martedì 16 settembre 2014

Santa Expo 2015

Michelangelo, noto e riverito per il grande affresco della Sistina, nel Giubileo del 1550, per guadagnarsi l’indulgenza plenaria, fu costretto a fare il giro della basiliche a cavallo. Il privilegio gli fu concesso direttamente dal papa Giulio III, appena insediatosi, a causa del suo cagionevole stato di salute (soffriva di terribili coliche renali). Dunque l’età,75 anni, ma soprattutto la grandezza del celebre pittore/scultore furono alla base del curioso privilegio, per consentirgli comunque di partecipare alle cerimonie giubilari, per le quali pellegrini giungevano da tutto il mondo, e non tutti di minor fama di Michelangelo. Il Giubileo cattolico che celebra il rito della comunione universale nella fede e dell'elargizioone dell'indulgenza plenari, con la chiamata a Roma dei credenti da ogni parte del mondo, non è poi molto diverso dall’Expo, che si sta preparando a Milano, perché l' Esposizione universale non è che una sorta di 'giubileo della ragione', che celebra scienza e progresso, con l’unica differenza che per Michelangelo, se fosse vivo di questi tempi, a Milano, ci sarebbe un’accoglienza trionfale, nel corso della visista ai vari pdiglioni; piuttosto che il rito penitenziale del giro delle basiliche per guadagnarsi l’indulgenza. Michelangelo e con lui tanti altri creativi del mondo l’indulgenza, anzi il paradiso se lo sono guadagnati con ciò che hanno regalato al mondo, all’umanità. L’Expo è la fiera dell’intelligenza - almeno dovrebbe esserlo - che celebra il progresso, le invenzioni, le scoperte, i frutti del lavoro umano.
Per l’Anno santo, l’ultimo esempio a Roma nel 2000, la visita ai luoghi santi, resi celebri dalla storia del cattolicesimo era tassativa (quasi); senza di essa, addio indulgenze. Sulla necessità, invece, di darsi appuntamento nella città sede delle Esposizioni universali oggi si fa un gran parlare, perché a ben vedere, delle continue scoperte fatte dagli uomini, abbiamo notizie in tempo reale da tutto il mondo, e dunque, almeno sotto questo aspetto, non c’è più bisogno di attendere le Esposizioni Universali per venire a conoscenza di civiltà lontane, come era negli intenti degli organizzatori dapprincipio.
Ma mentre l’Anno Santo solitamente non fa che sfruttare, valorizzandole, le strutture esistenti, spingendo i fedeli a visitare i luoghi santi, al punto che alcuni di essi sono diventati mete di pellegrinaggio tout court, indipendentemente dagli anni giubilari ( per tutti il frequentatissimo Santuario di Santiago di Compostela ed il lungo cammino che migliaia e migliaia di persone anche non credenti percorrono ogni anno) l’Expo ha bisogno ogni volta di mostrare dei vari paesi, anche lontani, le ultimissime novità in ogni campo del progresso umano che, non sempre, a differenza delle indulgenze che l’Anno Santo promette ed elargisce, torna a vantaggio dei popoli., giacchè la fame nel mondo, le malattie, la guerra non vengono ancora cancellate da questo dio della modernità.
C'è poi il dispendio enorme di risorse economiche per i padiglioni che, come insegnano recenti casi, da Valencia e Shangai, qualche volta terminata la kermesse vanno in malora, dovrebbe far riflettere. Perché non è più il tempo di spendere a cuor leggero, nel bel mezzo di una crisi che stenta ad essere superata. Né il miraggio dei venti milioni di visitatori attesi, che qualche soldo certamente lo porteranno, cancella dubbi e perplessità sull’Expo milanese, che ancora ad un anno dalla sua inaugurazione, è stata investita dall'ennesimo grande scandalo relativo agli appalti dei lavori.

Il capitolo della cultura e dell'arte all’Expo, infine, che in passato aveva lo stesso peso che nei grandi Giubilei cattolici (uno per tutti: il notissimo, grandioso oratorio di Emilio de' Cavalieri, 'Rappresentazione di anima e di corpo', fu scritto per il Giubileo del 1600, per il quale venne anche costruito il grande organo a canne della Basilica di san Giovanni in laterano, dal perugino Luca Biagi , o Blasi).. Alexander Pereira, anch’egli investito da una valanga di critiche per gli allestimenti acquistati a caro prezzo dal ‘suo’ festival di Salisburgo - che egli, in una intervista alla Aspesi, definisce un vero ‘affare per la Scala’ - ha promesso che la Scala sarà aperta ogni sera per tutti e sei i mesi dell’Expo, ed anche le altre istituzioni musicali, con l'Orchestra 'Verdi' in prima fila, faranno la loro parte. Noi dei numerosi progetti a suo tempo formulati da notissimi artisti italiani ed offerti agli organizzatori, già nel 2009, dalle pagine del bimestrale MUSIC@, non abbiamo notizia né di probabili realizzazioni, né soltanto di interesse. Perché, a differenza di quanto accadeva nelle prime Esposizioni universali dove arte e cultura godevano di uno spazio privilegiato, oggi di questi settori non frega nulla a nessuno, perché gli organizzatori sembrano interessati, quasi esclusivamente, ad arraffare quante più risorse possibili per la città, senza disdegnare possibili tornaconti personali - come attesterebbero le inchieste sulle mazzette che non hanno risparmiato neanche i cantieri della civilissima Milano.

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