venerdì 11 luglio 2014

Alla cultura, meglio un assessore-artista o un assessore-burocrate scelto fra i quadri di partito?Del Corno, daverio,barca,marinelli,carandini

Una cosa  è certa. Degli assessori alla cultura anche di città importantissime
 non sentiamo mai parlare, anzi non ne conosciamo neanche il nome. Eppure, come ha avuto modo di dire tante volte il neo ministro Franceschini, il ministero - il suo - o l'assessorato alla cultura, in un paese come l'Italia, dovrebbe avere la stessa considerazione del ministero del Tesoro, che invece non ha. Tant'è che i sindaci li scelgono, andando a scovare persone grigie, di nessun valore nè creativo nè amministrativo.
Prendiamo due casi. Milano e Roma. A Milano , con la giunta Pisapia, c'è un assessore musicista, addirittura un compositore con una sua storia importante, rampollo di una  altrettanto importante famiglia ecc... Filippo Dal Corno, che il questo momento ha anche importanti responsabilità per il prossimo EXPO.
A Roma, con la giunta Marino, s'è insediata - dopo la solita inutile ed inconcludente girandola di nomi - Flavia Barca, già dimessa, anch'essa appartenente ad una importante famiglia, con militanza nel partito. Nella precedente giunta romana, quella di Alemanno, l'assessore alla cultura, di cui non ricordiamo neanche il nome, era un signor 'nessuno'. Nella stessa giunta, c'era un sovrintendente comunale, Broccoli, con competenza nel settore  - IMPORTANTISSIMO - affidatogli, simile alla nostra in astrofisica.
 Di Filippo Del Corno mai una notizia trapelata, evidentemente svolge bene il suo lavoro, forse meno creativamente di quanto uno si attenderebbe da un musicista, ma già è tanto, se pensiamo che della Flavia Barca, invece, ci sovvengono molte cose, ma solo dei suoi numerosi passi falsi, scelte errate, rimandi di scelte ecc... un bollettino da guerra persa.
E' lecito allora chiedersi quale profilo di assessore sarebbe più opportuno, anche per non assistere agli scempi di cui le cronache giornalmente riferiscono. L'artista o l'amministratore?
Certo un assessore che unisse queste due qualità sarebbe benedetto, mentre sembra che tale profilo, laddove esistesse, non sia gradito, specie quando in tale profilo è compresa anche l'autonomia di pensiero, pur nella linea politica  della giunta, senza la cui condivisione nelle linee generali sarebbe inutile e dannoso accettare l'incarico. Come, infatti, è accaduto a Roma con la Barca, che non ha  comandato mai nulla ed è stata sempre in contrasto con il sindaco, ma non ha mai rassegnato per protesta le dimissioni, fino all'altro ieri, affondata dalle critiche.
 A Roma, ad esempio, fra i possibili candidati a sostituire la Barca, è spuntato anche il nome di Daverio - già assessore nella giunta del primo sindaco leghista di Milano, anni addietro - accanto a quello di Carandini, persona competentissima oggi presidente del FAI, e della Giovanna Marinelli, del partito, in virtù del quale ha avuto incarichi di prestigio e ha acquistato anche competenza, a prezzo forse  di  ancor più scarsa indipendenza.
 La Marinelli porterebbe la conoscenza della macchina amministrativa ed una certa competenza nel settore teatro, dove nella sua precedente vita il partito la destinò, come premio per gli anni passati in assessorato con  Borgna, nella giunta Veltroni. Viene spontaneo da chiedersi se sia semplicemente ipotizzabile che un assessorato del genere possa essere assegnato a persona con competenza prossima a zero del settore. E la risposta, guardando la realtà, è sì. In Italia non c'è città che abbia un assessore che capisca del settore che amministra, con il conseguente degrado amministrativo della cultura. Spesso ci siamo detti e chiesti: il ministro Franceschini andrebbe, per scelta e non per dovere istituzionale, a teatro o a concerto o a visitare un  sito archeologico o un museo?  La risposta è sì. Abbiamo scelto il suo caso perché sappiamo che lo fa. questo spiega il suo intervento immediato a difesa del Piccolo Eliseo, non altrimenti spiegabile.
 La competenza, innanzitutto , l'autonomia di pensiero e la non rieleggibilità per più di due mandati consecutivi, forse sarebbero ottime linee guida nelle scelte degli assessori alla cultura ( come di qualunque altro assessorato). Dopo che uno ha fatto l'assessore alla cultura per dieci anni, basta; torni al suo mestiere. Da nessuna parte deve accadere che esista un tizio che faccia, per mestiere, l' assessore. Si parla tanto di mobilità e la si invoca per modernizzare lo Stato; mentre, in molti, troppi posti di  responsabilità al vertice, e di diverso genere, troviamo persone che vi si sono insediate da tempo immemorabile, senza che nessuno riesca più a mandarli a casa perché, nel frattempo, si sono comprati tutti al costo di piccoli favori,  e il potente di turno resta ben saldo sul trono.
 Vogliamo scommettere che a Roma la vincerà Giovanna Marinelli?
 Peccato che non abbiamo scommesso. Stando a ciò che scrive oggi 'Il messaggero', Marino la scelta l'avrebbe già fatta: Giovanna Marinelli.

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