giovedì 28 marzo 2024

'Eccesso di potere', sentenzia il Tar contro la precettazione del ministro Salvini che aveva ridotto la durata dello sciopero del 15 dicembre 2023 ( da Il Sole 24 ore, di Patrizia Maciocchi)

 

Lavoratori precettati da Salvini, il Tar annulla l’ordinanza per eccesso di potere

Va annullata per eccesso di potere l’ordinanza del ministero dei Trasporti e delle infrastrutture con la quale il ministro Matteo Salvini, aveva giocato la carta della precettazioneriducendo da 24 a 4 ore, lo sciopero del trasporto pubblico locale del 15 dicembre 2023. Il Tar Lazio, condanna il Mit a pagare le spese legali e accoglie il ricorso dell’Unione sindacale di base.

I giudici amministrativi spiegano, infatti, che, come regola spetta alla Commissione di garanzia il compito di segnalare alla Presidenza del Consiglio il «fondato pericolo di un pregiudizio grave ed imminente ai diritti della persona», in caso di sciopero di un servizio pubblico essenziale. Mentre il Presidente del Consiglio, o il ministero delegato, può agire «di propria autonoma iniziativa solo nei casi di necessità ed urgenza». Necessità e urgenza che vanno motivati. Un potere di iniziativa “condizionato” «proprio per limitare il più possibile l’ingerenza “politica” sul diritto di sciopero. In assenza dunque di una preventiva segnalazione della Commissione dunque il ministro può adottare il provvedimento extraordinem, solo chiarendo espressamente quali sono i presupposti che lo legittimano.

L’iniziativa dell’autorità politica scatta quindi per i casi eccezionali che la Commissione di Garanzia non ha potuto prima valutare. Nel caso specifico l’ Autorità di settore ha adottato solo un invito formale alle organizzazioni sindacali, per evitare la rarefazione oggettiva dello sciopero, «invito osservato ma – a differenza di quanto avvenuto in fattispecie precedenti – nulla ha ritenuto di raccomandare, neppure nell’esercizio dei suoi poteri atipici, alle medesime Organizzazioni né tanto meno di segnalare al Ministero in ordine all’adozione dell'ordinanza di precettazione».

Visto che l’ordinanza impugnata è stata «adottata senza la previa segnalazione da parte della Commissione, risultavano indispensabili la chiara esplicitazione delle speciali ragioni di necessità e di urgenza, relative a fatti sopravvenuti eventualmente occorsi a ridosso dell’astensione, tali da legittimare l’intervento officioso del Ministro. Sennonché - si legge nella sentenza - nessuna adeguata indicazione in tal senso è dato rinvenire nel provvedimento avversato, in cui il Dicastero si è limitato a far riferimento a fatti e a circostanze già conosciute dalla Commissione ed evidentemente non ritenute idonee a concretizzare l’invito a provvedere».

I giudici amministrativi sgombrano il campo dall’equivoco che l’autorità politica debba essere degradata «a mero braccio operativo della Commissione, atteso che la prima: i) in caso di segnalazione quest’ultima, può sempre astenersi dall’adottare l'ordinanza di precettazione, ove non ne condivida la valutazione; ii) resta titolare autonoma del potere d’impulso, ove enuclei ed espliciti profili di necessità ed urgenza, cioè profili diversi - e segnatamente sopravvenuti - rispetto a quelli già valutabili dalla Commissione, che attualizzino l’indilazionabilità dell'intervento».

Per il Tar passa la tesi del ricorso, in quanto il provvedimento è «affetto da violazione di legge e da eccesso di potere per carenza di presupposto, con riferimento alla fase di impulso dell’esercizio del potere». Il Mit deve pagare le spese processuali e ordinanza è annullata

Il premier libanese scambia la segretaria di Meloni per la premier ( da Il Messaggero)

 


Patrizia Scurti, chi è la segretaria di Meloni scambiata per la premier dal primo ministro libanese© Ansa

Pensava fosse Giorgia Meloni e invece era Patrizia Scurti, capo della segreteria particolare della premier: è la gaffe in cui è incorso il primo ministro libanese Najib Miqati, che ieri sera ha accolto all'aeroporto di Beirut la presidente del Consiglio, in visita ufficiale nel Paese dei Cedri. Come si vede in un video diventato virale sui social, il leader libanese ha infatti salutato con un abbraccio e due baci sulle guance Scurti, scesa dalla scaletta dell'aereo reggendo due borse, assieme a Francesco Piazza, capo dell'ufficio del cerimoniale di Stato.

