martedì 12 agosto 2014

L'officina in cui lavora D'Alò Giovanni, ed altre storie con Battistelli,Barbieri,Dall'Ongaro

A Rocca di Mezzo si è inaugurato nei giorni scorsi un importantissimo festival musicale, affidato alle cure di Giovanni D'Alò, unicamente noto perché collabora, nella 'romana' alle pagine di Repubblica, spingendosi,  ma solo quando gli capita un festival di amici, ad uscire dallo stretto perimetro geografico romano e laziale. Adesso lui non può scrivere del suo festival - ma non sarebbe la prima volta se lo facesse - e una C.C. si incarica di togliere le 'castagne dal fuoco' al suo collega.
 Innanzitutto non si capisce perché l'abbiano chiamato 'Officina delle Muse' se a tale nome risponde anche una onlus napoletana che si muove nel campo dell'arte e preesiste al celebre neonato festival abruzzese. Una spiegazione ce l'hanno: mantenere un contatto, nominale, con il precedente festival, defunto, che era organizzato dall'Officina musicale  aquilana, affidata ad Orazio Tuccella.
 Ma il bello ed il mai visto vengono dal programma del festival che il critico di Repubblica ha organizzato, attingendo alle sue vaste conoscenze e valendosi della sua  immensa fantasia.
 Preinaugurazione con la Banda dell'esercito diretta dalla famosa m. 'Bona', vice direttrice. Poi il festival vero e proprio. Inaugurazione con Prosseda, pianista, concerto di  Bacchetti, pianista, e di Canino, pianista. Nel mezzo la proiezione di un film, e i concerti dei tre pianisti, compreso quello di Matusalemme-Canino, preceduto da un incontro, solitamente moderato da D'Alò, che solo lì fa il suo mestiere. Non quando fa quello di direttore artistico di un festival inesistente, con un programma altrettanto inesistente. Tre pianisti e ciao.
 Non abbiamo nulla da dire se un critico musicale, in virtù di questa professione, sia chiamato a fare un festival,  in un paesino sperduto, per quanto  rinomatissimo per il pubblico estivo.  Si dovrebbe sempre cominciare così per farsi le ossa in un altro campo. Ma poi occorre dimostrare di avere le qualità per continuare ed anche progredire  negli impegni artistici, magari lasciando quelli di critico.
 Mentre invece accade sempre più spesso il contrario, come nelle  dirette vicinanze di Rocca di Mezzo, e cioè all'Aquila, dove il padrone Battistelli, ha chiamato alla direzione artistica della società di concerti 'Barattelli' un altro critico di Repubblica, Guido Barbieri, senza che quest'ultimo  avesse mai debuttato, neanche nella cantina di casa sua, nella organizzazione musicale, ad eccezione di qualche sortita  nella musica contemporanea, in coppia con Pizzo, nel famoso duo Pizzo-Barbieri, e da drammaturgo, mai di direzione artistica e soprattutto mai in una istituzione di dimensioni più ridotte per fare pratica. Ma per questa, è ovvio, che ci pensa l'apparato ed il capo apparato Battistelli. Che è quello che voleva, ed intanto hanno come direttore artistico un critico di un famoso giornale, nominato a sua 'insaputa'. Il quale critico, a quattro soldi, era stato, e per la stessa ragione della sua professione giornalistica non per altro, già chiamato a dirigere una associazione anconetana, non sappiamo se anche lì a sua 'insaputa', ma forse no. Il Battistelli  ne era a conoscenza, ma proprio per questo l'ha chiamato, senza interpellarlo prima, per allargare sempre di più il suo circuito di influenza. Dalla Toscana agli Abruzzi alle Marche fino al Lazio, dove siede nel consiglio di amministrazione dell'Opera, da dove forse si candiderà, dopo la sfortunata esperienza di qualche anno fa, nuovamente , alla sovrintendenza dell'Accademia di Santa Cecilia, dove una volta insediato - ma deve vedersela con un altro candidato che non mollerà l'osso, Dall'Ongaro - lascerà tutti gli altri incarichi, forte anche del lauto compenso che prima Berio e poi Cagli si sono dati: 330.000 Euro. Una bella sommetta infiocchettata sul bastone del comando.

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