martedì 7 gennaio 2014

La musica in tv. All'Opera! deve tornare

Certo che non bisogna inseguire l’audience ad ogni costo. Ma neanche fregarsene del tutto. Anche nella tv pubblica.  Oppure tirarla in ballo quando non si vuol dare via libera ad una trasmissione, e dimenticarla quando nonostante reiterati flop, si continua a tenere in palinsesto certe trasmissioni, in attesa di ‘fidelizzare’ il pubblico!
 Se restringiamo l’indagine all’ambito musicale, l’appello all’audience è il ritornello opposto a qualunque proposta. Dicono i dirigenti che queste trasmissioni nessuno le vede – e in qualche caso dicono il vero; ma si dà il caso che, di contro, non si toccano trasmissione che vanno in onda da anni, nonostante che nessuno le veda.
 Lasciamo da parte RAI 5, la rete che dirigenti dell’uno e l’altro schieramento – favorevoli e contrari - tirano in ballo, quando si parla di ‘cultura’, perché i dati sono sconfortanti. Qualche esempio, dai palinsesti degli ultimi mesi. ‘I Due Foscari’, hanno avuto uno share di 0,56%, con 44.000 telespettatori; ‘Petruska’, uno share che di media fa  lo 0,18% con 25.000 telespettatori circa. Una débacle. Perché allora non chiuderla e risparmiare?
 E RAI 3? Resiste da anni ‘Prima della Prima’, stessa curatrice, stessa formula, molto gradita da telespettatori chic: lo share di una delle ultime puntate è stato dello 0,52, con 82.000 telespettatori. Non fermiamoci alla meno vista. C’è da due anni una trasmissione abbastanza curata, ‘Sostiene Bollani’, che ha come mattatore il noto pianista. ‘Sostiene Bollani’ ha uno share medio poco sopra il 3%, con una media di telespettatori intorno ai 500.000. E’ già qualcosa. E una ‘prima serata’, anzi una serata intera, giovedì 10 ottobre, per l’anniversario della nascita di Giuseppe Verdi, introdotta da Mieli e seguita da un lungo documentario sul musicista, realizzato da Maite Carpio, ha avuto uno share del 4,3%, con 1.128.000 telespettatori
 Ciò dovrebbe far concludere ai dirigenti RAI come, avendo cancellato dalla memoria dei nostri cittadini ogni traccia musicale del nostro glorioso passato, melodramma in primis, sia assurdo insistere con trasmissioni che, invece, presumerebbero una conoscenza di base del melodramma medesimo.


E allora che si fa? Ecco una proposta: tornare all’antico, secondo l’esortazione di Giuseppe Verdi. Per sei anni consecutivi, dal 1999 al 2004, RAI 1 ha trasmesso ‘All’Opera!’, una  bella trasmissione  con Antonio Lubrano, che aveva il pregio di far ascoltare l’opera prescelta, attraverso i momenti musicali salienti, lasciando al narratore/affabulatore, il racconto degli eventi ( uno dei pochi casi in cui questa orrenda parola ha senso)  fra l’uno e l’altro ascolto.  Un’opera, formato TV per formula e tempi. Quella trasmissione aveva uno share tra  l’ 8% e il 12%, con punte del 13% e 14%. Per capirci. ‘La Traviata a Parigi’, targata Andermann, quando venne trasmessa su Rai 1, tutta in una volta, fece poco più di 700.000 telespettatori; l’indomani, ‘L’elisir d’amore’, della serie ‘All’Opera!, oltre 900.000. Capito? share e telespettatori da far invidia a qualunque trasmissione, anche politica, delle tante, spuntate come funghi nelle ultime stagioni e che nessuno vede nella misura che ci si attendeva. E Allora? A dieci anni esatti dall’ultima serie, che si aspetta a rimetterla in palinsesto?

Nessun commento:

Posta un commento