La gaffe

Forse ingannato dal fatto che, come da cerimoniale, si attendeva fosse Meloni la prima a scendere dall'aereo, Miqati si è incamminato accanto a Scurti, finché una persona del suo staff gli ha fatto notare che la presidente del Consiglio doveva ancora scendere. Quindi il primo ministro è tornato ai piedi della scaletta, dove poco dopo ha accolto Meloni: tra i due una stretta di mano, baci sulle guance, e uno scambio di battute in cui hanno entrambi sorriso.

Patrizia Scurti, segretaria di Meloni, scambiata per la premier in aeroporto: Il primo ministro libanese la accoglie e la bacia

Chi è

Patrizia Scurti è la segretaria particolare di Giorgia Meloni. E lavora con la premier da circa 18 anni, mentre suo marito fa il caposcorta della presidente del Consiglio. Come riporta Open, chi fa paragoni la mette a confronto con Vincenza Enea, storica e potentissima segretaria di Giulio Andreotti. Scurti è anche l’unica che partecipa (insieme a consiglieri diplomatici ed eventuali traduttori) a tutti gli incontri e i bilaterali istituzionali con gli omologhi europei e del mondo. Anche con quello con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky il 21 febbraio scorso

MOTI a MiTo 2024. Nostro Commento

 Ruota attorno al tema MOTI la diciottesima edizione del Festival di musica classica che unisce Milano e Torino in un ricco calendario di concerti: «MOTI non è solo un gioco di parole con MITO,  MOTI vuole anche essere un modo per fare di questo Festival un catalizzatore di idee, pensieri, esperienze in movimento. "Che impresa!" è il progetto inedito affidato a Stefano Massini, che sceglie due storiche aziende di Torino e Milano per proporre una riflessione su quale impatto queste abbiano avuto e continuino ad avere sulla città e sui cittadini. Non è l'unica grande novità del Festival. "Musica su due piedi" vedrà il tifoso di calcio seduto accanto all'appassionato di musica, per creare un cortocircuito tra la dimensione sportiva e quella della musica contemporanea. Protagoniste due leggendarie squadre calcistiche come il Torino e il Milan. Con "Puccini, la musica e il mondo", inoltre, non mancherà l'omaggio al grande compositore nel centesimo anniversario della scomparsa. Con "Ascoltare con gli occhi" sarà centrale l'aspetto visivo della musica. Tre i concerti in Piazza San Carlo a Torino: inaugurerà il Festival la Nona Sinfonia di Beethoven interpretata dai complessi del Teatro Regio diretti dal giovane Michele Spotti; Ludovico Einaudi e i 100 cellos di Giovanni Sollima, insieme ad Enrico Melozzi, saranno protagonisti delle altre due serate.

                                            °°°°°

IO uno come Giorgio Battistelli, capace di creare da un banalissimo MiTo che sta per 'Milano Torino' con l'uso delle sigle delle targhe automobilistiche delle due grandi città, lo slogan  MOTI che guiderà la sua programmazione del festival per il prossimo biennio, uno come lui, IO VORREI CONOSCERLO.

 E mi risparmio il resto, per l' abisso di creatività rappresentato da tutti gli altri titoli che illuminano le sezioni del festival nelle due città. UN solo esempio. I concerti, banalissimi, verteranno su MITOlogie. Capite che cosa è capace di creare dal semplice accostamento di due targhe automobilistiche, con una semplice un'aggiunta che, per questo, sa di genio?

 Ecco perchè IO uno come Giorgio Battistelli VORREI CONOSCERLO.

                                 Umilissimo & banalissimo Pietro Acquafredda 

Sciatteria a La Stampa, che arriva a pubblicare pezzi con titoli sbagliati

La Stampa ieri, a firma Franca Cassine, un articolo che leggiamo su Google, titola: MiTo 2024, concerti di piazza e musica barocca collegano TORINO e LIONE.

 Dove Lione ha preso il posto di Milano, perchè alla Stampa nessuno si accorge dello svarione, neanche quelli che hanno letto l'articolo dove Lione non compare mai, mentre annuncia alcuni appuntamenti, specialmente torinesi, della prossima edizione del Festival MiTo, affidata a Giorgio Battistelli che, con i titoli ad effetto,  di cui è specialista, farebbe camminare i treni.

 E' del tutto evidente che la sciatteria che andiamo denunciando da tempo nei giornali  non risparmia ormai  neanche le grandi testate, come La Stampa.

