sabato 23 novembre 2013

Quando arriva il commissario ministeriale un teatro fallisce

Qualcuno l'ha scritto i giorni scorsi. Un semplice  esame delle  precedenti esperienze lo attesta inequivocabilmente. Quando un  teatro vine commissariato dal ministero, i guai non finiscono, anzi cominciano proprio con il commissariamento. Prendiamo ad esempio Firenze, lì c'era passato Nastasi, sembrava tutto a posto, poi arriva il duo Giambrone-Arcà e rieccoti il deficit di bilancio- Nastasi aveva realmente rimesso le cose a posto? - il sindaco chiama Francesca Colombo che dovrebbe fronteggiare una situazione disastrosa, è chiaro che non ce la fa; se poi ha contro anche il sindaco che l'ha chiamata e il ministero che stringe i cordoni della borsa, a lei di chiede di sacrificarsi per tutti, ministero compreso, mentre Arcà si defila poco  prima che scoppi il bubbone, perchè interessato 'ad altre esperienze professionali' - leggi: trasferimento a Parma, di nuovo al fianco di Fontana; esperienza professionale nuovissima - e Giambrone è  tornato a fianco del sindaco di Palermo (IDV) e ricomincia la scalata al Massimo, dove era già stato sovrintendente. I due non c'entrano con il deficit che ha trovato la Colombo? e il tribuno fiorentino, Rienzi,  che fa?  sta alla finestra?  perchè neanche una parola in difesa della Colombo che lui aveva messo lì, senza dirle che da lei voleva un miracolo?
Non vogliamo portar sfiga a Napoli, al Teatro San Carlo dove pure c'è passato Nastasi il quale,  ha almeno trovato lavoro alla sua mogliettina Giulia Minoli - una vergogna senza pari!. Negli ultimi mesi, al di là  dei finanziamenti generosi per le tournée del teatro - più generosi di tutti quelli elargiti agli altri teatri, forse con la sola eccezione della Scala,  vivaddio!- anche sul teatro napoletano sembra allungarsi l'ombra di problemi di bilancio.
 Non parliamo di Genova, dove il suo - del ministero- ambasciatore/commissario, ha fatto disastri a tutti noti., mandando a casa il ,sovrintendente direttore artistico Ferrari e poi facendosi letteralmente cacciare a calci nel sedere per la voragine  nei conti che non era in grado di risanare neanche in parte.
 Vogliamo parlare  di Cagliari, dove  la coppia Nastasi-Letta zio, hanno infilato la Crivellenti,  prelevandola dalla biglietteria del teatro e facendola sedere sullo scranno più alto dell'istituzione? anche lì ci sono guai.
Ora a Roma,  con tutte le colpe degli attuali amministratori del teatro e dei precedenti, comunali, che sono all'origine di tutti i mali del teatro è chiaro che  sono terrorizzati alla semplice idea che arrivi un commissario - fosse  anche Fuortes - mandato dal ministero. Fallimento sicuro, dicono.  Incuriosisce che nel fronte contrario al commissariamento siano sulla stessa barricata dirigenza e sindacati, in uno dei quali militerebbe anche  qualche parente del sovrintendente. Ma di questo non c'è da scandalizzarsi: un solo parente è come rilevare la pagliuzza di evangelica memoria; mentre non si guarda alla trave.
Ora dal teatro fanno sapere che se regione e comune pagassero i rispettivi debiti, il problema della liquidità immediata  verrebbe risolto, dimenticando che ci sono ben altri problema, e dimenticando, pure, che - forse giustamente, chissà - il finanziamento del Comune al teatro è sproporzionato,da qualunque parte lo si consideri, se si mette in relazione all'attività del teatro, scandalosamente insufficiente; e all'incapacità dei suoi dirigenti  di rispondere alle sfide anche economiche che la crisi pone.
 Non c'è Muti che risolva tutti i problemi e che tenga in piedi il teatro, anche se egli ha dalla sua parte Nastasi, innanzitutto, e forse anche il ministro Bray.

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