima di ricominciare che le indennità sulle quali tutti i giornali puntualmente, e giustamente, ironizzano,  vanno cancellate.
Fuortes non capisce che orchestra e coro fuori o dentro non sono la stessa cosa per una istituzione che ha un'attività stabile e che, nel tempo prossimo, dovrà essere aumentata enormemente. Perchè con la esternalizzazione risparmierà sì 3.500.000 Euro, come ha detto, ma con quali effetti sulla produzione, questo non l'ha detto.
 Ed ora:
 - dei 280 che restano a popolare ed ingolfare gli uffici - non parliamo dei tecnici, naturalmente - di quelli, che si fa ora che il teatro è stato svuotato delle masse artistiche?Con quelli si ha un atteggiamento di rispettosa tolleranza, di attenzione maggiore, perché espressione delle numerose invasioni del teatro, ad opera dei vari amministratori  succedutisi alla dirigenza?
-la stagione quando inizia?
-gli spettacoli, da ora fino a gennaio, se salta l'Aida, e  quando presumibilmente potrebbe prendere il via la stagione con l'orchestra esterna, chi li fa? si ricorrerà per le numerose serate di balletto programmate a registrazioni, presentando le coreografie senza orchestra in buca?
- e agli artisti scritturati da ora fino a quando si decideranno a far partire ' la nuova stagione della grande opera a roma' - verrebbe da ridere se non ci fosse da piangere! - che si dice: cancelliamo questi contratti e ve ne faremo, per compensare la cancellazione unilaterale e senza vostra colpa, degli altri in futuro: ci impegnamo a farlo. Chi potrà più credere agli amministratori che in qualche giorno hanno mandato a casa in blocco orchestra e coro?
- e l'orchestra e coro licenziati in blocco che fanno? staranno fermi?  o andranno dal giudice a chiedere giustizia, pur ammettendo le loro colpe fra le quali , principalmente,  quella di aver tirato troppo la corda, fino a farla spezzare, e l' incapacità di valutare preventivamente quali effetti il loro comportamento intransigente, opposto a quello altrettanto intransigente e dunque  anch'esso colpevole di Fuortes, avrebbe potuto produrre?
- l'Opera di Roma si ritroverà fra breve la stessa orchestra e coro, ma come esterna, impossibilitata a dire qualunque cosa, dopo aver firmato un contratto di prestazioni? Sarà così facile come Fuortes farebbe prevedere?
-perchè nel frattempo non si annuncia che a fine anno, comunque, Fuortes e Vlad vanno a casa, il primo per incapacità di gestire l'emergenza se non con il disastro peggiore del male ; il secondo perchè al soldo e  al seguito di Muti che ora non c'è più e che, verosimilmente, a Roma come a Milano, non tornerà più a dirigere?
 -e tutti  i collaboratori che avevano un solo compito : essere ripagati perchè protetti da qualcuno cui avevano reso servizi di vario genere, che si aspetta a mandarli tutti a casa? Si aspetta che scada il loro contratto? Ma perchè l'orchestra, invece, si può mandare a casa con una decisione presa da quattro...?  Il teatro crolla ma quelli continuano ad essere forraggiati. Vergogna su vergogna.
 E poi.
Tornando indietro a Caracalla, sulla cui stagione estiva molte cose sono state dette, abbiamo appreso, leggendo il comunicato della vittoria di Fuortes - lo stile è quello del suo predecessore - che i posti della vasta platea sono stati portati a 4000, mentre erano prima 3500 (noi sapevamo che erano 3000 e sono stati portati a 3500 : come abbiamo letto durante l'estate su tutti i giornali, e il Teatro come il Campidoglio non hanno mai sentito la necessità di ribattere per precisare) che  con tutti gli 'esaurito' della stagione, sbandierati ad ogni recita, ma sicuramente in numero molto inferiore a quello che il tono trionfalistico del teatro voleva dar da bere, hanno prodotto in più soltanto 200.000 Euro. E del resto, pur togliendo le serate finite a schifio, sempre una ventina ne restavano, che con una platea a 4000 posti avrebbero dovuto avere più o meno una ottantina di mila di spettatori, ed invece ne hanno avuto poco sopra le 50.000 unità. Allora dove sta il trionfo della gestione di Fuortes, quella dell'Opera 'aperta'? altro bello slogan che si potrebbe  completare, alla romana, con : aperto come una cozza!
 A spiegare quali sono gli orizzonti 'operistici' e di 'spettacolo' di Fuortes valga il suo panegirico nei confronti della 'Carmen' con l'Orchestra di Piazza Vittorio. E' l'espressione esatta della cultura di Fuortes, targata auditorium.
 Infine.
La faccenda abbonamenti e sponsor. Gli abbonamenti andavano a gonfie vele fino all'altro ieri, ha dichiarato Fuortes e Marino ha sottoscritto. Ed, invece, a distanza di due giorni, si apprende che gli abbonamenti stanno al palo;  e che gli sponsor sono andati via ( Camera di Commercio). Ma non certo per gli ultimi avvenimenti,  bensì perchè gli sponsor all'Opera di Roma non sono mai arrivati nè sotto la gestione Alemanno nè sotto Marino. Perchè? Marino come Fuortes non se lo chiedono?
 Molti aspetti di questa tragedia romana meritano ancora di essere chiariti.

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