giovedì 26 giugno 2014

A Roma non servono i Rolling Stones, semmai il contrario

Il recente Concerto dei Rolling Stones al Circo Massimo ha riproposto la questione della concessione di spazi pubblici per manifestazioni di privati, come il concerto romano al quale hanno partecipato 70.000 persone circa, e che ha reso complessivamente agli organizzatori la considerevole somma di quasi 7.000.000 di Euro. Sette milioni di Euro, avete letto bene. Ma non è su questo che si discute, bensì sul costo per gli organizzatori dell'affitto di uno spazio pubblico dalla storia e monumentalità straordinarie, universalmente riconosciute.
In tale circostanza il sindaco Marino è apparso come persona che non è a conoscenza del valore del bene che amministra, il Circo Massimo, che ha ceduto ai Rolling Stones al costo di neppure 7.000 Euro. Quasi gratis. S'è giustificato che s'è attenuto alle tariffe, anomale, ma in vigore, ed ha aggiunto a parziale giustificazione per non aver richiesto un compenso più adeguato ( i giornali, fra cui il Messaggero, hanno riportato i costi di analoghe manifestazioni in altre capitali europee, dai quali si evince che sono per lo meno venti o trenta volte superiori, nel peggiore dei casi), che l'indotto del concerto, a vantaggio della città di Roma ( dei privati, Marino!), raggiungeva la considerevole somma – da molti contestata - di 25.000.000 di Euro. E poi lui e qualche assessore o sindaco di municipio consideravano che Roma aveva bisogno di un evento simile, almeno una volta l'anno.
Al sindaco Marino si potrebbe far notare che il Campidoglio, dove si doveva svolgere l'adunanza ROM, che poi è saltata, veniva concesso a 6.000 Euro, e solo per qualche ora, a differenza di ciò che è accaduto al Circo Massimo, con la sua vastissima superficie, occupato per quasi una settimana per l'allestimento ed il suo smantellamento); ed anche che le varie sale dell'Auditorium vengono concesse a cifre di parecchio superiori a quella richiesta per il Circo Massimo.
Ma qui, oltre all'adeguamento del valore economico dello sfruttamento di simili spazi, si vuole tornare sul problema della concessione di spazi pubblici, quasi sempre di grande valore storico ed architettonico, per manifestazioni che non sono sempre all'altezza.
Sgombriamo subito il terreno dall'opinione che qualunque cosa vi si faccia in detti spazi è benvenuta perchè toglie ad essi l'aspetto museale, funereo, e li rende nuovamente vivi. E' tale concezione assolutamente contraria ad ogni logica che vuole detti spazi ospitare manifestazioni sempre degne del loro passato e nel rispetto delle caratteristiche e della monumentalità che, se non sfugge a nessuno dei visitatori stranieri, non è ancora entrata nella mentalità di chi questi spazi pubblici gestisce in Italia.
Esempi passati lo dimostrano senz' ombra di dubbio. Quando negli anni Ottanta l'Arena di Verona portò l'Aida alle Piramidi, ci fu una sollevazione internazionale per lo sfregio, anche materiale, che le strutture spettacolari avevano recato allo storico sito, mentre non v'è stata analoga sollevazione, quando recentemente la Galleria Borghese di Roma ha ospitato una cena di gala per raccogliere fondi in favore della galleria medesima, ma che, per l'allestimento del catering il piazzale antistante la galleria era stato deturpato. Lì sì è voluto omaggiare la casta dei ricchi, potenti e mondani; al Circo Massimo, la casta della 'ggente. Il risultato è lo stesso: uso improprio di luoghi sacri alla storia, alla identità ed alla cultura di un paese, con danni anche materiali, opportunamente occultati.
Ma c'è da aggiungere un altro elemento, decisivo. Negli ultimi anni, e non solo in questi – come abbiamo più volte segnalato – luoghi sacri per la nostra storia e cultura s vengono regolarmente affittati per manifestazioni indegne di essi, per lo meno non all'altezza del loro valore anche simbolico. E non entriamo nella discussione di quanto venga fatto valere, da parte dell'amministrazione, il loro conseguente valore commerciale.
Abbiamo più volte segnalato come Villa Adriana di Tivoli abbia ospitato manifestazioni inqualificabili del cosiddetto Festival EuroMediterraneo, e per diversi anni; e come lo stesso Colosseo, monumento simbolo dell'Italia e di Roma, sia stato concesso negli ultimi anni solo a Franco Mannino, per l'esecuzione di una sua messa, a Paul Mc Cartney per un concerto sponsorizzato da una nota industria ed, infine a Bocelli, per raccogliere fondi per il Conservatorio dell'Aquila, i cui fondi, qualche dopo il direttore del Conservatorio ancora reclamava; potremmo aggiungere anche a questo elenco di inadeguati ed inappropriati usi di luoghi storici, il gioiello del Cortile di Sant'Ivo alla Sapienza, o il Chiostro del Bramante o Piazza del Popolo offerta a Mediaset, da qualche anno, per un festival popolare. Per la concessione a prezzi modici di questi luoghi vale anche la comune appartenenza politica di amministratori ed organizzatori; in particolare le Chiese e Basiliche romane, vengono concesse solo ad organizzatori specializzati in manifestazioni dozzinali e, contemporaneamente, in impeccabili baciamano ai prelati preposti.
Noi ci ostiniamo a sperare che la svendita ed il cattivo uso di luoghi sacri alla nostra identità un giorno possano cessare.

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