giovedì 6 febbraio 2014

Il giallo del compenso di Lissner alla Scala. Ed altri gialli

Insomma a fine giornata, ieri, il giallo del compenso di Stéphane Lissner alla Scala non è giunto a soluzione. Il Corriere della Sera riportava la  ragguardevole cifra di Euro 507.000; Il Messaggero ( fonte MIBACT), invece, la sbalorditiva cifra di 817.000 Euro. Non serve chiedersi  da dove è venuta la cifra pubblicata sul sito del Ministero. Dalla Scala. Perché, allora, dalla Scala - fonte del Corriere - dicono 507.000?
 Il problema è che , se anche quella del Ministero fosse esagerata, addirittura errata, quella che avrebbe fornito la Scala al Corriere sarebbe ugualmente errata. Perché, è bene ricordarlo, quando  nell'estate del 2012 si parlò del compenso di Lissner, che aveva fatto il beau geste di autoridursi lo stipendio, venne fuori che le due voci del suo stipendio erano 450.000 +150.000 Euro. Dunque 600.000 Euro, centesimo più centesimo meno. Questo s'era venuto a sapere da una intervista della Aspesi -  da sempre avvocato d'ufficio di Lissner - al Sovrintendente . Il quale, dicendo ancora qualche inesatteza, dichiarava che 'il suo compenso per le mansioni di sovrintendente e direttore artistico, ammontava a Euro 14.500 Euro netti mensili. E che il 1.000.000 di Euro circa, di cui s'era parlato, lui non l'aveva mai visto. E rispondeva piccato a coloro i quali -  tra cui Formigoni, quello delle vacanze pagate, delle ville comprate a saldo e  di tutte le altre irregolarità che pian piano sarebbero venute fuori dalle indagini della magistratura - denunciavano che il suo stipendio era troppo alto, che quello stipendio era stato concordato ( proposto? almeno avallato) da Regione (Formigoni), Provincia e Comune ( Moratti) all'atto della sua chiamata a Milano. Dunque avevano tutti, compreso Formigoni, buone ragioni per tacere.
 Bando a queste questioni che tuttavia non sono secondarie perché gettano non poche ombre sulla correttezza dei comportamenti e delle dichiarazioni pubbliche, è bene ricordare che il suo predecessore al timone del Piermarini, e cioè Carlo Fontana, aveva uno stipendio annuo di 180.000 Euro. Tre volte meno di Lissner o addirittura cinque. Poi Lissner ha una macchina ( giustificazione: è offerta dalla BMW per farsi pubblicità) ed ha un bell'appartamento in centro a Milano , costo 85.000 Euro (  giustificazione:lo hanno tutti quelli che vengono a lavorare a Milano da fuori.  Chi non vorrebbe andare a lavorare alla Scala, a queste condizioni?). Il problema dell'appartamento , o dell'hotel - la cosa non cambia - che non compare nei compensi dei supermanager riguarda tutti coloro i quali sono chiamati a lavorare in una città lontana da quella di residenza).
Va ricordato anche che Lissner è il più pagato sovrintendente fra i più grande teatri d'Europa,  ed è secondo solo a Peter Gelb del Metropolitan di New York che guadagna 1.400.000 dollari ( ma il MET è finanziato da privati, che è una differenza sostanziale). Nicolas Joel ( Parigi) guadagna 360.000; Tony Hall (Londra ) 205.000 sterline; Dominique Meyer ( Vienna) 260.000; Gérard Mortier ( Madrid) 250.000 (questi dati vennero raccolti nell'estate del 2012). Da non dimenticare che si tratta dei maggiori e forse  unici, grandi teatri europei, quelli delle capitali, e non di uno dei tanti finanziati con soldi pubblici come avviene in Italia, dove  non è facile venire a capo delle ragioni per cui c'è enorme disparità fra i compensi  da teatro a teatro?
 Perchè, si dirà, specie in una situazione di grave crisi proprio dell'intero settore, Lissner, Cagli, ( fino a pochi mesi fa avremmo dovuto metterci la Colombo che, a Firenze, aveva uno stipendio di 300.000 Euro),Girondini, e mettiamoci anche Fuortes ( Auditorium di Roma) devono esser più pagati degli altri? Perchè non si sono autoridotti gli stipendi,  crisi perdurando? Non sono interrogativi moralistici, semplicemente frutto di consapevolezza ed anche di civile buon senso.
Quei compensi sono da mettere in relazione all'entità dei bilanci degli enti? No.  Delle responsabilità ? Neppure. Dei risultati? Manco a dirlo. Anzi, quando i supermanager vanno via dopo aver fatto danni, si trova sempre qualche paracadute per premiarli (il caso di De Martino all'Opera di Roma GRIDA VENDETTA. Ma si tratta solo del caso più fresco, nel recente passato nessuna azione di responsabilità è stata promossa, ad esempio, contro Lanza Tomasi, Giambrone, Colombo,Tutino - sono quelli che ci vengono in mente - che hanno abbandonato i rispettivi timoni  poco prima che  le loro navi musicali affondassero.
 Insomma non ci sono parametri in base ai quali quantificare i rispettivi compensi; e il Ministero e l'infaticabile ed inaffondabile Nastasi, direttore generale, non sembra vogliano porvi rimedio. Qualche ragione forse c'è. Ad esempio, la  giovane moglie del direttore generale Nastasi, da lui messa a guidare il Museo del Teatro San Carlo, pare percepisca uno stipendio di 6.000 Euro ( fonte: Dagospia, sempre informata) che è più o meno lo stipendio che prende Nicola Sani, nelle sue funzioni di direttore artistico al Comunale di Bologna, potrebbe essere una ragione, seppur piccola? Al ministro ed al suo direttore generale sembra normale una cosa simile? Un altro caso. Pensate voi che uno, uno solo dei direttori delle nostre grandi biblioteche nazionali abbia lo stesso stipendio di Annalisa Bini che ha un incarico simile,ma nella più ridotta Accademia di santa Cecilia, e cioè 105.000 Euro annui?
 Il principio malsano alla base di questi anomali compensi è il medesimo sul quale hanno basato il loro futuro coloro i quali, anche per breve tempo, occupano cariche politiche.  Chi ha avuto quella fortuna, a differenza di tutti i poveri cristi di tutte le categorie, non avrà più problemi economici, perchè quelli lo Stato  crede di doverglieli risolvere in partenza. Anzi, se non lo Stato in prima persona,  se li risolvono gli stessi amministratori che, con l'avallo dei rispettivi CdA, si danno quei compensi.

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