venerdì 3 ottobre 2014

L'Opera di Roma è come una nave che, per fare l'inchino a Muti, si è fracassata sugli scogli

Solo un pazzo poteva assumere la decisione di esternalizzare - termine orrendo quanto e forse più della decisione medesima che esprime - Orchestra e Coro dell'Opera di Roma,  ritenendoli non più indispensabili ed interni -  come invece ritengono i più grandi teatri del mondo, e tutti quelli anche minori non governati da schizofrenici -  per un teatro che ogni giorno dovrebbe - come, però, non è mai stato per l'Opera di Roma - aprire le sue porte per rappresentare il nostro grande melodramma.
La decisione l'ha assunto non un pazzo ma due, e cioè Marimo e Fuortes. Anzi, stando a quello che ha rivelato la finta svampita di Simona Marchini (l'unica a parlare mentre gli altri componenti il CDA sono diventati muti, con la lettera minuscola) la decisione è stata solo avallata formalmente dal CDA, perchè l'avevano assunta non due ma quattro pazzi, incoscienti ed ignoranti: Franceschini, Zingaretti, Marino e Fuortes. Del quale ultimo, Fuortes almeno, a gran voce chiede le dimissione il PD Orfini - sacrosante - motivandole con la sua incapacità a reggere un teatro. E poi giungono, anche se tiepide, per non infastidire il manovratore occulto di questa tragedia, le richieste di dimissioni di Salvo Nastasi. Ad eccezione di Merlo che sul suo giornale, La Repubblica, fa una  lucida analisi della situazione,  seconda dopo quella di qualche giorno fa altrettanto lucida, giungendo alle stesse conclusioni, tutta la stampa canta in coro la vittoria di Fuortes.
Chi ha preso questa decisione  non è che un pazzo o un comitato di pazzi, se arriva persino a dichiarare che " si tratta di una decisione dura e dolorosa per tutti - ipocriti ! - ma se applicata su scala nazionale potrebbe riportare la lirica italiana a livelli internazionali". E la solerte cronista del Messaggero aggiunge di suo " ad una eccellenza degna della patria del melodramma dove , invece , al momento, vivono in stato di precarietà la maggior parte delle 14 fondazioni liriche alimentate dal FUS e dagli enti locali e dissanguate da contratti integrativi. Provi ad applicare lo stesso ragionamento alla sua redazione, e tiri poi le medesime conclusioni dei 'matti all'Opera'.
  Vogliamo rammentare ai disinformati cronisti che i massimi teatri del mondo - dove non sono abituati a buttare soldi nè a lavorare  poco - hanno loro proprie orchestre. Perchè Pappano, che da anni ne guida uno, non si è fatto neppure sentire in questa occasione per gridare a tutti, Fuortes compreso, di non dire sciocchezze? E perché non si è letta nessuna dichiarazione del presidente dell'AGIS, Fontana, uno che di teatri ne capisce, e neanche del Presidente dell'associazione che riunisce i teatri lirici italiani? Dove sono finiti?
 Ciò che non si vuole capire, seguendo le farneticazioni dei 'matti all'Opera', è che per evitare scioperi,  che si potevano e dovevano evitare da parte di FUORTES, il principale responsabile del disastro romano, si  è mandato all'aria un complesso che secondo Muti era il massimo che si potesse avere, ma che ora viene rimandato a dicembre e poi riassunto, sempre che poi si mettano d'accordo. E se non si accordassero? Accadrebbe che quello stesso complesso che, a dire di Muti, era il massimo italiano, venga respinto e disperso. Naturalmente tutti si prodigano a dire e gridare che  questa ricchezza non può essere dilapidata ( la ricchezza sarebbe l'orchestra, perchè invece la ricchezza dell'Opera è stata interamente dilapidata da alcuni mascalzoni mezzi ai vertici!), e che tutti torneranno da gennaio ad essere l'Orchestra dell'Opera, Solo che non potranno più scioperare perchè se lo faranno saranno rimandati a casa ed al loro posto ne verrà un'altra. Ma quale? quella del prossimo teatro che adotterà la magnifica soluzione romana e licenzierà la sua orchestra, riducendo in meno di un anno le fondazioni liriche da 14 a 5 o 6, ad essere generosi, se non addirittura a due sole: Scala e Santa Cecilia. Con grande gioia e soddisfazione di Nastasi, protetto come tutti sanno da Letta, ma non il nipote, lo zio: il cardinale.
 E se dovessero arrivare  opposizioni dei sindacati  in base al famoso art. 18 qui cancellato ancor prima che lo faccia il Parlamento? Il nostro  continua ad essere un paese incredibile: i cittadini solitamente lenti, superano in velocità il Parlamento e perfino il velocissimo premier Renzi.
E se venisse fuori che la nave dell'Opera è andata a sbattere sugli scogli perchè ha avuto come comandanti, in due diverse traversate vicine, prima De Martino-Alemanno, e poi Marino-Fuortes,  brilli tutti, ai quali è stato intimato di fare l'inchino a Muti, negli anni di sua permanenza a capo della compagnia? E che , per fare quell'inchino, pur di tenerselo, non hanno badato a spese,  e, finito il carburante, sono andati a sbattere, facendo male ad alcuni passeggeri, quelli con gli strumenti che, se colpe hanno, non le hanno tutte, e comunque non quante ne hanno i timonieri ubriachi?

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