Dobbiamo rassegnarci, impossibile sperare il meglio, sarà sempre peggio. 

Lunga vita al giornalismo!  

La storiella di Muti che 'torna alla Scala' è una BUFALA

E' stata presentata dal Sovrintendente della Scala, Meyer, alla delegazione dei sindacati del teatro, la bozza della prossima stagione lirico-sinfonica del teatro milanese, che si aprirà il prossimo 7 dicembre con l'innominata - lo è anche per noi - di Giuseppe Verdi. 

 Chailly, alla viglia della fine del suo mandato osa, sfidando il destino, presente anche nel titolo dell'innominabile verdiana.

 Meyer ha elencato i molti titoli e le presenze di rango. Fra le quali è tornato a citare Riccardo Muti, che i giornali hanno immediatamente raccolto, titolando 'Muti torna alla Scala'.

 Ora che Muti non abbia più diretto l'Orchestra del teatro, dopo che dalla stessa era stato protestato- se hanno protestato lui, la Venezi a Palermo oltre che protestarla avrebbero dovuto tirarla già a forza dal podio, magari prendendola con  i vestiti lunghi 'da sera' -  e costretto a lasciare, ormai più di dieci anni fa, è storia. Come è anche storia che Muti quasi ogni anno è tronato alla Scala, ma per dirigere orchetsre  di gran nome in tournée.

 Perciò sarebbe più corretto d'ora in avanti, e prima che Muti torni a dirigere l'Orchestra del teatro (no: orchestra nel teatro) che per ora non ha intenzione di dirigere, titolare da parte dei giornali o dichiarare dal sovrintendente, più correttamente, che il prossimo anno alla Scala faranno tappa i Wiener Philharmoniker, diretti da Muti. Come del resto è accaduto anche quest'anno con la Chicago Symphony che, in tournée italiana, era impensabile non facesse tappa alla Scala, con Muti o con qualunque altro direttore.

 Priam la Scala si adoperi a convincere Muti a tornare a dirigere la Scala, non 'alla Scala', e poi  dichiari: Muti torna  alla Scala. In caso contrario si tratta di bufala!

A Palermo, prova generale di REGIME di questa destra al potere

 Non è ancora finita la lunga scia di proteste e controproteste generata da Beatrice Venezi, direttrice d'orchestra, a detta di moltissimi - da Palermo a Bolzano - INADEGUATA   e che la Palermo della Destra ( Schifani, Sangiuliano, Meloni, e forse anche Lagalla, staremo a vedere) difende a spada tratta, ma che non sarebbe da prendere in considerazione perchè trattasi di un manipolo di analfabeti musicali, che conoscono solo la fedeltà, mentre ignorano professionalità e meriti, se non fosse al potere.

 Dopo il provvedimento del sovrintendente Peria ( 'sovrubbidiente', come è stato battezzato, essendo stato graziato da Schifani, cui ubbidisce ciecamente, e messo al vertice della OSS - Orchestra Sinfonica Siciliana, un tempo gloriosa) contro i tre orchestrali che avevano osato  'protestare' ( criticare, per chi non è addentro al linguaggio orchestrale) la direttrice Beatrice Venezi (una 'poveretta' catapultata sul podio dal suo partito di appartenenza, FDI), i tre hanno presentato ricorso. Nel frattempo è apparso nei locali della Orchestra un cartello che  attribuisce ad uno dei musicisti che si era esposto più degli altri nella critica, MERITATISSIMA, alla Venezi, il diploma di 'cretino' dell'anno.

 Il sovrintendente lo ha fatto subito rimuovere, ha comunicato l'Orchestra, ma nessuno ci toglie dalla testa che quel cartello è stato dettato dallo stesso Sovrintendente che poi l'ha fatto rimuovere - come fa Putin ( perdonateci l'accostamento, sacrilego in ogni caso e per ogni verso) che magari ha qualche responsabilità nel cataclisma della sala concerti di Mosca e poi punisce duramente i probabili responsabili, guidati - dice lui - da Kiev, per motarre quello che non è, un pacifista, mentre è un dittatore sanguinario. 

 I tre hanno fatto ricorso contro il provvedimento che è stato messo in atto a metà marzo -  i tre sono già rientrati nell'orchestra e nello stipendio - ma, fatto più strano ancora è che i sindacati non sono al loro fianco. Latitano.

 Anche loro hanno paura come del resto molti orchestrali a dichiararsi, per timore di rappresaglie ancora più dure?

 Dite voi se questo non è già, di fatto, un regime