domenica 27 aprile 2014

A chi serve lo sfruttamento dei giovani musicisti, i più bravi, dei nostri Conservatori ?

L'età, colpa dell'età se non  capiamo il progresso e i cambiamenti che il progresso sta apportando in ogni campo?  Abbiamo passato gran parte della nostra vita in classe, oltre trent'anni, insegnando 'Storia della Musica' nei Conservatori italiani. E per tutti questi anni abbiamo sempre pensato che il Conservatorio dovesse  rappresentare il luogo della formazione, e che la produzione, l'esercizio della professione, dovesse avere inizio terminata la formazione. Per questo abbiamo sempre guardato con sospetto alla lunga serie di cosiddetti 'saggi' che ogni anno concludono il calendario di studio, la cui tendenza è sempre stata quella di far suonare tutti, perchè non si avesse a pensare che quel professore non fosse in grado di svolgere bene il suo lavoro. Insomma in ogni classe ci doveva essere un fuoriclasse, anzi più d'uno, più precisamente: tanti quanti erano gli allievi iscritti, salvo poi a cambiare completamente idea al momento del diploma e nel successivo tentativo di iniziare la professione. Iniziata e subito conclusa, per manifesta incapacità, che nessun insegnante è propenso a dichiarare anche al peggiore degli allievi,  per ragioni di stretta sopravvivenza, per l'insegnante ( che  va in sovrannumero, e può perdere il posto, se si chiudono le classi), ma che contrastano  moltissimo con le ragioni dell'arte, o del mestiere di musicista.
 Ora le nostre preoccupazioni sulla mutazione genetica dei nostri Conservatori si stanno facendo più forti, se fosse possibile, quando leggiamo che quasi quotidianamente, ad esempio, il Conservatorio di Santa Cecilia di Roma suona - fa suonare insegnanti ed allievi - regolarmente  al Museo di Strumenti musicali, al Maxxi, o al Conservatorio stesso ed anche in altri luoghi, occasionalmente. La cosa ci aveva dato da pensare al punto da scrivere  un post intitolato: ma quando studiano questi ragazzi?
 Il caso del Conservatorio romano non è isolato nè unico. Quello perugino è ospite abituale  dei concertini del Festival dei Due Mondi, e  il Cherubini, quest'anno, inonda con  i suoi allievi ed insegnanti la 77 edizione del Maggio Fiorentino, con un programma intitolato 'Intorno al Maggio', della serie 'Musica e dintorni' che fa la gioia di tanti programmatori. E molti altri Conservatori ancora seguono questa stessa prassi, allestendo una propria stagione concertistica ed inviando proprie squadre anche fuori per concertini di nessun valore che hanno in vantaggio per il committente esterno di costargli poche lire, ed ancor meno Euro, ma che agli allievi possono insegnare anzitempo che abbracciare in quelle condizioni la professione di musicista non vale la pena, trattandosi di spedizioni cosiddette 'punitive' in situazioni non sempre normali.
 Ma ci sarà chi ne trae profitto, se non gli allievi? Forse solo gli insegnanti, molti dei quali, per loro demerito e incapacità, non hanno mai esercitato la professione di musicisti e che, in tal caso, finalmente suonano davanti ad un pubblico, dal cui giudizio non  dipenderà, come invece era stato agli inizi, la prosecuzione di tale attività, ora garantita dal Conservatorio. Che vuole proporsi come ente musicale di produzione e, a tempo perso e se avanza tempo, anche di formazione.

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