domenica 6 luglio 2014

Nella Roma degli organi, c'è anche la meraviglia di un grande auditorium senza organo

Fabio Isman sul 'Messaggero', riprendendo una catalogazione effettuata anni fa e pubblicata dall'editore fiorentino Olschki, ricorda che la Roma dei Papi è una città che può vantare a tutt'oggi ben seicento organi,  meravigliose macchine per musica, gran parte dei quali antichi ed a canne, disseminati nelle sue basiliche e chiese. In quel censimento  forse mancano gli organi, meravigliosi, 'positivi' ed addirittura 'portativi', del Museo degli strumenti musicali. Isman non lo dice, e del resto aggiungere una decina circa di unità a quel catalogo non cambia di molto il panorama. In compenso ci dà notizie su alcuni di essi. Ad esempio ricorda che il più antico ancora attivo è quello di San Giovanni in Laterano dell'organaro perugino Luca Biagi (secondo l'ultima trascrizione del suo cognome che un tempo si riteneva fosse Blasi) è degli ultimi anni del Cinquecento (1598) e forse ebbe il suo battesimo ufficiale nel corso dell'Anno santo 1600, quando si ebbe anche, sempre a Roma, alla Chiesa Nuova, l'esecuzione del meraviglioso oratorio (opera spirituale?) 'Rappresentazione di anima e di corpo' di Emilio de' Cavalieri.  Di quel meraviglioso strumento, sul quale nei secoli ci sono stati altri interventi che però non  hanno cancellato il primitivo, suonò anche  Haendel, come ci ricordano le cronache, perchè veniva considerato per la bellezza del suono e la sua grandiosità una sorta di 'ottava' meraviglia del mondo. Ci racconta ancora Isman che a Roma, ma non in una chiesa, bensì nei bei giardini del Quirinale, c'è  ancora un organo 'idraulico', perfettamente funzionante da quel che se ne sa, anch'esso opera di Luca Biagi, perugino.
 Insomma ce ne sono se solo si volessero suonare durante il culto ed anche al di fuori per concerti spirituali, sfruttando l'immensa letteratura che vanta i nomi di Bach e Frescobaldi, tanto per citare due organisti e compositori per organo, uno romano di adozione e l'altro universale.
 Forse questo immenso patrimonio se è stato a tutt'oggi  conservato, più o meno bene, si deve anche all'Associazione Musicale Romana, fondata da Annamaria Romagnoli, che aveva al suo interno un gruppo di volenterosi  amanti dell'organo, ma anche studiosi ed organisti, riuniti  sotto l'etichetta 'Amici dell'Organo' che a Roma organizzavano festival e si prodigavano per il restauro e la conservazione di strumenti storici. Qualche volta in tempi più lontani prendendo con quattro soldi strumenti che poi restauravano e tenevano nei propri salotti, comunque salvandoli da sicura rovina.
 Anche la chiusa del pezzo di Isman ci interessa. Dice il giornalista che proprio la Roma che vanta questo enorme numero di strumenti storici, non ha creduto di mettere nel suo nuovo auditorium, nella sala grande, uno strumento  a canne sul quale eseguire l'immensa letteratura organistica di ogni tempo. Isman non aggiunge altro.
Lo facciamo noi, ricordando che Renzo Piano aveva previsto una  modifica nella sala 'Santa Cecilia' per la messa in loco dell'organo , ma che fu il grande compositore Luciano Berio a non volerlo, con la giustificazione che l'organo è uno strumento da chiesa e che non serve in un Auditorium. Solo per ubbidienza al motto latino 'parce sepulto' non diciamo quel che pensiamo , anche a questo proposito, di lui.

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