venerdì 3 ottobre 2014

Orfini, Franceschini & Di Biase, Zingaretti, Marino su Fuortes e sul Teatro dell'Opera di Roma

Domanda che sorge spontanea. Poteva Franceschini non appoggiare il piano di Marino e Fuortes - ma suggerito da Nastasi,  dei cui consigli,  inutili e dannosi, non riesce a liberarsi al Ministero, come non se ne sono liberati altri ministri prima di lui, da Rutelli a Bondi ad Ornaghi a Galan?
 No, non poteva. Avesse anche avuto qualcosa da ridire, e non l'ha avuta perchè non ha neanche gli elementi per riflettere sulla questione dell'Opera di Roma e la tragedia  che stanno rappresentando anche con la sua firma, deve prendere per oro colato ciò che, tragicamente, gli dice Nastasi. E non solo lui. Da qualche giorno appena lui è marito di Michela Di Biase, presidente della Commissione 'cultura' del Comune di Roma, voluta da Marino, che  avrebbe anche potuto darle l'assessorato alla cultura, ma non glielo ha dato per non sentirsi dire che fanno tutto in famiglia.
 E già Michela Di Biase non avrebbe potuto permettere che ci fosse fra  il Ministero di suo marito e  il Comune del suo padrone su una questione che riguarda entrambi - il Teatro dell'Opera di Roma - difformità di vedute. E da ciò il suo, di Franceschini, totale assenso alla decisione folle di Marino e Fuortes, estorto dalla Di Biase, nel corso di una cenetta romantica fuori casa, messa in conto a Marino, fra le sue spese 'strumentali all'esercizio della professione', ovvio. Non solo, Franceschini ha dichiarato il suo totale appoggio a Fuortes ed alla sua azione risolutiva della crisi; come in passato s'era pornunciato altrettanto apertamente contro Nastasi. Mentre Matteo Orfini, presidente del PD, e in precedenza reponsabile 'cultura ed informazione' del partito, ha forte e chiaro  negato il suo sostegno a Fuortes. E Zingaretti, nell'imbarazzo generale, si è limitato a dichiarare che  tutti stanno lavorando al rilancio dell'Opera. Era meglio se taceva, avrebbe evitato di rovinarsi la buona fama che si è andato costruendo in questi mesi con una buona politica e scelte coraggiose ed azzeccate.
 Qualche sindacalista, senza neanche essere un grande  pensatore, s'è chiesto come mai fino a qualche settimana fa, dopo il referendum, l'Opera si poteva salvare, senza sacrifici 'umani', e appena qualche giorno dopo la salvezza dell'Opera, secondo Fuortes e compagni   veniva fatta dipendere direttamente  dal licenziamento in massa di orchestra e coro?
 Come dargli torto a quel sindacalista?  E poi Fuortes altra c...quando ha detto: gli sponsor sono andati via, lui aveva un appuntamento con quattro di essi,  e loro l'hanno disdetto a seguito degli ultimi fatti che quindi avrebbero causato un ulteriore danno al Teatro dell'Opera. Non dica bugie, é da 10 mesi all'Opera e solo ora aveva tutti questi appuntamenti? Sponsor di  un certo peso - come quelli che ha la Scala, per intenderci - l'Opera non ne ha avuti neanche in questi anni con Muti, figuriamoci ora; e poi, Fuortes se non sa governare le masse artistiche del teatro come fa a convincere gli sponsor  ad investire su un teatro alla sbando, anche e soprattutto per colpa sua? Lui parla a vanvera e ormai non incanta più nessuno, all'infuori di Marino e Franceschini che se dicessero quello che veramente  pensano, dovrebbero confessare che mai scelta fu più disastrosa della nomina di Fuortes,  manager esperto di problemi di 'economia della cultura'  che si è rivelato del tutto incapace, e che è riuscito, per farsi bello e accreditare la fama di 'duro' agli occhi dei suoi padrini politici,  a mandare tutto a puttane.
 Comunque la partita non è definitivamente chiusa, ed il bello potrebbe venire ora. Ma se non si        decidono a  cacciare Fuortes, le cose andranno ancora peggio, e il teatro rischia di chiudere definitivamente, con i 280 fra tecnici ed impiegati ( inutili ed in sovrannumero per la maggior parte, questi ultimi) asserragliati  all'interno  in difesa del fortino.

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