giovedì 17 luglio 2014

Vietato procurare scossoni ai parlamentari italiani e ai dipendenti del Parlamento

L'Italia, ogni giorno ce ne convinciamo di più, non è un paese normale. Continuano gli sprechi, i soldi letteralmente buttati, i privilegi immeritati anche in termini economici e, d'altro canto si perpetua la disattenzione dello Stato e della società verso i deboli, i poveri e quello che sappiamo e che ogni giorno si arricchisce di nuovi sconcertanti particolari. In ogni senso.
 L'ultimo è questo. Si sta mettendo mano alla riforma del Senato, si parla dell'accorpamento delle due camere, liberando quindi completamente Palazzo Madama che forse si svenderà oppure ospiterà altri uffici parlamentari, e si pensa anche a ridurre - come è naturale che sia; lo si pensa e dice da molti anni, ma guai a mettere mano alla riforma - privilegi  stipendiali  per l'esercito di dipendenti, tutti- assicura la Boldrini - superspecializzati.
Senonchè la ventina circa di sigle sindacali alle quali aderiscono i dipendenti, evidentemente divisi e riuniti per classi di stipendio, scatti e mansioni, sono già sul piede di guerra. Se tagliano gli stipendi ai loro associati, addio alle quote d'iscrizione - ma forse anche quelle le pagano i cittadini per i loro dipendenti del Parlamento superspecializzati.
Ma la Boldrini e lo stesso Parlamento le pensano  tutte per difendere il durissimo lavoro dei Parlamentari e degli assistenti, e per non turbare la loro quiete. Gli stipendi e gli alti privilegi andranno rivisti, ma con gradualità, per non creare traumi in quelle menti nobili impegnate nel rendere la vita dei cittadini sempre più facile ed agevole. Insomma se tagli ci saranno,  cominceranno ad avere effetto dal 2018. Cioè fra quattro anni, quando, probabilmente, con il cambio di Governo e nuove elezioni - come si va sempre più spesso paventando, nonostante le rassicurazioni di Renzi che vuole regnare ancora per mille giorni - quelle decisioni potrebbero essere riviste  e modificate nel senso che tornano ad essere quelle di oggi. Perchè è molto difficile che i parlamentari si taglino i privilegi accumulati- sarebbe come tagliarsi da soli le p.... - come, si teme fin d'oggi, per la modifica e l'abolizione del Senato, la doppia Camera che tanti problemi ogni giorno procura all'iter parlamentare.
In questi stessi giorni è venuta fuori anche un'altra proposta, quella di tagliare anche il numero dei parlamentari della restante Camera, che oggi sono più di seicento. Ma anche questa riflessione in libertà non si sa da quale pensiero scaturisca. Si vuole tagliare tutto il tagliabile, per destabilizzare oppure  c'è una qualche altra ragione? E si può tagliare, per tagliare comunque,  o così facendo si vanno a toccare i livelli e le percentuali di rappresentanza dei cittadini?
In un paese normale si vorrebbe capire, ogni volta che si assume una decisione, da quale ragionamento scaturisca. In Italia è pretendere troppo?
 Ultimissime dal Parlamento.  Molti dipendenti stanno pensando di andare in pensione il prima possibile, prima che la scure dei tagli si abbatta sui loro indecenti compensi, onde evitare una decurtazione secca anche delle loro pensioni e buonuscite. Mica fessi i dipendenti del Parlamento. E, del resto, la Boldrini l'aveva detto: si tratta di dipendenti superspecializzati.

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