domenica 2 marzo 2014

Gli Aquilani si votano a Franceschini

Auguro agli aquilani, io aquilano adottivo ed onorario - ho insegnato nel Conservatorio  della città per venticinque anni ininterrottamente, ed ho vissuto con gli allievi la tragedia del terremoto del 2009 e la delusione del dopo terremoto, fino alla esclusione della città dalla candidatura a capitale Europea della cultura per il 2019, fra cinque anni - di non aver sbagliato il destinatario nel quale riporre le loro speranze, che oggi ritengono di riporre in Franceschini  -  il quale,nonostante le assonanze nulla ha a che fare con Francesco, il santo dei poveri, essi stessi poveri di umanità, socialità, prospettive - che si è recato, e glielo riconosciamo, a visitare la città fantasma, oggetto di tante promesse non mantenute da Berlusconi in avanti,  e fino a tutti i ministri che l'hanno preceduto nel dicastero dei Beni culturali. Visitare la città che non c'è non gli può che aver giovato. Ora, però,  monitoreremo se anche lui ha fatto promesse al vento o no. Ha detto agli aquilani che in cinque anni verrà loro riconsegnata la città ricostruita. Nel 2019, anno nel quale, se la città non fosse stata ancora nelle condizioni in cui si trova, avrebbe potuto far parte della rosa ristretta di città candidate alla cultura europea. Nella visita alla città l'accompagnavano l'ex assessore ora parlamentare Stefania Pezzopane ed il sindaco Cialente, i due che dopo l'esclusione dell'Aquila da quella candidatura se la sono presi con i giornali, anzi con i cattivi giornali che hanno gettato fango sulla città. E lì hanno commesso un grande errore.  Perché forse i giornali non hanno nessuna responsabilità nel caso, semmai la responsabilità potrebbero averla anche i due amministratori che in tutti questi anni, ben cinque dal terremoto, evidentemente non hanno fatto abbastanza per ripulire la città dal fango dell'immobilismo, delle decisioni opposte, delle lotte interne per gestire i fondi, sempre insufficienti, sempre  fatti arrivare a rate larghe, e solo dopo ripetute proteste.
 Non vorremmo che ora anche la loro apertura di credito e fiducia cieca in San Franceschini sia  mal riposta. Si vedrà presto: ad aprile finiscono i soldi a disposizione degli amministratori per la ricostruzione e se San Franceschini non sarà capace di farne arrivare altri, allora dovranno  cercarsi l'ennesimo santo protettore, in grado, finalmente, di far risorgere una città che, come noi l'abbiamo conosciuta, era vanto ed orgoglio di tutti, ed oggi è ancora un cumulo di macerie o di scheletri architettonici imbullonati.

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