lunedì 7 luglio 2014

Corsi di formazione con fondi europei: un fiume di soldi dilapidato

Una ricerca di questi ultimi giorni ha rivelato che, durante l'ultimo quinquennio, in Italia, si sono spesi ben 7 miliardi di Euro di fondi europei, per oltre 500 mila corsi di formazione, alcuni dei quali neanche censiti e che non hanno creato, almeno in Italia,  una quantità di posti di lavoro paragonabile a quella creata con gli stessi fondi, negli altri paesi dell'Unione. La solita mangiatoia; bastava avere gli occhi aperti, per accorgersi da tempo dello spreco di quei soldi. Anche in campo musicale. Per ottenerli basta mettere su una triangolazione fra nazioni che  collaborino al corso di formazione o al progetto formativo; che stilino un programma, sulla carta lodevole, e via, tanto poi nessuno andrà a controllare lo svolgimento e i risultati del progetto finanziato. Con 7 miliardi di Euro quante opere più durature, e con risultati tangibili, si sarebbero potute avviare e concludere. E, invece, no. In Italia, specie al sud, quel fiume di soldi è servito soprattutto a mantenere le clientele, a pagare picciotti di ogni genere di fratellanza, a compensare servizi, almeno fino a quando un magistrato non abbia voglia di fare qualche controllo, per scoprire e punire l'ennesima truffa, l'ennesimo spreco di denaro di tutti. Per sradicare questa mala pianta non basta che al governo ci sia uno giovane che questa mala piante intende estirparla, fino a quando non si saranno recise le radici anche quelle più profonde, la mala pianta ricrescerà, e il fiume di soldi si disperderà in mille inutili rivoli.
 Questa storia ce ne ha fatto venire in mente un'altra che noi stessi sperimentammo in passato e riscontriamo ancora oggi.
 Anni fa, molti anni fa ci candidammo alla direzione del Conservatorio dell'Aquila - ora non possiamo più farlo, perchè siamo già in pensione - e nel nostro programma,  mettemmo nero su bianco che i fondi del Conservatorio dovessero essere spesi per qualche progetto di utilità esclusiva degli allievi; mentre quasi sempre quei soldi vengono distribuiti, qualche centinaia o  migliaia di euro ciascuno agli insegnanti - una vera miseria per  arrotondare lo stipendio o da usare in periodi di saldi per gli acquisti - che se ne ricorderanno al momento della rielezione del direttore. Sapete come andò quella votazione.  Non ottenemmo che un altro voto oltre il nostro, quello di un'amica e estimatrice. Quella schiera di menti creative dei nostri illustri colleghi non si fidarono della proposta e preferirono comportarsi come i napoletani all'epoca del loro sindaco monarchico, Lauro, che li compensava, ad elezione avvenuta, con la miseria di un paio di scarpe o di una provvista di pasta e pomodoro.
 E la cosa non è che sia cambiata. Intendiamoci, formalmente, non c'è nulla di illecito, solo che quei soldi sono letteralmente buttati e non si usano per gli scopi dell'istituzione che ne è destinataria.
 Questi giorni, aprendo il sito del nostro ex Conservatorio, amatissimo ancora, abbiamo avuto modo di leggere di una sfilza di incarichi per collaborazioni, retribuiti ovviamente,  oltre settanta, per un totale di spesa di  oltre centomila Euro ( premettiamo che non abbiamo fatto il conto, ma temiamo che la somma impiegata superi i 100 mila Euro) che, ad esempio, avrebbero potuto essere impiegati per  dotare la biblioteca di  testi mancanti ma necessari per lo studio degli allievi, avrebbero potuto essere impiegati per offrire agli allievi ciò che manca nei nostri conservatori - un esempio per tutti: invitare  strumentisti  che lavorano in orchestra, per insegnare agli studenti un mestiere che nessuno insegna loro. Mentre invece sono stati spesi oltre che per compensare  una manciata di ore aggiuntive, forse inutili vista l'inutilità del risultato, o per fare manifestazioncine, o eventi - è stato creato anche un ufficio 'eventi' - perchè il 'concerto', in un istituto dove si studia musica, non sembra bastare più. Abbiamo preso ad esempio il nostro ex Conservatorio, solo perchè ci è rimasto familiare, ma a questa logica ubbidisce la maggior parte dei Conservatori italiani, nei quali leggendo della loro attività, non abbiamo ancora notato una iniziativa veramente importante per gli allievi.
Alla fine tutti contenti e soddisfatti e la direzione può sperare su una conferma. Conta un progetto formativo? Sembra di no. Che non si fa  in nome dell'istituzione!
 P.S. Sul sito del medesimo conservatorio aquilano leggiamo di un corso, masterclass, non ricordiamo più come lo chiamano,  dedicato alla musica antica, con diverse materie; solitamente il corso delle singole discipline dura due giorni ( due mezze giornate) per complessive 12 ore, salvo uno che è più lungo, ed appartiene proprio a quel genere di corsi che secondo noi non producono effetto alcuno, e dunque inutili, come molte altre cose che si fanno nei Conservatori, al semplice scopo di gettare fumo negli occhi  di molti ma non in quelli degli studenti, che capiscono perfettamente a vantaggio di chi vengono questi corsi - cosiddetti- organizzati.
Il corso è stato suggerito, voluto e ideato dal prof. Zimei, musicologo specializzato nella musica antica. Il quale è anche membro del Consiglio di Amministrazione del Conservatorio, per la categoria 'esperto'. Fatto sta che Zimei non ha partecipato a nessuna riunione del consiglio, in ogni verbale si legge sempre 'assente giustificato'. ma forse è stato sempre assente perchè non voleva si opensasse che la sua presenza era mirata al corso al quale il consiglio ha dovuto dare il via libera in una delle sue sedute. Siamo sicuri, invece, che nei giorni del corso di musica antica,  Zimei si sia finalmente materializzato in Conservatorio e  sia stato presente 24 ore su 24, anche per compensare - secondo un'altra scuola di pensiero - le numerose ore di assenza, pur giustificate, ed anche perchè più interessato al corso che al conservatorio.

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