giovedì 2 ottobre 2014

Opera di roma. Quattro incapaci, sostenuti dai consiglieri di amministrazione, hanno preso la decisione che segna l'inizio della fine del teatro d'opera in Italia

Alla fine l'atteso consiglio di amministrazione s'è tenuto questo pomeriggio in Campidoglio e i  salvatori della musica in Italia hanno decretato il licenziamento delle cosiddette masse artistiche ( orchestra e coro), 182 unità su 460 sessanta,  che è l'attuale organico del Teatro dell'Opera di Roma.
 Le motivazione sono le stesse che ieri  Fuortes aveva passato ai giornali, fingendo di attenersi a sistemi messi in atto da tempo e quindi collaudati dai Berliner come dai Wiener o dalla London Symphony che, in una sola giornata - da sempre - è capace di passare dalle prove alla sala di incisione al concerto serale. Ma che fra l'opera di Roma ed i complessi stranieri citati  ci sia la stessa differenza che  sta fra il giorno e la notte, questo l'economista della cultura, Fuortes, ha dimenticato di sottolinearlo.
 Orchestra e coro sono licenzianti  tutti in un col colpo - l'unica strada secondo i grandi pensatori di Marino e Fuortes ( ma anche di Franceschini e Zingaretti) acclamati dai loro servitori del CDA.  Ora quei 182 hanno 75 giorni per mettersi insieme e formare un nuovo soggetto che offrirà le sue prestazioni al teatro. Ciò che naturalmente sventerà  del tutto tentativi di sciopero; e qualora ci fossero, nulla vieterebbe al teatro di ingaggiare ancora un'altra orchestra e coro - ma non potrà fermare il degrado artistico dei complessi.
 Solo in un paese di incompetenti e pazzi si può arrivare ad una tale decisione. E tutto per fare in fretta. Prima ci hanno detto che ormai l'Aida salta e che la stagione tornerà a gennaio, e  oggi ci hanno comunciato che forse l'Aida potrebbe non saltare. Come? Trovando un direttore - che fino a qualche ora fa era impossibile trovare. E  con quale orchestra? si farebbe prestare Fuortes, il salvatore di Bari e Roma, un'orchestra dal kazakistan o dalla regione degli Urali? Oppure busserebbe alle porte di qualche altra istituzione musicale italiana, tanto per aggiungere confusione a destabilizzazione, come se non ce ne fosse già?
 Non sarebbe stato più semplice mandare a casa Fuortes - l'artefice del casino romano - ed insieme a lui, Nastasi, che questo progetto distruttivo va accarezzando da tempo,  e nel quale sembra aver coinvolto il suo ministro: perfetto ignorante in materia, e ragionare chiaro con l'orchestra: basta i privilegi, così non si può andare avanti, o  riscriviamo le regole oppure rifacciamo le audizioni per una nuova orchestra con nuove regole... E, invece,  dopo aver tagliato fuori ancor una volta l'orchestra ora si attenderebbe  che la medesima si costituisca come soggetto esterno: decisione insensata, sempre con la complicità di Nastasi che non ha saputo eliminare nessuno dei privilegi assurdi riguardanti indennità d'altri tempi, mentre per realizzare i suoi progetti - compreso quello di non far svolgere la libera professione ai dipendenti di teatri ed orchestre - è andato avanti come un treno a forza di decreti.
 I giornali, dei quali abbiamo letto solo i primi lanci dei più svelti, riportano la decisione del CDA senza aggiungere una sola parola di commento  all'atto formale che sarà l'inizio della distruzione della musica in Italia.
 Una sola parola non hanno ritenuto di doverla dire neppure quei due enti ( Scala e Santa Cecilia) ai quali il ministro ha concesso l'autonomia. Badano alle loro sorti, ben felici come Santa Cecilia di non  poter  più essere indicata come quella che sarebbe andata a braccetto con l'Opera fallita.
 Infine, da Chicago hanno smentito che l'orchestra di Muti abbia scioperato nei giorni scorsi. Tutto normale. Capito italiani bugiardi?
Per la grande opera di Roma si annuncia una nuova stagione, si legge nella pubblicità. E' proprio così.

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