sabato 5 luglio 2014

Ancora su Giovanni Floris

Oggi il conduttore di Ballarò si è risentito: "non sono andato via dalla Rai per soldi, questo mi offende". Dicci allora perchè. "Perchè non c'era più feeling con i dirigenti", dice Giova; c'erano, forse, dissapori con il direttore della rete, Vianello - si dice in giro. Fatto sta che forse con tutti i problemi in Rai, Giova sarebbe rimasto se l'offerta economica fosse stata 'riparatrice'. Chiariamo ancora una volta: ognuno può mettere a frutto, come  e con chi vuole, le sue capacità, i suoi talenti, nessuno può impedirglielo, purchè non faccia la predica agli altri. Troppo comodo per Giova e compagni  che soffrono soltanto nelle due ore di trasmissione - soffrono si fa per dire - mentre il paese è stremato.
 Il caso Floris ha fatto venire alla luce anche i compensi di altre star della tv pubblica, che non può remunerarle alla maniera delle tv commerciali, e che appaiono immediatamente SCANDALOSE, non c'è altro aggettivo per qualificarle. E Renzi, capo del governo, il cui ministero del Tesoro è padrone al 99% della tv pubblica tace. Tace per paura di perdere l'argenteria di casa Rai? Ma chi se ne fotte. Conosciamo altri casi di gente che se ne è andata dalla Rai e poi è dovuta tornare con la coda fra le gambe.
 Comunque anche la Rai, inutile dire, ha le sue colpe. Non ha mai creato spirito di appartenenza, nè ha dato spazio alle novità, alla professionalità, al merito. Mai. Provate a proporre qualcosa in Rai. Non troverete mai nessuno che vi ascolti, a meno che non siate presentati da chi conta, dal Gasparri di turno - meglio la fame e l'esilio! - e poi quand'anche vi abbiano ascoltati, difficilmente daranno corso ad una vostra idea interessante. Questa purtroppo è la Rai, che è la stessa azienda che affida, per una rete, la responsabilità della cultura ad uno come Marzullo- che non si riesce in nessun modo a schiodare da quella poltrona - e che per mettersi a posto la coscienza ha inventato Rai 5, dominio assoluto di una sola persona, almeno in campo musicale, non essendo il direttore D'Alessandro capace di distinguere una grancassa da un ottavino, e che poi  mette insieme tutta la cultura, che in Rai non trova posto nelle reti generaliste, e ne affida la responsabilità alla Calandrelli. Provate a telefonarle, presentandovi e dicendole che avete un progetto da sottoporle. Sì, vi darà che presto desidera incontrarvi, passeranno mesi, con sfinimenti telefonici ed alla fine, Lei continuerà con i programmi fatti dai soliti noti che non hanno bisogno di telefonare perchè Lei, il direttore generale e la presidente, li incontrano nelle serate mondane di beneficenza o nei salotti bene, che servono a fare affari,o ad avviare contratti di collaborazione. Non non ci abbiamo mai provato con Lei, ma siamo sicuri che le cose andrebbero nel modo che abbiamo ipotizzato. E' questo il vero guaio della Rai. Non badare al prodotto, non inventare nuovi programmi. Prendete una qualunque delle reti televisive: che c'è di nuovo da anni ed anni a questa parte? NULLA. Ed allora è chiaro che deve puntare sulle star che con la loro simpatia o antipatia ed anche bravura, tengono  davanti allo schermo televisivo  più gente possibile.
 Abbiamo una Rai che non è fatta di programmi e di idee, ma di persone, di star che questa Rai crede adatti ad ogni stagione, salvo poi a ricredersi a seguito di clamorosi, ripetuti e prevedibili flop. Un tempo sembrava che senza Simona Ventura non si potesse far nulla, e che senza di lei non potesse nascere nessun  nuovo programma; ora fa la pubblicità di una casa di scarpe rosse. Bella carriera. Non è che un esempio, uno dei tanti.

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