sabato 24 maggio 2014

L' Art Bonus per Repubblica finisce nella 'romana'.

Ieri il consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto legge del m inistro Franceschini che dà un pò di fiato alle istituzione culturali italiane. In che consiste?   chi fa una donazione a enti culturali ecc.. avrà un  bonus del 65% detraibile in tre anni dal reddito, puchè non superi il 15% del redditto imponibile. Chi vorrà venire a girare film in Italia avrà benefici fiscali  di certa entità; e il fondo per salvare le fondazioni liriche  in difficoltà è stato portato da 100 a 150 milioni.
 Notizia dell'Art Bonus cosiddetto l'avevamo letto sul Messaggero, solitamente molto informato, perchè ha un filo diretto con il ministero e con Nastasi; in questi giorni ne hanno parlato - giustaamnte - anche gli altri giornali, trattandosi di una vera svolta nella politica culturale italiana - sempre che le cose non vadano a puttane come qualcuno paventa ogni volta che viene proposto qualcosa di nuovo -  Repubblica invece relega la notizia in un trafiletto della 'romana', ma soprattutto per dirci che il Teatro dell'Opera di Roma, d'ora in avanti si chiamerà 'Teatro dell'Opera di Roma Capitale'. Direte : chissenefrega. Sì certo, però una ragione c 'è  e la spiega lo stesso direttore generale del ministero, NASTASI,  sempre al fianco di Muti e mai di Abbado. Roma può aspirare all'autonomia, la stessa che la legge riconosce a Roma per il suo ruolo di capitale. E' chiara la canzone? E il debito che fine ha fatto? viene inghiottito nel vortice della funzione di 'rappresentanza' di Roma Capitale? ci pare di sentire una vecchia canzone, intonata da  Cresci e non solo da lui, la cantò anche Ripa di Meana, ogni volta che andavano a battere cassa per ripianare voragini nei conti. 
 Ora le cose devono cambiare veramente, non si può andare avanti alla maniera di sempre, nè aprire un a linea di credito eccessivo a Fuortes, solo perché bravo. Prima attendiamo di vedere un teatro davvero rinnovato e con una produttività almeno doppia quella presente che, sinceramente, crea imbarazzo anche al più solerte avvocato nella difesa del teatro dell'Opera di Roma Capitale.  

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