martedì 20 maggio 2014

E' successo un fatto strano

Finalmente, si dovrebbe dire, hanno fischiato - se la cosa non suonasse  espressione di chiusura totale verso il nuovo.  Una reazione, quale che sia compresa questa, è sempre da preferire all'ascolto apatico, svogliato e disinteressato. E' accaduto a Milano, nel tempio scaligero, dove evidentemente da tempo non entra la musica d'oggi - non sappiamo spiegarlo altrimenti - in occasione dell'ennesimo 'Progetto Pollini', nel quale il celebre pianista mette accanto, senza soluzione, autori di ogni epoca, compresi della nostra, contemporanea si dice. La sua firma ed anche la sua presenza sono stati sempre in questi ultimi anni ed in ogni parte del mondo, garanzia di successo e sicurezza di accettazione, quale che sia il repertorio proposto. Anche quando va a sfruguliare le orecchie degli ascoltatori che sono  lì per ascoltare Pollini  che suona Beethoven , ma anche Boulez, e Stockhausen o Sciarrino e Manzoni (come è accaduto anche di recente)e poi si ritrovano ad ascoltare  Helmut Lachenmann, come accaduto appunto alla Scala giorni fa. Si tratta di uno dei compositori più noti, la cui presenza in palcoscenico come voce recitante, invece che essere motivo di attrazione ulteriore, ha scatenato una bordata di fischi ed addirittura insulti: fuori dalla Scala!- questi ultimi  da evitare, anche in casi di drammatica incomprensione della musica.
 Pollini, con i suoi 'Progetti', esportati ovunque, prosegue la sua azione missionaria nei confronti della musica di oggi. E bene fa, come del resto ha fatto in questi anni anche Boulez. Solo che, essendo la musica di oggi praticamente bandita dalle più importanti sale da concerto del nostro paese, quando la si presenta, al pubblico viene da dire: ma come si permettono!- ed anche con qualche ragione.  E cioè per la ragione che la musica di oggi la si ascolta ormai nei rari, rarissimi festival di musica d'oggi, dalla Biennale a Milano Musica, a Nuova Consonanza, dove nessuno fischia né fischierebbe, perché in quei luoghi appaga il senso di appartenenza, e basta quello per gli ascoltatori disposti ad ascoltare ( subire) qualunque cosa gli venga loro proposto. Senza fiatare. Invece, la musica di oggi, anche quella andrebbe regolarmente inserita nella programmazione che è prevalentemente imbastita sulla musica dell'Ottocento e del primo Novecento, senza strafare e senza esagerare. Come fa, semel in anno, l'Accademia di Santa Cecilia, che incarica Pappano, con il suo carisma ed appeal, di dirigere,  dopo averla presentata con cura quasi amorevole al pubblico.
 L'assenza regolare della musica d'oggi nei nostri cartelloni genera, e genererà ancora simili salutari , anche quando sono scomposte, reazioni. Che comunque non possono essere considerate dai compositori che si consolano andando con la mente ai celebri fiaschi di grandi capolavori  anche del  recente passato (su tutti 'Le sacre' ), come passaporti per l'eternità. Intanto registriamo i fischi, come segno di un pubblico che non si  è del tutto addormentato.

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